Gianfranco Ravasi, Domenica-Il Sole 24 Ore 18/3/2012, 18 marzo 2012
BREVIARIO - IL LAVORO
Amo il lavoro; mi affascina. Posso star
seduto per ore a guardarlo.
«Cuncè, che brutto suonno che mi sò fatto stanotte. Mi sono sognato che lavoravo». Come non ricordare questa battuta del Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo, con tutta la sua autoironia partenopea? Divertente è anche l’altra battuta che ho sopra proposto, cercandola in uno dei romanzi della mia adolescenza, i Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome, una deliziosa miscela di elementi comici e sentimentali.
La tentazione di evitare il biblico «sudore della fronte» è sempre in agguato; l’ozio è un vizio capitale. Ma è anche vero che ai nostri giorni per molti guardare chi lavora, senza poter lavorare, è un incubo e un dramma. Abbiamo parlato di questo tema perché domani il calendario recherà il nome di Giuseppe, il carpentiere padre legale di Gesù di Nazaret, il nome più diffuso in Italia (auguri!).