Varie 19/3/2012, 19 marzo 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. LA TRATTATIVA SULLA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
REPUBBLICA.IT (ore 21.14)
ROMA - "Penso che sarebbe grave la mancanza di un accordo cui le parti sociali diano solidalmente il loro
contributo. Io mi aspetto che anche le parti sociali dimostrino che è il momento di far prevalere l’interesse generale su qualunque calcolo particolare. Lo richiedono le difficoltà del Paese e dei giovani": il monito è arrivato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine di un convegno su Marco Biagi alla Camera. Poi il capo dello Stato ha visto il presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro del Welfare, Elsa Fornero, per parlare della riforma del mercato del lavoro che anche oggi è stata al centro dell’incontro durato quasi due ore tra i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, per fare il punto sulla trattativa e sull’articolo 18 in vista del tavolo con il governo domani a Palazzo Chigi. Secondo quanto trapela, l’incontro di questa mattina non sarebbe riuscito però a trovare una posizione comune. "Stiamo lavorando", si sono limitati a dire Bonanni e Angeletti, lasciando la sede della Cgil dove si è svolto il vertice.
Nessun documento congiunto. "No, non c’è nessun documento", ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ai cronisti che le chiedevano se ci sia un documento condiviso con Cisl e Uil. "Si sta lavorando - ha aggiunto la Camusso -. Si vedrà. Ci continuiamo a sentire". Intanto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, propone due ore di sciopero per domani nelle fabbriche metalmeccaniche. La protesta è volta contro il governo che "vuole mettere mano all’articolo 18". "Proprio perché a oggi le condizioni per un accordo positivo non le vediamo e perché le condizioni del governo non sono accettabili e il governo ha dichiarato che vuole mettere mano all’articolo 18, propongo che il comitato centrale proclami oggi per domani almeno due ore di sciopero con modalità da definire per dire di no a modifiche dell’articolo 18. L’articolo 18 non si può mettere in discussione", ha detto Landini. La Fiom propone inoltre che un eventuale accordo sul lavoro venga sottoposto a referendum tra i lavoratori.
Incontro in serata. E’ cominciato alle 20.35 l’atteso incontro tra il ministro del welfare, Elsa Fornero e i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella. L’incontro si svolge presso la sede del ministero a via Veneto.
Fornero: "Intesa con sindacati, valore aggiunto". Parla anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero: "Una riforma del mercato del lavoro con l’intesa con le parti sociali "ha un valore aggiunto", ha commentato. "Spero in una posizione condivisa dei sindacati", ha aggiunto. "Il mio impegno è massimo perché si raggiunga un’intesa - ha detto - credo che una riforma raggiunta con il consenso delle parti sociali abbia un valore aggiunto che la stessa riforma non ha senza questo consenso".
"Posso capire - ha aggiunto il ministro - che ci siano da parte di sindacati attaccamenti simbolici a regole e garanzie che fanno parte della loro storia, ma il mondo cambia e nessuno le vuole cambiare in senso punitivo". Fornero ha però precisato di chiedere ai sindacati "di fare un passo in avanti nell’interesse dei giovani e del paese" un passo che, secondo il ministro, "è difficile che possa essere rifiutato".
A spingere perché alla fine si arrivi comunque a un accordo è anche Bonanni. "È sbagliato non fare l’accordo - sostiene il leader della Cisl - perché si fornirebbe "l’alibi al governo di buttare in aria all’Europa lo straccio dell’Articolo 18 e per dire ’abbiamo fatto’. Spero che con il protagonismo si esprima anche la capacità mediatoria di trovare una soluzione". Per questo Bonanni chiama tutti ad un "atteggiamento responsabile. I sindacati e le imprese devono darsi una regolata". E in serata, parlando al Tg3, Bonanni ha assicurato che non c’è nessuna divisione tra Cgil, Cisl e Uil per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro: "Non mi pare che la Camusso abbia parlato di discussioni tra di noi - ha osservato Bonanni commentando le voci di dissidi nel fronte sindacale - le agenzie acuiscono... Stiamo discutendo bene tra di noi e stiamo affinando delle proposte che presenteremo domani (all’incontro con il ministro Fornero ndr), ci sono più accordi che disaccordi".
Fini: "Uscire da idea tutela del posto di lavoro". Bisogna "uscire dalla logica della tutela del posto di lavoro per entrare in quella della tutela del lavoratore". Lo dice il presidente della Camera Gianfranco Fini, a Montecitorio, alla commemorazione di Marco Biagi, nel decimo anniversario della morte. Il "desiderio di innovare" il mercato del lavoro, spiega Fini, "senza pregiudizi e tabù, può produrre frutti positivi solo se accompagnato da unità, coraggio e senso di responsabilità". "La politica, in tema di relazioni industriali e mercato del lavoro", non deve limitarsi a ’registrare’ solo le richieste delle organizzazioni sindacali e datoriali, ma deve soprattutto individuare soluzioni di alto profilo, idonee a rispondere alle esigenze dei nostri tempi e, soprattutto, delle generazioni più giovani".
(19 marzo 2012)
REPUBBLICA.IT - MANIFESTAZIONE A GENOVA
Sono 5.000, secondo la stima degli organizzatori - gli operai scesi in piazza per protestare contro la riforma del mercato del lavoro, gli ammortizzatori sociali e a difesa dell’articolo 18. E’ la prima risposta alle dichiarazioni rilasciate ieri sera in tv dal ministro al Welfare Elsa Fornero che ha annunciato "riforma anche senza sindacati". Indetto dalle Rsu della Fiom, il corteo è partito dai cancelli dell’Ilva a Cornigliano e ha raggiunto Sampierdarena. Operai dell’Ansaldo, dell’Ilva, della Fincantieri, dell’Elsag e di altre fabbriche genovesi hanno bloccato il casello di Genova ovest per più di due ore.
"L’articolo 18 - ha spiegato Franco Grondona, segretario della Fiom Cgil Genova - è l’ultimo diritto che ci è rimasto. Non capiamo come si possa pensare che toccando l’articolo 18 ci sia sviluppo e si aumenti
la produttività delle aziende in crisi. Non c’è nessun nesso. Al contrario, pensiamo che l’intento sia quello di aprire la strada a licenziamenti indiscriminati e questo - ha concluso Grondona - non possiamo accettarlo".
A Bolzaneto un altro corteo di circa 200 operai delle aziende Controlli, Sirti, Ultraflex, Siag, Navali impianti e Moog ha blocca via Sardorella, con ripercussioni sul traffico nella Valpolvecera.
CORRIERE.IT
MILANO - È iniziato l’incontro tra il ministro del Welfare, Elsa Fornero, e i sindacati confederali sulla riforma del mercato del lavoro. La riunione si sta svolgendo nella sede del ministero in via Flavia. Il ministro Fornero cerca di stringere i tempi e incassare il sì del sindacato in vista del tavolo a Palazzo Chigi in programma martedì. All’incontro oltre al ministro Fornero partecipano il viceministro Michel Martone, i segretari generali di Cgil, Susanna Camusso, di Cisl, Raffaele Bonanni, di Uil, Luigi Angeletti, e dell’Ugl, Giovanni Centrella. Sul tavolo ci sono diversi temi, ma il nodo da superare resta quello dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per iniziare l’incontro, le parti sociali hanno dovuto attendere che Elsa Fornero terminasse l’incontro con il Capo dello Stato, durato circa un’ora, a cui era presente anche il premier Mario Monti.
UNA LUNGA GIORNATA - Ore decisive per la riforma del mercato del lavoro. In una giornata cominciata presto e ancora da chiudere, in un vortice di contatti e di incontri alla vigilia del tavolo di martedì a Palazzo Chigi anche con il premier Mario Monti, i sindacati cercano una base comune, una mediazione sull’articolo 18, per evitare la rottura e andare avanti uniti. Mentre il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, esorta le stesse parti sociali perché «mostrino di intendere che è il momento di far prevalere l’interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare». Sarebbe «grave - dice - la mancanza di un accordo». E con il presidente della Repubblica, il premier Monti e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, hanno avuto in serata un colloquio, incentrato proprio sulla riforma del mercato del lavoro. In vista dell’incontro di martedì con il governo, considerato decisivo per chiudere la partita, anche i leader di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti nella sede della Cgil per trovare una posizione comune sulla modifica dell’articolo 18. Anche se Susanna Camusso ha smentito l’esistenza di un documento condiviso sulla questione: «Non c’è». Così il segretario della Cgil, al termine dell’incontro con i leader di Cisl e Uil: «Si sta lavorando, si vedrà - ha aggiunto - ci continuiamo a sentire».
RIFORMA ENTRO LA SETTIMANA - Il fine settimana è stato segnato da dichiarazioni del governo che ha ribadito con il premier Mario Monti - che martedì presiederà il tavolo - e il ministro del Welfare, Elsa Fornero, la volontà di varare la riforma entro questa settimana, con o senza l’assenso delle parti sociali. I sindacati non hanno gradito la presa di posizione e hanno annunciato di non dare per scontato che l’accordo ci sarà dopo che la settimana scorsa sembrava che la cosa fosse sostanzialmente fatta.
L’ARTICOLO 18 - Nodo principale per i sindacati resta la modifica dell’articolo 18. Il modello sul quale punta il governo è quello tedesco. Il reintegro continuerebbe a essere garantito per i licenziamenti discriminatori. Possibile invece il licenziamento individuale per ragioni economiche a fronte di un indennizzo. Spetterà invece al giudice valutare, in caso di licenziamento per motivi disciplinari, se reintegrare il lavoratore o assegnargli un indennizzo. Si punta anche a velocizzare la durata delle cause del lavoro. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, di solito dialogante, si è messo di traverso sulla possibilità che ci siano licenziamenti per motivi disciplinari. Anche Susanna Camusso che aveva aperto, nonostante le pressioni interne della Fiom, a modifiche sull’articolo 18 è tornata su posizioni più rigide. A favore di una mediazione a oltranza il leader Cisl, Raffaele Bonanni. Nel pomeriggio la Fornero incontrerà i rappresentanti di Rete Imprese Italia scontenti invece per i costi della riforma che aumenta i contributi a carico delle imprese per i contratti a termini e prevede una sorta di contributo in caso di licenziamenti.
SCIOPERO DI DUE ORE - I metalmeccanici intanto hanno già deciso: due ore di sciopero da indire martedì in tutte le fabbriche contro ogni eventuale modifica dell’art. 18. È questa la proposta avanzata dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, al Comitato centrale riunito lunedì. «Proprio perchè ad oggi le condizioni per un accordo positivo non le vediamo - ha spiegato Landini - perchè le condizioni del Governo non sono accettabili e l’esecutivo vuole mettere mano all’art. 18, propongo che il Comitato centrale proclami per martedì almeno due ore di sciopero con modalità da definire in tutto il territorio nazionale per dire che non siamo disponibili ad accettare una modifica dell’art. 18. L’art. 18 non si può mettere in discussione».
L’IMPEGNO DEL MINISTRO - «Io ho sempre sostenuto che il mio impegno è massimo perchè si raggiunga un’intesa» con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Lo ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, nel corso del suo intervento al convegno "TuttoPensioni" organizzato dal Sole 24 Ore. «Credo con molta sincerità - ha aggiunto - che una riforma raggiunta con il consenso delle parti sociali abbia un valore aggiunto che la stessa riforma approvata senza il consenso non ha».
LA CONDIVISIONE DELLE IMPRESE - «Tutti auspichiamo la massima condivisione, ma è in primo luogo necessario il consenso delle imprese». A sostenerlo è l’ex ministro del welfare Maurizio Sacconi, che ne ha parlato a Modena a margine della commemorazione di Marco Biagi. La riforma, secondo Sacconi, «deve aumentare la propensione ad intraprendere ed assumere nonostante le aspettative incerte, sono le imprese a dover essere innanzitutto convinte dell’utilità di questa riforma, se non fossero convinte non ho capito chi dovrebbe assumere e intraprendere: non certo i sindacati».
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SINDACATI IN ORDINE SPARSO - In vista dell’incontro di martedì il fronte sindacale non si presenta unito, almeno su alcuni temi ancora aperti nella trattativa. Uniti per esempio sugli ammortizzatori ma divisi sull’art.18. Gli incontri, le riunioni ufficiali e informali non hanno al momento portato a risultati condivisi anzi per il segretario Cisl Bonanni «c’è qualcuno che rema contro». La frenata del mondo sindacale alla proposta governativa nasconde semmai posizioni diverse su alcuni dei temi caldi, a cominciare dall’articolo 18 che rischiano di indebolire la forza contrattuale di Cgil, Cisl e Uil al tavolo. Per quanto riguarda l’articolo 18, la mediazione a cui il Governo sta lavorando prevede di lasciare per i licenziamenti disciplinari la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici resterebbe solo l’indennizzo. Un soluzione «indigeribile» per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl è favorevole ad affidare al giudice l’ultima decisione. Su posizioni più vicine alle Cgil si è espressa la Uil «per nulla disposta a modificare l’art. 18 per quanto riguarda gli aspetti disciplinari» ma al massimo su quelli economici.
INTERVISTA A BONANNI DI ROBERTO BAGNOLI
ROMA - «Non spaccherò il sindacato in caso di mancato accordo, ma ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità. Io fino all’ultimo lotterò per trovare un punto di convergenza. Il sindacato non può essere da meno dei partiti che hanno dato il via libera a Mario Monti sulla riforma del lavoro. Lasciare solo il governo significa far perdere al sindacato la forza di poter chiedere conto delle politiche generali a tutte le istituzioni». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, non rinuncia al suo ruolo di negoziatore caparbio e incallito e alla vigilia del round finale in agenda per domani si rivolge a Cgil e Uil perché non «lascino andare il governo avanti da solo», invitando a riflettere su tutte le cose «buone» ottenute finora. E sull’articolo 18 lancia l’allarme del rischio che passi una soluzione radicale «cioè che valga solo per i licenziamenti discriminatori».
Mettiamole in fila Bonanni, quali sono queste cose buone?
«Quello che sta uscendo fuori dal tavolo è davvero interessante. Primo: la nostra proposta di usare l’apprendistato come forma prevalente per i giovani ed eliminare strumenti come tirocini e stage per lasciarli solo ai dottorati. Così le partite Iva, le false partecipazioni e cocopro e tutte le formule che camuffano rapporti di lavoro».
Resta il macigno dei licenziamenti.
«Mi lasci parlare ancora delle cose positive, nessuno lo fa e lo voglio fare io. Altra nostra conquista è che i contratti a tempo determinato costeranno di più. E l’estensione degli ammortizzatori sociali anche ai piccoli oggi sostenuti dalla casa in deroga. È un segno molto forte, una novità rivoluzionaria, che seppellisce una disattenzione durata dagli anni Sessanta».
E la mobilità?
«La mobilità per gli over 55 per noi è un punto delicato ma su questo ci sono soluzioni in vista soddisfacenti. Certo bisogna anche garantire loro un reddito che non sia la metà».
La Camusso ha definito Fornero un po’ arrogante. Lei?
«Per molti è un ministro rigido e invece ha dimostrato grande flessibilità: in due mesi di negoziato ha accettato tante nostre proposte. Così deve fare anche il sindacato».
Che margini di manovra ci sono dopo lo strappo di Milano ?
«Pochi ma buoni. Domani (oggi per chi legge ndr ) ricorrono i dieci anni della morte di Marco Biagi, rafforzerò la mia determinazione nell’intesa ispirandomi al suo sacrificio. Non sono parole retoriche: due lustri che sembrano trascorsi invano rispetto a quello che è successo nel mondo».
È successo anche che i partiti di maggioranza vi hanno anticipato...
«Sono rimasto molto contento dall’esemplare comportamento di Alfano-Bersani-Casini: per la prima volta hanno avuto una posizione identica e, da quello che mi risulta, si sono posti a metà strada tra le richieste degli imprenditori e quelle dei sindacati».
E infatti non crede che il governo, come ha anticipato Fornero ieri da Fazio, procederà lo stesso anche senza di voi?
«Sarà anche così, ma io lo considero un errore. Andare in Parlamento solo con l’appoggio della politica e non delle parti sociali non è un buon viatico».
Come si può superare il muro dell’articolo 18?
«Far saltare tutto per non accettare qualche modifica mi sembra un atto di forte irresponsabilità. Basta chiarirci bene su quello che deve fare il giudice».
Non avete valutato il rischio che Monti scelga la soluzione più radicale del reintegro solo per le discriminazioni?
«Certo che c’è questo rischio e saremmo così l’unico Paese europeo con questa ampia libertà di licenziamento. E poi c’è un altro rischio: trapela la possibilità che l’articolo 18 salti per i nuovi assunti introducendo un devastante sistema duale. Per questo non smetterò di insistere con Cgil e Uil perché si medi verso soluzioni condivise».
Lei non si sente isolato dopo il no di Angeletti?
«Con Luigi parlerò domani (oggi ndr ). Spero di convincerlo come tante volte lui ha convinto me».
Si parla tanto del modello tedesco, ma nelle bozze di intesa non si parla mai di partecipazione dei lavoratori né dei contratti di solidarietà.
«Le autorità europee si aspettano un cambio degli assetti normativi per rendere più moderno il mercato del lavoro. Monti farebbe bene a porre con la stessa forza cambiamenti verso il modello renano, verso l’economia sociale di mercato. Lo ha citato pure nel suo intervento a Milano e allora mi auguro che dia risposte anche su questa prospettiva. Bisogna trovare uno schema di collaborazione tra le parti proprio dove si produce. La crescita passa anche da qui».
DALLA STAMPA DI STAMATTINA
Governo
Sull’art. 18 la mediazione proposta è lasciare, per i soli licenziamenti disciplinari, scelta al giudice tra reintegro e risarcimento.
Nessuna apertura, invece, sui licenziamenti per motivi economici, per i quali resterebbe solo la possibilità di un indennizzo economico.
Confindustria
Via libera della Confindustria al modello proposto dal governo sui licenziamenti per motivi economici (solo indennizzo).
No alla mediazione del governo sui licenziamenti disciplinari, dubbi sulla flessibilità in entrata per il timore di maggiori costi.
Rete Imprese
Sulla flessibilità in uscita, tema centrale per le piccole imprese, Rete Imprese apre al confronto e chiede meno vincoli rispetto ai più grandi.
No irremovibile al Sussidio di disoccupazione universale (Aspi) che aggrava gli oneri contributivi per piccole imprese e artigiani.
Cgil
La Cgil è disponibile al confronto con il governo sul tema degli ammortizzatori sociali e alla riduzione del numero dei contratti atipici.
No alla proposta del governo sull’art. 18: sì al modello tedesco ma nella sua versione integrale con più garanzie per i lavoratori.
Cisl
La Cisl è disponibile ad accettare la mediazione del governo sull’art. 18 per evitare soluzioni più drastiche di quelle finora sul tavolo.
Più rigida la posizione sui contratti atipici: giro di vite su partite Iva e co.co.pro per impedire di aggirare le norme sulle assunzioni stabili.
Uil
La Uil apre all’ipotesi di licenziamenti economici dietro corresponsione di un indennizzo economico.
La Uil chiede che siano fissate per iscritto le cause che legittimano il licenziamento disciplinare da parte dell’azienda.
INTERVISTA DI ANGELETTI ALLA STAMPA
Un accordo non è possibile - dice Luigi Angeletti, segretario generale della Uil - è possibilissimo. Basta togliere questa impuntatura, questa norma sui licenziamenti disciplinari che non c’entra assolutamente niente con l’economia, con la flessibilità, con i posti di lavoro. È una pura questione di potere».
Segretario, ci spiega perché su questo argomento è pronto a far saltare il negoziato?
«Il ministro Fornero sa bene che sui contenuti importanti della riforma ci sono state larghe convergenze, l’abbiamo verificato anche negli incontri di sabato a Milano. Non siamo d’accordo sull’articolo 18. E la nostra non è una posizione ideologica: difendiamo banalmente e semplicemente delle buone ragioni. La flessibilità in uscita non c’entra niente con l’articolo 18, che dice soltanto che per licenziare ci dev’essere un giustificato motivo. La flessibilità in uscita è una conseguenza dell’andamento dell’impresa, dei suoi processi di ristrutturazione, dell’andamento del mercato. Ma la questione dei licenziamenti disciplinari riguarda solo i rapporti di potere in azienda tra l’impresa e il lavoratore. Oggi, in Italia, non ci sembra che le imprese siano in una condizione di inferiorità. Anzi, ci pare che siano in una condizione di forza nei confronti dei loro dipendenti. E non c’è nessuna ragione per squilibrare questi rapporti ancora di più a favore dell’impresa».
E su questo non siete disposti a trattare.
«Lo saremmo se qualcuno ci spiega per quale ragione si deve concedere la discrezionalità all’imprese di decidere lei quali sono i comportamenti censurabili che possono portare al licenziamento».
Volete che siano definite chiaramente quali sono le giuste cause e i giustificati motivi?
«Lo proponiamo da tempo. Perché non hanno il coraggio di mettere per iscritto quali sono le cause per cui un lavoratore può rischiare di essere licenziato?»
Perché, secondo lei?
«Perché sono infingardi. Perché vogliono dare più potere alle imprese. Se io fossi un imprenditore non mi vergognerei a dire che se uno ruba, se si assenta oltre certi limiti, se boicotta il lavoro dev’essere licenziato. E pretenderei che fosse messo nero su bianco».
Perché si preferisce lasciare vaghezza?
«Per avere le mani libere, non certo per ragioni di giustizia. Perché si vuole far sì che in azienda il capo ti possa dire: “guarda che ti posso licenziare, quindi non rompere e sta attento”».
Secondo lei, in questo modo, alle aziende basterebbe «una minaccia» di licenziamento?
«Proprio così. Per questo vogliono cancellare il reintegro, perché fa da deterrente contro questo tipo di intimidazioni».
Angeletti, per tanti anni lei è andato a braccetto con Bonanni e con la Cisl. Adesso è diventato un «estremista» come Camusso?
«Raffaele teme che senza un accordo nel governo possano prevalere le spinte più radicali e la norma sia persino peggiore. È un ragionamento che fila, ma ci sono cose che io non sono disposto ad accettare».
Il ministro Fornero dice anche senza un accordo la riforma la presentano in Parlamento. Che accadrà? Qualcuno è sicuro che farete uno sciopero.
«Noi ribadiremo la nostra proposta, e chiederemo a tutti i partiti di sostenerla perché è ragionevole. Voglio vedere chi dice no, chi è che vuole dare alle imprese la libertà di fare tutto quello che vogliono pagando un po’ di soldi. Magari avranno una maggioranza, ma non ne sarei tanto sicuro».