Marco Liera, Il Sole 24 Ore 18/3/2012, 18 marzo 2012
I CATTIVI INSEGNAMENTI DEL «DEFAULT» DELLA GRECIA
Il default "pilotato" della Grecia può rappresentare un punto di svolta nel rapporto tra investitori privati e mercati finanziari per almeno quattro "scoperte", in gran parte spiacevoli. Nel frattempo, i risparmiatori già detentori dei bond greci aspettano di scoprire sul proprio rendiconto bancario il valore di mercato dei titoli ricevuti allo swap, che - in base a quanto stabilì l’Agenzia delle Entrate in occasione del crack Argentina - dovrebbe rappresentare la base di calcolo della minusvalenza con la quale poter compensare plusvalenze da trading nei prossimi quattro periodi di imposta.
e Uno Stato dell’eurozona può fallire. Questa è la quinta volta che la Grecia fallisce (era già accaduto nel 1843, 1860, 1893 e 1932), ma è la prima volta che uno Stato di Eurolandia finisce in default. In appena 13 anni di storia si crea già un precedente potenzialmente pericoloso per la fiducia e la credibilità del sistema della moneta unica. Se uno Stato di Eurolandia è in difficoltà, i partner lo aiutano tra mille incertezze ma poi lasciano il cerino in mano ai creditori (non a tutti).
r Uno Stato con un rating "A" può fallire nel giro di 27 mesi. Prima del default della Grecia, non era mai accaduto che un emittente sovrano precedentemente dotato di rating "A" fallisse. Si era verificata un’insolvenza di uno Stato che aveva avuto la tripla B (Argentina). Ciò che sorprende nel caso della Grecia è anche la rapidità con la quale è passata dall’Olimpo dei debitori alla bancarotta. Un altro capitolo tragico per le società di rating. A quando un fallimento di una doppia o una tripla A sovrana?
t I creditori di uno Stato possono essere trattati in modo abissalmente diverso. Alcuni investitori (come i gestori di M&G Investments) sono stati particolarmente caustici nell’evidenziare come ora anche nei titoli pubblici esistano vari gradi di subordinazione a seconda del possessore. Non lo sapevamo, grazie per averci avvertito in tempo. Un conto è se sei la Bce (che non riporterà alcuna svalutazione sui bond greci), un altro è se sei un investitore privato (che esce con un perdita del 70/80%). Attenzione al circolo vizioso che si può instaurare: più le banche centrali e altri organismi "protetti" (come l’Fmi) detengono bond pubblici, più la perdita è grave per gli investitori privati incagliati nei default sovrani (perché su di loro viene scaricato tutto il "buco"), più aumenta la quota di bond pubblici detenuta dagli organismi "protetti" post-default (ora pari al 59% dei titoli greci in circolazione). E così via.
u Prestare soldi a un’azienda privata può essere meno rischioso, a parità di altre condizioni, che prestarli a uno Stato. In settimana il collocamento di bond Luxottica (riservato a investitori istituzionali) è stato un grande successo. I bond della multinazionale dell’occhiale sono stati collocati a 3,7%, contro il 4,3% del BTp di pari scadenza. Da mesi il mercato sconta inferiori rischi su diversi bond privati rispetto a quelli emessi dagli Stati in cui le rispettive imprese emittenti hanno la sede e gran parte delle loro attività. Il piratesco default della Grecia non può che rafforzare questa percezione.