Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore 19/3/2012, 19 marzo 2012
LE SFIDE DEL 2030 SI AFFRONTANO (E VINCONO) OGGI
Ci sono cifre che parlano più di mille parole: per produrre un chilo di carne di manzo sono necessari 15.500 litri d’acqua. Per un chilo di carne di pollo 3.900 litri. E ancora: 3.400 per un chilo di riso, 900 per uno di mais e addirittuta 24mila litri per un pezzo di cioccolato. Insomma, per un pranzo di un giorno di festa non sarebbe sufficiente un’autocisterna. Roba da brivido, se si pensa che quella dell’acqua è una delle emergenze umanitarie mondiali, visto che mezzo mondo ha difficoltà a dissetarsi. E sarà sempre peggio, dal momento che la popolazione mondiale sta crescendo a tassi esponenziali: sulla base delle ultime stime dell’Onu, nel 2050 il mondo avrà circa 9,3 miliardi di abitanti, ora siamo poco più di sette. Come si cresce di oltre due miliardi in quarant’anni? La popolazione mondiale sale di 200mila abitanti al giorno, anche se la dinamica a un certo punto tenderà ad assestarsi per la minore fecondità delle economie mature, dove ormai molte famiglie non fanno più di un figlio.
Ma qual è il destino del mondo alla luce di questi movimenti tellurici socio-economici spalmati in un ciclo di qualche decennio?
Un quadro lucido - e preoccupante - viene tracciato in «2030 - La tempesta perfetta. Come sopravvivere alla Grande crisi», un bel saggio di Gianluca Comin e Donato Speroni. I due autori - il primo direttore delle relazioni esterne di Enel e professore di comunicazione strategica, il secondo giornalista e anche lui docente - hanno analizzato un macro scenario che, anzitutto, prevede un cambio epocale dell’assetto delle popolazioni: nel 2050 i due terzi - quindi sei miliardi di persone - vivrà in enormi megalopoli dove si concentrerà il 75% delle emissioni di anidride carbonica. La Cina, del resto, ha da tempo una situazione di questo tipo: non a caso negli ultimi dieci anni i fabbisogni energetici cinesi sono aumentati del 150%, un ritmo che sta mettendo a dura prova l’industria estrattiva mondiale, che ha costi sempre maggiori e un devastante impatto ambientale. Un riassetto planetario, quindi, che si consumerà in un lasso di tempo tutto sommato breve. Gli squilibri demografici tra nord e sud del mondo determinerà un incremento esponenziale delle migrazioni: nell’ultimo quarto di secolo sono raddoppiati i migranti e già oggi 200 milioni di persone vivono in Paesi diversi da quelli dove sono nati. È possibile che questa cifra raddoppi da qui al 2030. Il frutto di questi sommovimenti sarà che entro il 2050 dovranno essere creati fino a due miliardi di nuovi posti di lavoro «decenti», una cifra impressionante se si pensa che l’intero ricco nord occupa attualmente all’incirca 550-600 milioni di persone.
Che fare, quindi, in vista della tempesta perfetta? Per gli autori Comin e Speroni servono due ingredienti di base, lungimiranza e attenta pianificazione, partendo anzitutto dai modelli di consumo. Senza deragliare dalla via della globalizzazione, dalla quale non si può tornare indietro. E allora? Le soluzioni da ricercare sono forse legate sì ai comportamenti individuali, ma anche e soprattutto a nuove relazioni tra le persone e a nuove architetture politiche.
E l’Italia? Per storia, cultura e creatività il nostro Paese potrebbe avere un grande ruolo, ma per svolgerlo sarebbe necessario guardare oltre le piccole beghe ed esprimere una classe dirigente in grado di guardare lontano.