Flavia Amabile, La Stampa 14-21/3/2012, 21 marzo 2012
Nessuno sperava in una diagnosi diversa, però fa effetto sapere che l’ Autoritratto di Leonardo, è un «malato grave», in «forte sofferenza»
Nessuno sperava in una diagnosi diversa, però fa effetto sapere che l’ Autoritratto di Leonardo, è un «malato grave», in «forte sofferenza». L’immagine del faccione corrucciato con la barba bianca e fluente e i capelli lunghi e disordinati è una di quelle che ormai fanno parte della nostra memoria condivisa, immaginarlo in difficoltà è una notizia che darà dispiacere a tanti. È il risultato di un mese di analisi all’Istituto Centrale per il Restauro con indagini diagnostiche compiute con le apparecchiature più sofisticate per capire il suo stato di salute. Il disegno si prepara ora a tornare a Torino nel caveau della Biblioteca Reale da dove non uscirà per due anni. Su questo punto l’Istituto per il Restauro è categorico, con il pieno e totale sostegno del ministero dei Beni Culturali. Maria Cristina Misiti, direttrice dell’Istituto, lo chiarisce a metà della conferenza stampa di ieri per raccontare l’esito delle analisi sul disegno: «Ho visto degli articoli in cui era scritto: il disegno ha superato il test della mostra a Venaria, 160 mila visitatori, adesso possiamo metterlo in mostra tre mesi l’anno. Ecco, non è così. Il disegno ha avuto giustamente la sua grande visibilità, ora deve essere messo a riposo. Ci sono altrigrandidisegninella raccolta. Mi sembra giusto che abbiano anche loro visibilità. Siamo stati felici della mostra, esprimiamo però ogni assoluta riserva su eventuali viaggi che questo disegno debba fare e che sono invece da scongiurare». Parole nette, ancora più chiare se si osserva il gesto che fa di nascosto il Segretario centrale del ministero dei Beni Culturali, Antonia Pasqua Recchia, mentre ascolta: un bel no secco con l’indice. Quale sarà il futuro dell’ Autoritratto ? Chiuso in un caveau? Giovanni Saccani, il direttore della Biblioteca Reale di Torino, è d’accordo sul riposo ma ha idee diverse su quello che accadrà in tempi più lunghi. «Abbiamo capolavori, da Michelangelo a Raffaello e Canova. Potremmo far vedere gioielli per tutti i giorni e per anni. È chiaro che quando si parla di Leonardo diventano tutti pazzi». E quindi qualcosa bisogna fare. «L’esperienza di Venaria - spiega deve portarci a pensare di rilanciare ulteriormente il tutto con i tempi dovuti, evitando gli stress maggiori dello spostamento e la luce». Insomma, l’Autoritratto deve poter essere visto alla Biblioteca, ma è necessario proteggerloe per questo serve l’aiuto del ministero e dei privati. Prima di tutto però è necessario il restauro. Molto aveva fatto discutere l’esposizione dell’opera alla mostra della Venaria Reale, che però, ha assicurato la Misiti, non ha peggiorato la condizione dell’opera che è di «forte degrado». «Si tratta di un capolavoro afflitto da antiche offese», ha detto, sottolineando che «nell’800 l’opera è stata a lungo affissa alla parete, irradiata dai raggi solari che l’hanno compromessa». In un convegno internazionale il 25 e 26 giugno gli studiosi di tutto il mondo siconfronterannosucomeintervenire, ma anche su eventuali dubbi ancora esistenti sull’autografia dell’opera. La Misiti infatti spiega che le attribuzioni sono molte e fra gli storici dell’arte non esiste accordo su chi abbia realizzato il disegno. Non c’è traccia di filigrana ed è al momento impossibile stabilire la provenienza. Dati che sarebbero importanti nelle problematiche legate all’attribuzione dell’opera, per fugare lati oscuri ancora presenti, anche in merito al soggetto (forse non autoritratto, ma testa di vecchio). Non a caso, durante la campagna di indagini, ha fatto visita all’Istituto anche la direttrice delle Collezioni Reali di Windsor (che custodiscono ben 600 disegni di Leonardo, tra cui l’ Autoritratto Melzi ), la quale ha assicurato per il convegno internazionale una campionatura di analisi delle carte usate dal genio rinascimentale per un confronto. A tal fine, le analisi hanno riguardato anche la scritta a matita, «assolutamente non coeva», che sembra datarsi tra ’700 e ’800. In realtà è bastato che queste affermazioni rimbalzassero sui media per suscitare reazioni che lasciano capire come il dibattito sia ancora tutto aperto. Paola Salvi dell’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano, una delle principali studiose dell’opera di Leonardo, ha replicato immediatamente: «Non è stata mai messa in discussione l’autografia dell’ Autoritratto di Leonardo, se non da uno studioso nel 1980, le cui conclusioni sono state però rifiutate dal mondo degli studi. Il punto del dibattito è semmai se il soggetto sia o non sia l’autoritratto di Leonardo, tema sul quale io mi sono interrogata a lungo». Termina così la trasferta romana di questo disegno arrivato nella capitale il 23 febbraio, in una giornata da cardiopalma, come hanno ricordato Maria Cristina Misiti e il comandante dei Carabinieri per la Tutela, Pasquale Muggeo: proprio quel giorno il raccordo era bloccato da un Tir che si era rovesciato e il camion climatizzato che trasportava il preziosissimo disegno, rimasto fermo in coda, è arrivato all’Istituto dopo un’avventuroso zig-zag dei motociclisti nel traffico romano. È la vita dei capolavori in Italia.