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 2012  marzo 19 Lunedì calendario

Il tiggì indigeno fa il pieno: lo scoop piace in dialetto - A voler essere cattivi si può dire che sono tiggì che stanno al giornalismo co­me Cetto La Qualunque sta alla politica; a voler essere buoni, inve­ce, si può sostenere che quei noti­ziari rappresentano delle prove tecniche di federalismo catodico

Il tiggì indigeno fa il pieno: lo scoop piace in dialetto - A voler essere cattivi si può dire che sono tiggì che stanno al giornalismo co­me Cetto La Qualunque sta alla politica; a voler essere buoni, inve­ce, si può sostenere che quei noti­ziari rappresentano delle prove tecniche di federalismo catodico. La verità, ovviamente, sta nel mezzo: l’idea è ottima (proporre untg local fuori dagli schemi palu­dati dell’informazione nazional o global ), ma la realizzazione la­scia a desiderare ( le news dialetta­li sono a volte troppo caserecci e i conduttori che le leggono risulta­no spesso macchiettistici). Nono­stante ciò, i telespettatori mostra­no di gradire (gli ascolti sono in continua ascesa), anche se molti reclamano più qualità. Quanto a popolarità, gli anchor­man con «l’accento incorporato in bocca» non hanno nulla da invi­diare- almeno sul proprio territo­rio - a Chicco Mentana o Emilio Fede: anche loro vengono infatti riconosciuti per strada, firmano autografi e sono ricercatissimi nei salotti-bene; salotti che, ovvia­mente, non si trovano a Roma o Milano, ma più modestamente a Massa Carrara, Taranto, Berga­mo, Torre del Greco, Caltanisset­ta e via provinciando. L’ultimo telegionale in slang giunto nell’etere regionale arriva dalla Sicilia e si chiama Stupor Mundi : a condurlo non è un di­scendente dell’imperatore Fede­rico II di Svevia (passato alla sto­ria, appunto, con l’appellativo di Stupor Mundi ) ma il simpatico Tony Troja che, immancabilmen­te, saluta il suo pubblico con un cortese «Binidica a tutti» (Salve a tutti). Precisando subito dopo, con impeccabile dizione, che «La redazziuni havi lu piaciri di prisin­tàrivi lu tiggì ’n lingua siciliana pi li siciliani di la Sicilia e di tuttu lu munnu...». Quando si dice la glo­balizzazione. Ma guai a bollare le sicul-news di Stupor Mundi come notizie che si rifan­no volgarmente al­le «parlate locali»; i responsabili del­l’emi­ttente tengo­no infatti a precisa­re che il loro riferi­mento linguistico è quello «lettera­rio di Veneziano, Meli, Martoglio, Pirandello e vari poeti- scrittori contemporanei » : insomma, un tg che potrebbe be­ni­ssimo essere ap­prezzato anche da Andrea Camilleri e dal suo commissario Montalba­no. Decisamente più sfocata inve­ce l’ allure intellettuale che pro­mana dal tiggì lumbard di Tg Nord Nazione su TelePadiana , dalla cui costola bergamasca è na­to il notiziario declamato in stu­dio dal mezzobusto Daniele Be­lotti (assessore regionale del Car­roccio in Lombardia): quando Sergio Saviane coniò il termine «mezzobusto»non conosceva Be­­lotti, ma oggi il compianto scritto­re di Castelfranco Veneto sareb­be certamente orgoglioso di lui (di lui, Belotti, intendiamo). Il suo saluto stardard è «Buna serada a tòc» e poi giù con la scalet­ta in bergamasco doc, anzi tòc, do­ve le uniche parole in italiano ri­sultano «Lega» e «Umberto Bos­si ». La scenografia che fa da corni­ce all’ anchorman (termine intra­ducibile in bergamasco) Belotti è molto spartano e ricorda un po’ lo studio di Striscia la Berisha , iltgsa­tirico «albanese» inventato da An­tonio Ricci. Pochi soldi (ma tanta genuina passione) anche nello studio tap­pezzato di quotidianii del Telegio­nale Massese , con la giornalista Giuditta Mazzi che a ogni edizio­ne, in nome di un sano plurali­smo, assicura premurosa: «A te la diche me com’a lè» (Te lo dico io come stanno le cose). In stile «neomelodico» è invece il ruspante rotocalco napoletano A’nutizia su Teleakery dove il con­duttore -annunciando il suicidio di uno studente - mima anche il gesto dell’impiccagione. E che dire poi del «mitico» Ema­nuele Mastrocinque del puglieseTgNuèstre ?Nel caso di Mastrocin­que va fatta però una precisazio­ne: lui non è un reporter ma un at­tore t­eatrale che per TgNuèstre tra­sforma i servizi giornalistici in ve­ri sketch cabarettistici; con la dif­ferenza che Mastrocinque lo fa al­la luce del sole, mentre qualche nostro collega lo fa invece incon­sapevolemnte. In entrambi i casi, la sostanza non cambia: si ride di gusto (an­che se, nel secondo caso, un po’ amaramente).