MARCO BELPOLITI, La Stampa 18/3/2012, 18 marzo 2012
Piccoli prodigi crescono: lettere inedite - Un giorno, da bambino, Stephen King scoprì in solaio una raccolta di racconti di Lovecraft che era appartenuta a suo padre, fuggito di casa quando lui aveva appena due anni
Piccoli prodigi crescono: lettere inedite - Un giorno, da bambino, Stephen King scoprì in solaio una raccolta di racconti di Lovecraft che era appartenuta a suo padre, fuggito di casa quando lui aveva appena due anni. Fu la svolta. A 14 anni, nel 1961, afferma: «Scrivo da quando ne ho memoria». Madonna Veronica Ciccone perse la madre a cinque anni. Terza di sei figli, imparò presto a prendersi cura di sé. Quando scrive al regista Stephen Lewicki è il 1979 e lei mente sull’età («Sto per compiere vent’anni») per ottenere la parte in un film erotico che poi tenterà di cancellare dalla sua biografia. David Bowie era cresciuto con un fratello schizofrenico e un’indomabile passione per la musica: fondò il primo gruppo a 15 anni, pubblicò il primo 45 giri a 17 anni. Il primo album a 20, nel 1967, quando riceve la lettera di una fan, Sandra. A cui risponde con cortesia. Cosa ci dicono queste lettere inedite (che anticipiamo dalla rivista online Satisfiction.it, nella traduzione di Nicola Manuppelli)? Che i ragazzi che hanno sofferto hanno le idee più chiare sul proprio futuro? O che quelli che hanno le idee chiare alla fine ce la faranno? *** Madonna: il mio dilemma, o suora o star del cinema Caro Stephen, scusami per la presentazione informale. Sono stata via diversi mesi e al ritorno ho scoperto di aver smarrito molti documenti importanti. Compresi i miei CV. Sono nata e cresciuta a Detroit, nel Michigan, dove ho iniziato la mia carriera - impaziente e precoce al tempo stesso. Già quando facevo la quinta elementare, sapevo che non avrei voluto essere altro nella vita se non una suora o una star del cinema. Nove mesi in un convento mi sono bastati per guarire la prima inclinazione. Durante il liceo, diventai un po’ schizofrenica siccome non riuscivo a scegliere se essere la vergine della classe o comportarmi esattamente al contrario. Entrambe le cose avevano, d’altronde, i loro valori, per quanto mi riusciva di vedere. Quando ho compiuto quindici anni, ho cominciato a prendere lezioni di danza classica con una certa regolarità e ad ascoltare musica barocca. E lentamente, ma con decisione, ho sviluppato una forte antipatia per i miei compagni di classe, gli insegnanti e le scuole superiori in generale. C’era una sola eccezione ed erano le lezioni di recitazione. [...] Segretamente adoravo ogni volta in cui tutti gli occhi erano puntati su di me e potevo fare pratica nel risultare affascinante o sofisticata, in modo da prepararmi per il mondo esterno. [...] Nel maggio del ’79 alcuni produttori discografici francesi (Aquarius Label) mi hanno vista cantare e ballare a un provino e mi hanno chiesto di seguirli in Europa, dove mi avrebbero lanciata come cantante. Un appartamento sulla 36 & 10 Ave e una dieta costante a base di popcorn hanno reso la decisione facile. Sono andata a Parigi, con l’accordo che dopo pochi mesi di lavoro in uno studio musicale e di familiarizzare con l’industria discografica, avrei deciso se volevo firmare un contratto con loro. Dopo due mesi di ristoranti e locali notturni tutti i giorni, trascinata in paesi diversi ogni settimana e lavorando con uomini d’affari e non musicisti, ho capito che quella vita non era fatta per me. Sono rimasta a Parigi per un altro mese, sentendomi miseramente improduttiva, ma a un certo punto non sono più riuscita a sopportare quella sterilità e la mancanza di una fissa dimora, così sono tornata a New York. Sono qui da tre settimane, lavoro con la mia band, imparando a suonare la batteria, prendendo lezioni di danza e in attesa di compiere il mio 20˚ compleanno. Ho detto tutto? Madonna Ciccone *** David Bowie: non sono così biondo! Cara Sandra, quando sono arrivato qui, nell’ufficio del mio manager, pochi istanti fa, mi è stato consegnata la prima lettera che abbia mai ricevuto da una fan americana - e questa fan sei tu. La cosa mi ha dato una tale felicità che ho sentito l’esigenza di sedermi e scrivere subito una risposta, anche se Ken mi stava gridando di proseguire con uno script di cui ha un dannato bisogno. [...] Ero in attesa di qualche reazione all’album da parte del pubblico americano. Sono comparse recensioni su Billboard eCash Box , ma è roba scritta da critici professionisti che raramente riflette le opinioni del pubblico. I critici sono stati molto lusinghieri tuttavia. Hanno anche apprezzato il singolo Love You Till Tuesday . Ho una copia della versione americana dell’album. La foto è un po’ più gialla di quanto dovrebbe essere. Non sono così biondo! Penso che l’immagine sul retro mi assomigli di più. E spero che ti piacciano le foto che qui ti allego. In risposta alle tue domande, il mio vero nome è David Jones e non c’è bisogno che ti dica perché l’ho cambiato. «Nessuno ti prenderà in giro», ha detto il mio manager. Il mio compleanno è l’8 gennaio e credo di essere alto un metro e 55. C’è un fan club qui in Inghilterra, ma se le cose vanno bene negli Stati Uniti penso ne nascerà uno anche lì. Ora è un po’ presto anche solo per pensarci, però. Spero un giorno di passare in America. Il mio manager mi racconta un sacco di aneddoti a riguardo, dato che ci è stato spesso per gestire altri suoi affari. Stavo guardando un vecchio film in televisione l’altra sera, chiamato Un urlo nella notte , un gran film, ma piuttosto deprimente se davvero riflette quella che è l’American Way Of Life. Tuttavia, poco dopo, hanno mandato in onda un documentario su Robert Frost, il poeta americano, girato prevalentemente nella sua casa in Vermont, e questo ha risistemato tutto. Sono sicuro che il documentario sia più vicino a quella che è la vera America. Ho girato il mio primo film la scorsa settimana. Solo un quarto d’ora, ma una buona esperienza per un film più lungo con cui sarò impegnato da gennaio. Grazie per essere stata così gentile da scrivermi e ti prego di mandarmi altre lettere e fammi sapere un po’ di più su di te. Cordiali saluti, David Bowie *** Stephen King: ho 14 anni e scrivo da sempre Caro direttore, ho 14 anni di età, e scrivo da quando ho memoria - e negli ultimi due anni ho cominciato a inviare i miei manoscritti. Mi sono iscritto alla vostra rivista, e la mia rubrica preferita è la sezione dei necrologi, anche se la sezione di racconti «O. Henry Comet», cui è destinata questa storia, viene immediatamente dopo. La ringrazio per la disponibilità a leggere il mio racconto e spero le sembrerà adatto per la «O. Henry Comet». Cordiali saluti, Stephen King