Massimo Gramellini, La Stampa 21/3/2012, 21 marzo 2012
Ma vi sembra normale che soltanto due parlamentari su mille abbiamo investito una parte dei loro risparmi in titoli di Stato? Leggendo le dichiarazioni dei redditi dei nostri amati rappresentanti si rimane storditi da una girandola d’azioni che neanche Messi quando parte palla al piede: Casini investe in profumi L’Oréal e medicine Bayer, il democratico Gentiloni in aperitivi Campari e un po’ tutti affidano le proprie fortune a società estere: Deutsche Telekom, Banco di Bilbao, Bank of America, cara all’americano Martino
Ma vi sembra normale che soltanto due parlamentari su mille abbiamo investito una parte dei loro risparmi in titoli di Stato? Leggendo le dichiarazioni dei redditi dei nostri amati rappresentanti si rimane storditi da una girandola d’azioni che neanche Messi quando parte palla al piede: Casini investe in profumi L’Oréal e medicine Bayer, il democratico Gentiloni in aperitivi Campari e un po’ tutti affidano le proprie fortune a società estere: Deutsche Telekom, Banco di Bilbao, Bank of America, cara all’americano Martino. Invece sulla baracca che toccherebbe loro raddrizzare - lo Stato italiano - scommettono in pochi. Due, per la precisione. L’udc Roberto Rao, 50 mila euro in Btp, e l’ex pdl Mario Pepe, 100 mila. A rigor di logica alle prossime elezioni dovremmo votare per uno di loro, in quanto sono gli unici il cui interesse coincide col nostro. Ripeto: due su mille, vi sembra normale? Che fiducia potrebbe mai ispirarvi un’azienda i cui consiglieri d’amministrazione investissero i propri guadagni in azioni della concorrenza? E con quale credibilità i governanti continueranno a chiedere ai cittadini e ai mercati di finanziare il nostro debito pubblico, se i primi a non credere in quel che predicano sono loro? Al di là dei furti e dei privilegi, è questa continua manifestazione di incoerenza ad averci definitivamente sfibrati. Abbiamo una classe dirigente mediocre, mediamente corrotta e mediamente incapace. Pretenderemmo che fosse almeno un po’ più lineare. Un po’ più conseguente fra parole e gesti, fra omissioni e azioni.