ROSARIA TALARICO, La Stampa 19/3/2012, 19 marzo 2012
Dove e come va il nostro export? - Come risponde il Made in Italy alla crisi? Secondo gli ultimi dati disponibili, quali sono i prodotti italiani più esportati all’estero? È il settore alimentare a far registrare il boom
Dove e come va il nostro export? - Come risponde il Made in Italy alla crisi? Secondo gli ultimi dati disponibili, quali sono i prodotti italiani più esportati all’estero? È il settore alimentare a far registrare il boom. I cibi del Bel Paese nel 2011 hanno raggiunto il massimo storico, oltrepassando per la prima volta quota 30 miliardi nelle esportazioni (+8%). Un dato che scavalca anche la voce autovetture, rimorchi e semirimorchi ferma a 25 miliardi. I dati emergono da un’analisi della Coldiretti sulla base degli andamenti registrati dall’Istat nel commercio estero agroalimentare lo scorso anno. Quali alimenti hanno fatto registrare un boom? I dati più curiosi riguardano l’impennata del 19 per cento nell’export della birra italiana in Gran Bretagna o anche il 20 per cento del formaggio in Francia. Un po’ come vendere il ghiaccio agli eschimesi, e forse una dimostrazione della qualità dei prodotti nostrani. «L’agroalimentare è una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo» ha commentato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, «le performance positive registrate sui mercati internazionali dal settore più rappresentativo dell’economia reale dimostrano che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle risorse dei territori, dell’identità, cultura e cibo». Quali sono i prodotti alimentari più esportati? A crescere all’estero sono stati i settori più tradizionali del Made in Italy come i formaggi, a partire da grana e parmigiano reggiano che sono i più esportati con una crescita del 21%, ma anche il vino (+12%), l’olio di oliva (+9%), la pasta (+8%), i prodotti da forno (+7%) e di salumeria (+7%). Il comparto più dinamico è quello dei formaggi e latticini, che nel complesso fanno segnare un successo del +15% per l’aumento delle vendite all’estero di gorgonzola (+13%) e pecorino, in ripresa con l’8% dopo una difficile crisi. Nel comparto frutticolo, le più esportate sono le mele (+22%), che bilanciano il forte calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi. Mentre fortemente negative sono state le esportazioni di ortaggi (-8%), colpite ingiustamente anche dalla psicosi generata dal batterio killer. Quali sono i Paesi europei dove il Made in italy alimentare ha più successo? Tra i principali Paesi di destinazione del nostro agroalimentare si sono verificati aumenti in valore verso la Germania (+5%), la Francia (+9%) e il Regno Unito (+3%), con un incremento medio nell’Unione Europea del 6%. E invece nel resto del mondo dove spopolano i prodotti italiani? Le richieste nei Paesi extraeuropei crescono a un livello molto più sostenuto pari in media a un +15%. Tra le destinazioni spiccano soprattutto un tradizionale mercato come quello degli Stati Uniti (+10%), ma va segnalato anche il boom del vino italiano in Cina con una crescita del 65%. Quali sono le tendenze per quanto riguarda il lusso, un altro comparto molto forte del Made in Italy? Nel settore dell’alta qualità la quota di mercato del Made in Italy nel 2009 era del 13,6%. L’Europa occidentale rappresenta ancora più del 50% delle vendite italiane di moda all’estero, ma è nel Nord America, in Giappone e in Cina che la domanda si sviluppa con tassi più elevati e dove l’Italia ha ancora molte occasioni da sfruttare. Le nostre aziende dovrebbero puntare sui prodotti di alta gamma, la cui domanda nei mercati emergenti è quasi raddoppiata negli ultimi anni. Quali Paesi importano più prodotti di lusso italiani? Nei primi sette mesi del 2011 le esportazioni sono aumentate con tassi compresi tra il 13 e il 14% in Francia, Germania, Stati Uniti e in Russia. Ma sono soprattutto i mercati emergenti a far registrare le cifre più consistenti: le vendite a Hong Kong sono cresciute del 21,2% e in Cina del 28,3%, sia per i prodotti destinati alle filiere produttive locale, cioè tessili e pelli, sia per i prodotti finiti. Cosa si prevede per il futuro? Il prossimo biennio sarà difficile per la moda e il lusso, sul cui andamento peserà il rallentamento dell’economia internazionale e una domanda interna che dovrebbe essere stagnante. In uno scenario di crisi, la strada obbligata per le aziende della moda e del lusso è puntare sui prodotti di alta qualità e di rafforzare la domanda estera, cercando anche di diversificare i mercati di destinazione. Una chance è offerta dai beni del «lusso accessibile»? Assolutamente sì. Per «lusso accessibile» si intende l’insieme di prodotti del Made in Italy di qualità (abbigliamento, accessori, arredamento, calzature e alimentare) che si collocano al di sotto della fascia del lusso più elevato. Un settore che rappresenta il 14% dell’export italiano e che salirà a 13 miliardi nel 2015.