Giornali vari, 12 marzo 2012
Anno IX – Quattrocentoquindicesima settimana Dal 5 al 12 marzo 2012Lamolinara Giovedì 8 marzo reparti speciali britannici appoggiati da militari nigeriani hanno tentato di liberare gli ingegneri Franco Lamolinara (italiano) e Christopher McManus (inglese), detenuti in quel momento in un appartamento del quartiere Mabera, città di Sokoto, stato del Sokoto nella Nigeria nordoccidentale
Anno IX – Quattrocentoquindicesima settimana
Dal 5 al 12 marzo 2012
Lamolinara Giovedì 8 marzo reparti speciali britannici appoggiati da militari nigeriani hanno tentato di liberare gli ingegneri Franco Lamolinara (italiano) e Christopher McManus (inglese), detenuti in quel momento in un appartamento del quartiere Mabera, città di Sokoto, stato del Sokoto nella Nigeria nordoccidentale. I due erano stati sequestrati il 12 maggio dell’anno scorso, non si sa ancora se dai fondamentalisti islamici del Boko Haram (responsabli di 400 assassinii dall’inizio dell’anno) o da una banda di delinquenti comuni, pronti magari a rivendere gli ostaggi dopo aver incassato una prima tranche di un milione e duecentomila euro pagati dagli inglesi (secondo quello che sostiene la Nouachkott Information Agency, smentita da Londra). Il blitz, come i lettori già sapranno, ha avuto un esito tragico: i sequestratori, mentre rispondevano al fuoco anglo-nigeriano, hanno trascinato in un bagno i due rapiti e li hanno ammazzati. Lamolinara, il cui cadavere è già rientrato in Italia, risulta ucciso da tre colpi al corpo e da uno alla testa, sparati da un fucile che, a un primo esame, non sembrerebbe di quelli in dotazione alle forze britanniche.
Londra Come mai il governo inglese non ha avvertito il governo italiano dell’azione imminente? Su questo interrogativo la politica italiana, i giornali, il ministero degli Esteri si sono accapigliati per tutto il fine settimana. A quanto si capisce, Londra – qualche giorno prima dell’intervento – aveva fatto sapere al governo italiano che esisteva la possibilità di un blitz, senza ricevere da parte nostra alcuna obiezione. Il governo italiano (Monti? Terzi?) è poi stato avvertito a operazione già cominciata. E infine lo stesso primo ministro David Cameron ha chiamato il nostro Mario Monti, che stava tornando in aereo da Belgrado, per informarlo della tragedia ormai compiuta. Su questa procedura si sono innescate prima di tutto polemiche italiane contro gli inglesi: un comunicato di Palazzo Chigi piuttosto piccato la sera di giovedì 8 marzo, e una dichiarazione forte di Napolitano venerdì (il comportamento inglese è «inspiegabile», dopo «questa azione di forza» serve «un chiarimento politico-diplomatico»). Gli inglesi hanno risposta per bocca del loro ministro della Difesa Phil Hammond («Comportamento inspiegabile? No, spiegabilissimo, per quanto doloroso») e il loro ministro degli Esteri, William Hague, verrà presto in Italia per sanare la ferita. Ma il portavoce di Downing Street ci ha tenuto a far sapere che il premier Cameron non ha chiesto scusa per il comportamento tenuto a Sokoto.
Roma Ne viene che, combinando i fatti nigeriani con quelli del Kerala indiano – dove i nostri due marò accusati di aver ammazzato due pescatori sono ancora detenuti e non usciranno di carcere prima di due mesi -, si ricava la certezza che l’Italia sia poca cosa sulla scena internazionale, carezzata quando si tratta di imporre sacrifici che facciano scendere lo spread e salvino l’Europa (questa settimana lo spread è calato sotto i 300 punti), ignorata e forse addirittura disprezzata quando si tratta di fare politica-politica sulla scena mondiale. Percepimmo una sensazione di minorità rispetto ai francesi al tempo della guerra di Libia, sentiamo che la solidarietà europea è fiacca nella faccenda dei due marò, constatiamo con un certo sgomento che gli inglesi possono intervenire in un caso in cui è coinvolto un italiano senza neanche avvertirci. Il ministro degli Esteri Terzi, messo sotto accusa da La Russa e soprattutto da Maroni («il governo per nulla autorevole dei professori si fa prendere per il c… dagli inglesi»), ha risposto prima a Maroni («Maroni farebbe bene a occuparsi delle vicende interne alla Lega», allusione all’inchiesta aperta dalla magistratura milanese su Davide Boni, presidente del consiglio regionale lombardo, accusato di aver incassato una mazzetta da un milione e intorno al quale Bossi e i suoi fanno quadrato), poi ha scritto una lettera al Corriere della Sera in cui difende a 360 gradi l’operato della Farnesina: su Lamolinara – dice – riferirò in Parlamento, siamo impegnati a tener testa alle «organizzazioni terroristiche internazionali che operano in territori sconfinati che vanno dal Maghreb all’Oceano indiano dal Pakistan all’America Latina», quanto ai due marò il ministero aveva raccomandato al comandante della petroliera “Enrica Lexie” di non avvicinarsi alla costa indiana e di non far scendere i due militari italiani a terra.
Servizi In concreto, la tragedia di Sokoto comporterà un ripensamento dei nostri servizi segreti, il cui capo Adriano Santini è stato convocato a Palazzo Chigi. Santini, messo a quel posto da Berlusconi anche per raccomandazione di Bisignani, ha sempre teorizzato la prevalenza dell’analisi-dati all’azione sul campo (con 2.500 agenti a disposizione). In Nigeria, nonostante un nostro connazionale sequestrato, non c’era neanche uno dei nostri 007.
Lamolinara Franco Lamolinara, da Gattinara in provincia di Vercelli, stava in Nigeria da 11 anni, tornando di tanto in tanto a casa. In questi dieci mesi di sequestro, la moglie Anna, i figli Mattia (19 anni) e Nicole (16), avevano ben sperato: uomini dei servizi o del ministero degli Esteri li chiamavano regolarmente tranquillizzandoli che tutto andava bene. Adesso, per consolarli, è andato a casa loro lo stesso Monti, condividendone il pianto e bevendo con la famiglia un caffè preparato dai due ragazzi.
Sequestri A questo punto, gli italiani sequestrati nel mondo sono otto. Maria Sandra Mariani, fiorentina, 53 anni e un figlio, Alessio; appassionata del deserto al punto da ospitare, nel suo agriturismo fiorentino, dei tuareg; presa nel Sahara il 2 febbraio dell’anno scorso, mentre s’era allontanata un attimo per fare delle compere. Giovanni Lo Porto, palermitano, 38 anni; ha sempre girato il mondo per aiutare il prossimo: ad Haiti dopo il terremoto, adesso nel Punjab pakistano per aiutare la ricostruzione delle case devastate dall’alluvione; sequestrato lo scorso 19 gennaio, forse dai talebani. I sei marinai della “Enrico Ievoli”, sequestrati con la nave lo scorso 27 dicembre e al momento alla fonda in qualche punto della costa somala.
Dell’Utri Polemiche – anzi: grandi polemiche – per la sentenza della Cassazione che impone alla Corte d’Appello di Palermo di rifare il processo a Marcello Dell’Utri, già condannato a 7 anni per “concorso esterno in associazione mafiosa”. Polemiche, intanto, sul significato della sentenza: da un lato Berlusconi e i suoi che parlano di persecuzione durata 19 anni e finalmente risolta; dall’alto i magistrati siciliani che ribadiscono: se la Cassazione avesse voluto sostenere l’innocenza di Dell’Utri, non avrebbe imposto di rifare il processo, ma avrebbe semplicemente cassato la sentenza. Polemiche poi su questo reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”, a rigore non presente nel codice ma inventato – per dir così – da Falcone e Borsellino per colpire quella zona grigia che circonda la mafia e la aiuta senza partecipare a nessun fatto criminale specifico, un’acqua insomma che permette ai pesci di nuotare (come si diceva all’epoca del terrorismo rosso riferendosi a quelli dell’Autonomia). Il procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello ha sostenuto con forza che questo reato non esiste, argomentazione che ha reso possibile la sentenza finale, ma che ha innescato poi una furibonda risposta dei magistrati dell’accusa: Antonino Ingroia ha gridato che certi sofismi si tirano fuori solo quando c’è di mezzo un potente e che le idee di Iacoviello, se accolte, rischiano di trasformarsi in un colpo di spugna per tanti processi di mafia; Giancarlo Caselli ha sostenuto che il Csm – organo di governo della magistratura – dovrebbe intervenire contro Iacoviello, sanzionandolo per le sue idee difformi dal pensiero (forse) dominante.