Andrea Galli, Corriere della Sera 20/3/2012, 20 marzo 2012
MILANO — E
allora scusate un po’, obiettano dalla Bolaffi, se la mettiamo su questo piano nemmeno dovrebbe venir esposto, cosa invece che avverrà, un autografo di Hitler. «Per noi sono documenti storici, i giudizi non ci spettano».
Ma proprio non era necessaria quest’ennesima offesa, questo ennesimo schifo, questa ennesima vergogna, ringhiano dall’associazione vittime del terrorismo. «Documenti storici? Piantatela... Sono solo l’ennesima conferma che in Italia vincono sempre loro, gli assassini. Ci saremo anche noi a Milano, protesteremo».
Si vedranno e si conosceranno di persona, giovedì 29 marzo in via Manzoni: quelli della società di collezionismo Bolaffi, marchio storico nato nel 1890; e i figli dei morti degli anni di piombo. Un’asta con base di 1.500 euro metterà in vendita 17 volantini delle Brigate rosse, documenti allora pubblici, venivano distribuiti nelle fabbriche e recapitati nei giornali. Ci sarà anche il comunicato del 15 aprile 1978, con l’annuncio della fine del «processo» dei terroristi ad Aldo Moro.
Una domanda: era inevitabile? Dalla Bolaffi risponde Maurizio Piumatti, direttore della casa d’aste: «Abbiamo ricevuto i documenti da un privato. Chi è? Diciamo che è un signore piemontese. No, non è famoso. Le stavo dicendo, noi riceviamo i documenti e veniamo incaricati di metterli all’asta. Questo facciamo di lavoro. Il signore ha raccontato d’aver trovato i volantini in una vecchia Casa del popolo. Però, vede, il 29 marzo ci sarà anche tanto altro». Autografi di Hitler, come detto, di Proust e di Leopardi; vendita, con partenza da duecentomila euro, di un emozionante carteggio inedito, 170 lettere, dei veristi Verga e Capuana.
L’esatto programma della giornata davvero non interessa a Giovanni Berardi, uno dei cinque orfani, due femmine e tre maschi, di Rosario, maresciallo della polizia assassinato a Torino — Torino, la città che ospita la sede della Bolaffi — nel 1978. L’omicidio fu firmato dalle Br. Già a capo dell’associazione italiana delle vittime del terrorismo, Berardi, oggi intristito, scoraggiato, ha fondato un’altra associazione su scala europea. «Cosa vuole, il tempo passa, noi famigliari ci facciamo più vecchi, e dobbiamo allargare le alleanze e le basi, trovare fondi e spazi. Le confesso, ho il terrore del predominio, un giorno non lontano, della dimenticanza. Mi tormenta una costante, in questo povero Paese: vincono sempre loro, glielo ripeto. Vincono sempre i terroristi. Rinnegano e oplà, diventano scrittori, poeti, pensatori, girano per convegni, fan lezioni. Come si chiama quello lì a Milano... ah, Azzolini, vero, fa il capo di gabinetto del vicesindaco».
Sarà curioso vedere chi si aggiudicherà il lotto di materiale brigatista. «Non ci sono dubbi. ALDO MORO È COLPEVOLE E VIENE PERTANTO CONDANNATO A MORTE...». «...CREARE ORGANIZZARE POTERE PROLETARIO ARMATO!». Così decretavano e incitavano i testi dei volantini, realizzati tra il 1974 e il 1978.
Da Torino echeggia un tacito messaggio della Bolaffi: attenti, non cerchiamo pubblicità giocando con il sangue, non ci permetteremo mai. Si dilungano invece, dalla società di collezionismo, sui lunghi accertamenti per provare la veridicità dei volantini. Mai, ammette la Bolaffi, erano stati trattati per un’asta documenti del genere. «Li abbiamo subito considerati molto interessanti, appartengono a un delicato e intenso periodo della Repubblica».
I volantini, da un superficiale esame visivo, si sono conservati in discreto stato, trentaquattro anni dopo. Gli anni e le date, in questa storia, seppur casuali, sono importanti. Quattro giorni fa è caduto l’anniversario del rapimento di Moro.
Andrea Galli