Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 20 Martedì calendario

“Processo a Moro finito” All’asta i volantini Br - Sfogliando il catalogo, rischiano di passare inosservati, fra lettere di scrittori, regnanti, scienziati, spartiti preziosi

“Processo a Moro finito” All’asta i volantini Br - Sfogliando il catalogo, rischiano di passare inosservati, fra lettere di scrittori, regnanti, scienziati, spartiti preziosi. Eppure ci sono anche loro, come un’impercettibile macchia di sangue rappreso al lotto 243: sono diciassette volantini delle Brigate Rosse, scritti e distribuiti fra il 27 marzo 74 e il ‘78, che la casa Bolaffi mette all’asta a Milano il 29 marzo. È una prima volta: nemmeno su eBay sembra essere mai circolato materiale simile. Vanno dal sequestro del giudice genovese Mario Sossi all’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta. L’alba delle bierre, l’attacco al cuore dello Stato che ha disseminato di morti, di brutte ideologie, di tragedie e meschinità gli Anni di Piombo. Quella stagione è superata, ma non del tutto riassorbita nella nostra storia repubblicana. Il materiale è ovviamente noto, i testi di quei proclami che venivano fatti circolare clandestinamente o lasciati ai cancelli delle fabbriche sono accessibili tra libri e archivi. Ma gli originali tirati al ciclostile, con la carta un po’ ingiallita, restano un simbolo pesante. Soprattutto quello del 15 aprile ‘78, in cui si annunciava che «l’interrogatorio al prigioniero Aldo Moro è terminato», e che lo statista democristiano, dopo 55 giorni di sequestro, veniva «condannato a morte». Come si sa, la «sentenza» venne eseguita e il cadavere fu fatto ritrovare in via Caetani, il 9 maggio. Nonostante il riserbo tipico delle case d’asta, si è saputo che provengono da una «Casa del Popolo» forse piemontese. Il venditore li ha trovati fra le carte destinate al macero, e li ha proposti alla Bolaffi. «Ci siamo chiesti che valore potessero avere - spiega il direttore Maurizio Piumatti -. Sono sicuramente originali, anche perché è impensabile che qualcuno si metta a falsificare un ciclostilato, e sono in buone condizioni. A quanto mi risulta è la prima volta che riceviamo una proposta del genere». Chi li conservava non era comunque un fiancheggiatore delle bierre, a giudicare da alcuni appunti manoscritti. Per esempio, il volantino del 27 aprile ‘78 che rivendica il ferimento a Torino del dirigente Fiat Sergio Palmieri reca l’annotazione manoscritta: «trovato il 24/11/78 nei gabinetti al montaggio». La base d’asta è di 1500 euro, e per ora non si è registrato un particolare interesse dei collezionisti. Ma al di là della provenienza, questi reperti non sono proprio come tutti gli altri. Era davvero opportuno metterli in vendita? «A dir la verità non li avevo nemmeno notati - risponde Alberto Bolaffi -. Però la mia risposta è questa: gli antiquari attenti sono spazzini del passato. Raccogliamo tracce che si perderebbero, e quindi sia le cose belle, sia quelle tremende. Questi volantini sono un regalo alla nostra coscienza etica». Per non dimenticare? «Le faccio un esempio: il museo della memoria, in Israele. Ci sono reperti terribili. E di pari passo, esistono collezionisti che raccolgono lettere dai lager. Io non so se le metterei all’asta, perchè il problema non è conservare, ma semmai il vendere, insomma la venalità». Che cosa farebbe, allora? «Se mi dovesse capitare, darei il nostro modesto utile di intermediari in beneficenza. Anzi, adesso che ci penso il ragionamento si attaglia benissimo a questi volantini bierre: se li venderemo, il nostro utile sarà devoluto a Specchio dei Tempi». Dopodiché, non è detto che il lotto trovi davvero un acquirente. L’attenzione collezionistica. spiega Bolaffi, tende a essere conservatrice. I manifesti del fascismo vanno benissimo, quelli del ‘68 molto meno. «Conosco solo un sindacalista, Giorgio Benvenuto, che è molto attento a tutto quel che è storia sindacale, ma rappresenta per quel che ne so un’eccezione». Dunque nessun problema? «Nessun problema. Nella stessa asta è in vendita anche una lettera dattiloscritta firmata Hitler». Oltre ad alcune, molto belle, di Ben Gurion. Quella del Führer costa anche poco. Si parte da 1000 euro, meno dei ciclostilati brigatisti.