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 2012  marzo 19 Lunedì calendario

IL VATICANO PENSA A UNA STRETTA SUL RICICLAGGIO —

All’inizio del mese il Dipartimento di Stato Usa che inserisce la Santa Sede nell’elenco dei Paesi che destano «preoccupazione» in tema di riciclaggio. Poi la notizia, data ieri dal Sole 24 Ore, che la filiale milanese della banca Jp Morgan ha deciso di chiudere «dal 30 marzo 2012» il conto «numero 1365» che lo Ior aprì nel 2009 perché l’istituto vaticano non avrebbe risposto a richieste di informazione su alcuni pagamenti e viene quindi considerato «a rischio». Oltretevere si mostrano tranquilli, l’«operazione trasparenza» procede e si è appena conclusa la seconda visita «concordata» degli esperti di «Moneyval», il comitato del Consiglio d’Europa che «a luglio» preparerà il rapporto per decidere sulla richiesta della Santa Sede di ingresso nella lista dei Paesi virtuosi contro il riciclaggio, la «white list» dell’Ocse. Però ci sono questi «segnali» recenti e sottotraccia qualcosa si sta muovendo: ai piani alti del Vaticano c’è chi lavora a un’ulteriore modifica della legge antiriciclaggio al centro delle valutazioni internazionali, per riportarla a una versione più simile alla prima stesura. Si dice ci stia pensando lo stesso cardinale Attilio Nicora, presidente dell’«Autorità di informazione finanziaria». Di certo il confronto interno non è finito. «Non possiamo restare inerti e rischiare magari una bocciatura», sospira un’alta personalità vaticana.
La legge antiriciclaggio «CXXVII» (127) del 30 dicembre 2010 era entrata in vigore il 1° aprile 2011. Ma il 25 gennaio di quest’anno, per «urgente necessità», è stata «modificata e integrata» con il decreto «CLIX» (159). Non sono mancate discussioni e dubbi: a cominciare dal cardinale Nicora, preoccupato perché «la nuova versione riforma in toto l’assetto istituzionale del sistema antiriciclaggio, ridefinendo compiti e ruoli dell’Autorità», aveva scritto. Di qui il timore espresso allora dal responsabile dell’Autorità: «Dall’esterno, anche se erroneamente, potrebbe essere visto come un passo indietro». Preoccupazioni condivise tra l’altro dal presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. Una discussione interna, peraltro normale, poi esasperata dai «corvi» che ne hanno diffuso alcune lettere riservate.
Anche dopo il «compromesso» voluto dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone e l’entrata in vigore del decreto, comunque, i dubbi sono rimasti: specie riguardo ai poteri di controllo effettivi dell’Authority sulle operazioni finanziarie dei vari enti vaticani, Ior compreso. La nuova versione della legge conferma «autonomia e indipendenza operative» dell’Autorità e tuttavia aggiunge ad esempio (articolo 2 septies b) che «le ispezioni sono disciplinate con regolamento dalla pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano». Anche i protocolli d’intesa con «analoghe autorità» avvengono ora «con il nulla osta della Segreteria di Stato». C’è poi la questione della «non retroattività» della legge: che succede se dei magistrati chiedono informazioni sul passato? Per la Santa Sede è un falso problema: si dice che comunque è superiore e fa testo la legge sulla trasparenza in vigore dal 2010 con il motu proprio del Papa. Resta il fatto che la legge antiriciclaggio torna in discussione: il decreto del 25 gennaio, per la «legge fondamentale» della Città del Vaticano, dev’essere «confermato» entro «90 giorni» dalla commissione cardinalizia (di cui fa parte anche Nicora) che nello Stato esercita il potere legislativo. Quindi può ancora essere corretto: sarà il tema delle prossime settimane.
Gian Guido Vecchi