Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 18 Domenica calendario

LA COMMISSIONE DEL SENSO DEL PUDORE

Oh santo cielo! È inimmaginabile, è orribile. Non riusciamo a capire il perché di questa spietata punizione”. Delphine e Muriel Coulin, registe del casto 17 ragazze, transitato tra premi e consensi a Cannes e Torino ma appena vietato ai minori di 14 anni dall’apposita commissione del Mibac, non c’entrano. Il grido di dolore è un frammento sopravvissuto ai tagli della censura (326 metri di pellicola) che il Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, fu costretto a effettuare nel febbraio 1980. Prima del sequestro definitivo del film e dei 4 mesi di reclusione inflitti al suo autore. La storia è nota. E va avanti dal 1913. Qualcuno decide cosa si può o non si può guardare. Ciò che è etico o immorale. E mette un bollo senza il quale l’unica visione consentita è quella nel tinello di casa propria. W la Foca di Mariano Laurenti pagò una vocale, l’analogia con un noto stornello e la relativa benedizione. L’ultimo tango di Bertolucci un panetto di burro. Ciprì e Maresco l’universo intero delle violazioni meritandosi una definizione da Giordano Bruno: “Degradante per la dignità del popolo siciliano, del mondo e dell’umanità”. Opere bruciate in pubblica piazza, stravolte o fatte sparire in fretta da un istituto che ogni settimana rinnova le antiche liturgie. Della seconda commissione (quella che ha vietato 17 ragazze) fanno parte nove persone.
GIURISTI, pedagoghi, alfieri di associazioni genitoriali, animalisti ed “esperti di cultura cinematografica” di cui risultano rade tracce sul tema e ancor più scarne pubblicazioni. Sul loro parere però il Mibac può poco. Sono indipendenti e, dicono, inflessibili. Forse perché il lavoro è ingrato e la paga, da fame. Sedici euro lordi a pomeriggio e la penna pronta a decrittare la supposta oscenità di un culo o la blasfemia di un vilipendio. Visione e decisione dunque, a ritmi fordisti e con la coda del famigerato dibattito morettiano, a porte chiuse e un segretario nell’angolo, a verbalizzare. Normale che nella confusione di temi e visioni, tanto peso per i patrii destini sulle spalle e una vaga aria di processo kafkiano, il censore del 2000 si confonda. È accaduto per 17 ragazze. Il numero di un gruppo di fanciulle minorenni che decide di rimanere incinta nello stesso periodo di tempo. Storia vera, trattata con rara delicatezza di sguardo da due sorelle francesi (Dephine e Muriel Coulin) e trasposta dal Massachussets a Lorient, in faccia all’Oceano, dove i gabbiani girano in tondo sugli specchi d’acqua e la desolazione è la puntata quotidiana di un libro sempre uguale. Anche per questo le ragazze riscrivono il finale: “Hai fatto una scelta e adesso non puoi più tornare indietro” mentre fidanzati occasionali, insegnanti e genitori “Non sapevo che volessi una piccola vita di merda” erigono barricate spazzate via da un’incosciente determinazione. La commissione censura (le motivazioni su cui i distributori del film – la Teodora di Vieri Razzini e Cesare Petrillo – potrebbero appellarsi non sono ancora uscite) avrebbe giudicato inaccettabile il fumo denso di una “canna” aspirata in collettività e biasimato l’apologo libertario sulla maternità precoce, valutandone “il forte rischio emulativo”. Come stabilire che dopo una sparatoria, lo spettatore carichi la pistola fin dai titoli di coda. Più combattiva di altre, pare sia stata, la psicologa e docenta universitaria Anna Maria Giannini, già in tv con Gigi Marzullo e recente autrice di un Giovani e legalità per il Mulino con contributi pregevoli (Don Ciotti) ma curato con Roberto Sgalla (latore delle impudiche versioni poliziesche fornite alla stampa alla Scuola Diaz di Genova nel luglio del 2001). Il libro parla di adolescenti. Lo stesso tema di 17 ragazze per il quale Petrillo non si dà pace: “La tv farà fatica a comprarlo ma francamente, mi viene da ridere più che da piangere. Porno, sparatorie e pedofilia sono a portata di clic, ma si proibisce con una motivazione medievale la fruizione di un film che si può anche considerare brutto ma non certo offensivo. È una logica allucinante”.
UNA DELLE sorelle Coulin si aggrappa all’ironia: “Pensavo che dopo Noemi avessero liberato il sesso prima dei 18 anni” e il pubblico aspetta venerdì prossimo. Come è ovvio, anche grazie alla decisione dei “revisori” del senso del pudore, la minuscola zattera di 17 ragazze ha preso il mare. Curiosità improvvisa, fitto scambio di “non sarei andata ma correrò a vederlo” sulle piattaforme telematiche,imbarazzodalMinistero dove avrebbero fatto a meno dello spot in bianco e nero e fanno sapere, non tutto è perduto: “Ci sarebbero anche i tempi per l’accoglimento di un ricorso”. Come le ragazze di Lorient certi commissari “dormono ancora con i peluche”. In un mondo perfetto, in cui cui, “fatta una scelta, non si può tornare indietro”.