Paola Pica, CorrierEconomia 19/03/2012, 19 marzo 2012
MONTEPASCHI. PROFUMO DI UNA NUOVA BANCA - A
lessandro Profumo is back. Il banchiere europeo ricomincia dall’Italia e un po’ anche da sé stesso, attingendo a quel lato di sé che ha sostenuto la sua lunga ascesa e alimentato la sua leadership: saper tenere i piedi per terra. La terra, nella sua seconda vita, è quella seducente e accidentata di Siena. Salvo clamorose sorprese, tra poco più di un mese, all’assemblea del 27 aprile, l’ex gran capo di Unicredit sarà chiamato alla presidenza del Monte dei Paschi al posto di Giuseppe Mussari.
Un nuovo ruolo
Con gli amici, Profumo non nasconde di essere carico di idee e di energie e si dice attratto in particolare dalla novità assoluta proprio del ruolo di presidente, così diverso da quello svolto per oltre 15 anni di amministratore delegato. Un compito che Profumo assume in un momento di passaggio epocale per Rocca Salimbeni, la banca più antica del mondo, che vede per la prima volta dal 1472 rompersi il tabù della maggioranza in mano alla Fondazione. Il banchiere che da Piazza Cordusio è uscito dopo un drammatico conflitto proprio con le fondazioni socie non teme il riproporsi di quello schema. C’è molto da fare, avrebbe piuttosto ragionato a lungo Profumo con chi lo ha chiamato a Siena, per ripensare il modello di banca negli anni a venire. Dare una spinta decisiva al «cantiere» Montepaschi, un laboratorio per l’intero settore: questo sarà di sicuro l’impegno di Profumo.
Fuori contrada
Siena non sembra preoccupata dell’arrivo di un papa straniero. Del resto, non è la prima volta. Fatta eccezione per Pierluigi Fabrizi, senese doc, sono note le origini calabresi di Mussari e sono state di tutto rilievo le presidenze di Piero Barucci, fiorentino, ministro del Tesoro nel governo Amato e del romano Luigi Spaventa, anche lui ex ministro economico con Ciampi e già presidente della Consob. Persino il primo presidente dalla trasformazione in spa, nel 1995, Giovanni Grottanelli De’ Santi, pur avendo compiuto tutto il corso di studi all’università di Siena, è livornese di nascita.
Punti di vista
Vista da Milano e dalla comunità finanziaria che lo stesso banchiere ha contribuito a sprovincializzare portando le insegne di Piazza Cordusio in 22 paesi europei, l’opzione del Monte può apparire una diminutio, dal grande gruppo internazionale a una realtà domestica, per quanto blasonata.
A un anno e mezzo esatto dall’uscita dalla «sua» Unicredit — era il 21 settembre 2010 — il top manager con un passato in McKinsey, dopo aver compiuto 55 anni lo scorso febbraio, con una fitta rete di relazioni internazionali ai livelli che contano, un posto nel consiglio di amministrazione dell’Eni e una società di consulenza ormai avviata, viene dato ancora papabile per un incarico all’estero, in una primaria banca d’affari.
Scelte
Lo studio, le letture, il tempo dedicato alla riflessione stavano già spingendo però in una direzione diversa. «Quando guidi una grande azienda è un po’ come stare su un bob lanciato a tutta velocità — è l’immagine spesso richiamata da Profumo —. Stare nella corsia e gestire la velocità assorbe quasi tutte le energie, ti manca il tempo per il resto».
Dopo tanti anni di curve paraboliche deve aver scoperto che fermare il bob, ogni tanto, regala una sensazione che non è poi così male. Padre a soli 20 anni, Profumo oggi è felice di non aver perso momenti magici, come quelli con il piccolo Nicola, il nipote di appena 10 mesi. È fin troppo facile dipingere il banchiere che voleva essere chiamato bancario come uno in astinenza da lavoro e potere. Tra i suoi, non se ne trova uno disposto a leggere solo in questa chiave la vicenda Montepaschi.
Ragioni e politica
«È vero che Alessandro ha la fama di impolitico e a Siena c’è molta politica… ma non è necessariamente la peggiore possibile — osserva un collaboratore storico del banchiere —. Mi pare che la città stia facendo molto per uscire dalle secche e anche il fatto di aver chiamato uomini di mercato per la banca, come è anche il direttore generale Fabrizio Viola sia un segnale da non trascurare. Profumo, vedrete, è l’uomo giusto al posto giusto».
Di più, nella scelta di trasferirsi a Rocca Salimbeni, l’inner circle ci vede l’anti-Arrogance e il guizzo antico di quel Profumo «con i piedi per terra» che non teme di farsi un po’ più piccolo per tornare grande.
Paola Pica