Caterina Maniaci, Libero 18/3/2012, 18 marzo 2012
IL PAPA ORDINA UNA COLONIA SU MISURA: VERBENA E TIGLIO PER RILASSARSI
Ci sarà chi storcerà la bocca e farà il discorso moralista: un profumo personalizzato per il Papa? Non è un segno di ostentazione? Non è una debolezza troppo mondana, per non dire modaiola? Discorsi già fatti quando, tempo fa, si seppe che un paio di scarpe rosse portate da Benedetto XVII erano firmate Prada.
Ora si viene a scoprire – la notizia viene rilanciata dal quotidiano britannico The Telegraph – che il Vaticano ha chiesto alla profumiera glamour ed esclusiva Silvana Casoli da Reggio Emilia di creare un’essenza unica per il Pontefice. Il nome della Casoli è una garanzia. il presidente Giorgio Napolitano usa il suo Imprinting, Madonna è stata la prima star a indossare Chocolat, e fra i clienti storici c’è anche Juan Carlos di Spagna. I suoi profumi hanno conquistato Sting, Patty Pravo, Monica Guerritore, e tanti altri nomi celebri dello spettacolo, del la politica, dell’economia. Profumi che hanno conquistato tutto il mondo e oggi sono venduti in 36 Paesi del mondo.
Ma la Casoli non piace solo al mondo – appariscente e piuttosto evanescente – dei vip o della moda. È la consulente di importanti santuari, come quello di Sant’Antonio da Padova, per cui ha preparato le essenze per le messe di Pasqua, e ha realizzato i profumi usati nelle cerimonie al santuario di Santiago di Compostela.
Ricetta esclusiva e, ovviamente, top secret, per questa essenza che pare sia stata denominata “Acqua di Speranza” o “Acqua di Fede”, che non verrà mai più utilizzata per altri, e che pare abbia incontrato il pieno favore del destinatario. Anche se la Casoli, in qualche intervista, ha “svelato” alcuni ingredienti usati: la verbena, gli agrumi – in onore dell’Italia – e poi molti fiori e frutti, insieme a «una sfumatura di tiglio: tutto quello che rende l’animo sereno».
Le eventuali attenzioni al look, da parte del Papa, vennero subito sottolineate dalla stampa di mezzo mondo a partire dal 2005, poco tempo dopo la sua elezione. Si scrisse che gli piaceva portare occhiali da sole dal design moderno e giovanile; si era accuratamente segnalato un cappello da baseball di colore bianco con la visiera calata sulla fronte usato durante le prime vacanze trascorse sulle Alpi, nel corso delle quali aveva anche preso l’abitudine di indossare una giacca sportiva da montagna portata con disinvoltura sulla veste bianca. Ma quello che fece più rumore fu un paio di mocassini rossi firmati Prada, casa di moda tra le più esclusive, anche se la maison non ha mai ufficialmente confermato.
Dalle scarpe trendy, dal profumo esclusivo, si è anche passati al panettone del Papa. Una storia molto diversa e nessuna ”etichetta” in esclusiva. Qui c’entra la vicenda di una cooperativa, la Giotto di Padova, che si occupa del reinserimento nel mondo del lavoro dei detenuti. In particolare, i detenuti del carcere padovano Due Palazzi sono ormai noti in Italia e non solo per la loro bravura come pasticceri e in particolare per i loto ottimi panettoni. Tanto che il prestigioso Gambero Rosso li ha annoverati come una tra le ottocento eccellenze italiane del mondo enogastronomico. Neppure Benedetto XVI è rimasto insensibile alla fragranza e al profumo dei prodotti natalizi padovani e, ovviamente, al risvolto umano e sociale di una produzione che, assieme ad altre (meccanica, valigeria, gioielli, cucina, call center), dà lavoro e speranza a oltre 120 detenuti.
Nel 2010 per la prima volta dal Vaticano era giunto un consistente ordine per i regali natalizi personali di Sua Santità. E anche per il 2011 è arrivata la conferma, con una confezione speciale personalizzata da un chilo e mezzo.
Caterina Maniaci