Ed. Seg., CorrierEconomia 19/03/2012, 19 marzo 2012
APPLE. QUANDO TELECOM MORSE LA MELA - A
raccontarlo oggi, «con una Apple che vale in Borsa 500 miliardi di dollari, sembra incredibile». Nel 1998 Telecom Italia fu in procinto di stringere un accordo con la Apple di Steve Jobs, appena richiamato in azienda dal consiglio di amministrazione 12 anni dopo la cacciata. «Un’intesa così importante da poter preludere, forse, a un’acquisizione della Mela da parte dell’ex monopolista telefonico».
L’uomo che racconta la storia, direttamente vissuta, è Marco Landi, 69 anni, oggi impegnato nello sviluppo di aziende innovative. Originario di Chianciano, una lunga esperienza in America e in Asia, quattro lingue (cantonese compreso), l’ex top manager della Texas Instruments è l’unico italiano che per tre anni è stato ai massimi vertici della società di Cupertino: prima come responsabile dell’Europa e poi come numero due nel quartier generale californiano.
L’amico Steve
«Dopo la mia uscita — racconta — ero rimasto in buoni rapporti con Steve. Così, quando nel 1998 lo chiamai per chiedergli un incontro, fu subito disponibile nonostante i molti impegni».
Il tema dell’incontro, di cui Landi parla per la prima volta a CorrierEconomia, era un progetto nato dalla collaborazione tra il manager toscano e Francesco De Leo, allora direttore generale di Telecom Italia. La società, oggetto di una criticatissima privatizzazione che aveva portato nel capitale il «nocciolino duro» della Fiat e sulla poltrona di numero uno Gianmario Rossignolo, possedeva Stream, l’attuale Sky Italia, prima tivù satellitare italiana. Su invito di De Leo, Landi entra nel Cda di Stream e di Telecom Italia International. «Stream era al centro della nostra riflessione — racconta Landi, nella sua casa di Saint Paul de Vence, vicino a Nizza —; attorno alla sua piattaforma digitale Telecom avrebbe potuto offrire nuovi servizi e nuovi contenuti. Ma l’idea chiave era quella di offrire al mercato consumer il nuovo iMac: bello, facile da usare e poco costoso. Di questo Francesco e io andammo a parlare con Steve».
Lo «Steve» che i due italiani incontrano all’Infinite Loop di Cupertino è un uomo magro, concentrato e di ottimo umore.
Cooperazione
«Fu molto affabile e ospitale. Gli spiegammo il nostro progetto e l’interesse a una sempre più approfondita cooperazione con Apple fino a valutare una possibile acquisizione dell’azienda, che allora, va ricordato, non aveva ancora imboccato la via del decollo. Lui prese molto sul serio le nostre proposte, fu riflessivo e interessato, anche se disse che di acquisizione per il momento non era il caso di parlare».
I due manager rientrano in Italia soddisfatti. Ma nel giro di pochi mesi le cose cambiano. Grazie al successo dell’iMac, l’azione Apple vede aumentare enormemente il suo valore già tra il maggio del 1998 e la fine dell’anno. Anno orribile invece per Telecom Italia, che da lì a poco sarà oggetto dell’Opa da parte di Roberto Colaninno e dei suoi soci.
Il commento di Landi è molto amaro: «Ho il rimpianto di non aver realizzato un accordo industriale importante per l’Italia. E di aver visto allungarsi la lista delle occasioni perdute, come la vendita Fiat di Telettra ai francesi di Alcatel e la cessione della Divisione Elettronica Olivetti alla General Electric».
ED.SEG.