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 2012  marzo 18 Domenica calendario

Tutti gli uomini del Palazzo che trattano con il Vaticano - Finoapochimesifal’interlocuto­re unico del Vaticano all’interno del mondo della politica era Gianni Let­ta

Tutti gli uomini del Palazzo che trattano con il Vaticano - Finoapochimesifal’interlocuto­re unico del Vaticano all’interno del mondo della politica era Gianni Let­ta. Gentiluomo di Sua Santità dal 2008-unicopoliticoacuivennecon­cesso un simile privilegio- ha tessu­to i rapporti con la Santa Sede per an­ni, godendo di un canale riservato che lo portava in qualsiasi momen­to a conversare direttamente con il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. La Santa Sede aveva un problema? Risolveva tutto Gianni Letta. Oggi molte cose sono cambiate. Nell’era del governo Monti gli inter­­locutorisonodiversi, tan­tochenonèfacilenemme­no per le gerarchie vaticane valutare di volta in volta chi chia­mare, con chi trattare, a chi chiedere aiuti e all’occorrenza favori. MarioMontimantieneconlaSan­ta Sede un profilo che non va oltre l’istituzionale,in udienza dal Papa si attiene al protocollo e non bacialamanoalPontefi­ce, un certo distacco chetuttavianondispia­ce oltre il Tevere dove l’ « esecutivo di buona vo­lontà » - così il cardinale Angelo Bagnasco il 23 gen­naioscorso- haricevutoparoledi apprezzamento, moderato ma co­munque reale, sia dal giornale uffi­ciale, l’ Osservatore Romano , sia da quello meno ufficiale ma i cui scritti non escono senza un imprimatur dall’alto,la Civiltà Cattolica. Oltre l’apparenza, oltre la corte­sia, avoltefreddaaltrevoltepiùsenti­ta, trachiguidailPaeseechihainma­no il governo in Vaticano, c’è molto altro:telefonate,missive,incontriri­servatidivoltainvoltaconinterlocu­tori diversi: «i piccoli Gianni Letta», come li chiamano in Vaticano. Per­ché per la Santa Sede far sentire il proprio peso sull’altra sponda del Tevere resta una questione decisi­va, capitale.E lo sanno bene all’am­basciata d’Italia presso il Vaticano dove le grane che un tempo veniva­n­o girate nelle mani di Letta debbo­no essere oggi «distribuite» di volta in volta in mani differenti. L’ultimo esempio in ordine di tempo è di giovedì scorso. Nel gior­no in cui la Cassazione stabiliva che le coppie omosessuali non possono sposarsi, ma devono godere di quei diritti che permettono una vita fami­­liare, in Vaticano si domandavano chi fossero quegli interlocutori più affidabili coi quali almeno confron­tarsi in merito: Andrea Riccardi, Lo­renzo Ornaghi, Rocco Buttiglione, Maurizio Lupi, Giuseppe Fioroni? Senz’altro ognuno di questi nomi è oggi prezioso per la Santa Sede - e non è un caso che a due di loro (Lupi e Buttiglione) Avvenire abbia chie­sto un commento in merito alla sen­tenza - anche se un rapporto prefe­r­enzialeconilpremiercel’hasoltan­tounapersona: FedericoToniato,vi­cesegretario di Palazzo Chigi, l’uni­co in grado di parlare contestual­mente con Monti e col cardinale Ber­tone, senza ulteriori intermediari. Sul’Ici alla Chiesa una sua parte l’ha giocata Andrea Riccardi. Men­tre la conferenza episcopale italiana alzava la voce per l’esenzione con­ces­sa alle scuole statali perché svol­gono un servizio pubblico e il diver­so trattamento riservato alle scuole private anche cattoliche, il fondato­re di Sant’Egidio faceva da sponda col Vaticano. Non è un mistero per nessuno che Riccardi abbia guada­gnato negli ultimi mesi un rapporto piùassiduoconBertone, mentreilri­f­erimento principe per la Chiesa ita­liana, edunqueperilpresidentedel­laCeiAngeloBagnasco, restaLoren­zo Ornaghi. Quest’ultimo è poco appariscen­te, lavora più nell’ombra ma è l’uni­co c­he può vantare l’effettivo impri­matur della Cei circa la sua entrata nell’esecutivo. Un imprimatur che gli dà di fatto il mandato di vigilare sullapieganeocentristachesembra­v­a poter prendere inizialmente il ra­duno delle sigle dell’associazioni­smo cattolico a Todi e ancora sulla necessità di perseguire, anche in questa fase incerta di governo tecni­co, ladifesadeiprincìpinonnegozia­bili che con buona pace di molti re­sta il faro a cui guardare, il presuppo­sto da non disattendere. Bottiglione, LupieFioroninonso­no ovviamente un riferimento per i lavori dell’esecutivo, ma con la fine del governo Berlusconi, e dunque con un certo ridimensionamento di Letta, sono divenuti figure da ascol­t­are circa le attività dei rispettivi par­titi. E soprattutto circa gli scenari fu­turi. Se c’è una cosa sulla quale Berto­ne e Bagn­asco sembrano poter con­cordare è sull’obiettivo che i cattoli­ci impegnati in politica debbono darsi di qui sino alla fine del governo Monti: spingere perché il bipolari­smo non muoia seppure all’interno diunsistemaproporzionale. Bipola­rismo proporzionale sì, insomma, bipartitismo tout court no. Ha la be­nedizione delle gerarchie la spinta perché si arrivi a un sistema propor­zionale con preferenze.