Stefano Bartezzaghi, la Repubblica 18/3/2012, 18 marzo 2012
L´amore è fatto di ore e di more – Fra le prime cose che viene naturale fare quando si sente una parola sconosciuta è cercare di ricostruirne il significato, scomponendola
L´amore è fatto di ore e di more – Fra le prime cose che viene naturale fare quando si sente una parola sconosciuta è cercare di ricostruirne il significato, scomponendola. La prima volta che sentiamo conforme, pensiamo a con, che è il prefisso dell´unione o della compagnia, e alla forma: avere una forma simile, compagna. In conformismo troviamo conforme e -ismo: l´atteggiamento, l´inclinazione di chi si conforma facilmente. Anticonformismo si scompone in anti, con, forma, ismo, pezzi di un puzzle che ci può dare un´idea del significato complessivo. Il contesto ci aiuterà a capire se siamo fuori pista; il dizionario ci dirà se la nostra ricostruzione corrisponde agli usi che sono stati fatti sinora della parola. Ma sempre (sempre!), e pure se non ce ne rendiamo conto, dare un significato alle espressioni ha più della congettura che della semplice e meccanica decodifica. Sbaglierebbe congettura, per esempio, chi incominciasse a scomporre anticonformismo trovandoci la parola antico. La sequenza di lettere c´è, ma la parola non è pertinente. «Tu sei la persona che fa venire in mente che dentro all´anticonformismo c´è la parola antico»: se dico così a un amico non sto facendo dell´etimologia, sto facendo un gioco (gioco inventato da Saul Bellow in un suo racconto). Nell´infanzia ci si stupisce che nella parola mascarpone ci sia lo scarpone, o che ci sia il volo nella parola volante (infatti molti bambini lo chiamano guidante). Da grandi si diventa magari rebussisti. Il rebussista è qualcuno che trova le ore e le more nell´amore; lo scrittore Primo Levi aveva il pallino dei rebus e trovava la cicogna nascosta fra sedici cognac. Nel rebus, le sequenze significative diventano parole il cui significato viene illustrato nella vignetta; le lettere che non servono a formare sequenze significative vengono usate come etichette per mostrare al solutore i soggetti della figura che sono pertinenti alla soluzione. L´autore del rebus Sol chi lavora vive ha visto in questa frase dei solchi (con etichetta L), un vecchio signore ovvero un avo (con etichetta R) e degli altri avi (con etichetta VE): solchi L, avo R, avi VE = Sol chi lavora vive. L´illustratrice, Maria Ghezzi Brighenti (in arte: la Brighella), ha immaginato una scena agreste in cui fosse presente un aratore, giovane e possente, che facesse contrasto con gli anziani ai margini del campo: così che la vignetta ha finito per illustrare anche il senso (crudele) della frase risolutiva. Sol chi lavora, vive. La cara Brighella continua perciò a lavorare, e se incontra un rebus come quello che Erri De Luca ha messo nel suo ultimo libro può venirle voglia di illustrarlo. Qu andò; L, A more; M anca; l´avo lontano N; B asta. Con una scelta di discreta e semplice genialità la Brighella ha collegato l´«andò» con un «avo lontano»: passato remoto e lontananza spaziale finiscono per rafforzarsi l´una con l´altro. Attorno, rovi, giovani donne, bandiere completano il quadro con il trovarobato bucolico così familiare agli appassionati della noble art di cui la Brighella è, si può dire da sempre, l´appartata vestale e segreta demiurga. Con tutto l´amore possibile, e volontà d´avanzo.