Stefano Montefiori, Corriere della Sera 19/03/2012, 19 marzo 2012
GLI INCONTRI CON L’«ALTRO» CHE L’«ALTRO» NON APPREZZA – I
due rapiti Paolo Bosusco e Claudio Colangelo non sono turisti della domenica a caccia di sensazioni forti, e il leader dei rapitori Shabhasachi Panda pare avere altre preoccupazioni (per esempio lo scambio di prigionieri) che una battaglia culturale contro il turismo antropologico e le sue derive in «safari umani». Però, magari anche solo per dare una patina ideologica alla sua azione, è a questo che il leader maoista si riferisce nella sua rivendicazione: «Abbiamo arrestato due turisti italiani che come centinaia di turisti stranieri trattano la gente locale come scimmie e oggetti ridicoli». Il capo maoista, evidentemente non a digiuno di propaganda, cerca di collegare la vicenda dei due italiani a una questione molto sentita — soprattutto in India — negli ultimi mesi, dopo che l’organizzazione non governativa Survival International ha denunciato i pericoli del turismo per il popolo Jarawa delle Isole Andaman. Una tribù di 400 persone rimasta fino a pochi anni fa isolata, e ora minacciata dal contatto con viaggiatori che si vogliono evoluti e quindi non si accontentano dei villaggi vacanze ma cercano l’altro, il nobile indigeno, l’autoctono portatore di millenaria saggezza. Certe volte capita che un poliziotto chieda a una ragazza di improvvisare una danza tribale davanti ai turisti offrendo in cambio un mucchietto di riso, come ha denunciato il Guardian all’inizio di gennaio. Altre volte i turisti appena sbarcati in India sono accolti dai volantini delle autorità che raccomandano di non trattare i locali con la curiosità riservata agli animali nello zoo. In Francia, il conduttore ecologista Nicolas Hulot ha fondato il successo della sua Ushuaïa Tv sulla ricerca di tribù non toccate dalla civiltà moderna, come di recente gli Zo’és dell’Amazzonia: strani incontri tra capanne e antenne paraboliche, pieni di silenzi eloquenti e sguardi commossi. Ma per quanto il turista occidentale si sforzi di rispettare e a suo modo anche amare l’«altro», l’«altro» sembra sempre più stufo.
Stefano Montefiori