Alessandro Carlini, Libero 18/3/2012, 18 marzo 2012
ASSANGE L’ANTICASTA ORA VUOLE UN POSTO AL SENATO
L’eroe del web che diceva di lottare contro i governi di mezzo mondo e la loro politica brutta e cattiva alla fine ha rivelato la sua vera natura. Julian Assange ha annunciato che vuole correre per un posto di senatore nel Parlamento australiano. Il fondatore di Wikileaks vuole farlo anche se si trova da mesi in libertà vigilata nel Regno Unito e attende la sentenza sulla sua estradizione in Svezia per l’accusa di violenze sessuali. Anzi, dicono alcuni, aspira a un seggio nel suo Paese proprio per poter affrontare in modo più sereno i suoi problemi legali. Già il 40enne attivista sostiene che le accuse dei giudici di Stoccolma sono tutta una montatura dell’americana Cia, che vorrebbe rinchiuderlo a Guantanamo per aver rivelato sul suo sito segreti diplomatici e militari degli Stati Uniti. Figuriamoci se diventasse pure senatore: nessuno potrebbe più fargli nulla. I giuristi australiani non hanno dubbi, finché non verrà condannato ad almeno un anno di prigione si può candidare. Il vero problema per Assange è riuscire ad essere eletto. Deve infatti fondare un partito o farsi sostenere da uno che già esiste. Però solo uno degli attuali 76 senatori australiani è un indipendente. Di certo Assange ha pochi amici nel partito di governo del primo ministro laburista, Julia Gillard, che ha definito come irresponsabile la pubblicazione dei “cables”(dispacci) della diplomazia Usa. La Gillard non vuole di certo mettere in crisi le ottime relazioni con Washington. Il fine dell’attivista non è tanto quello di essere eletto, come ha spiegato il britannico Guardian, ma mettere le mani sui contributi elettorali. In Australia, infatti, i candidati che superano la soglia del 4% nel loro Stato portano a casa più di due dollari (australiani) per ogni voto. Assange potrebbe così raccogliere centinaia di migliaia di dollari. A ogni elezione, decine di persone si candidano per cercare soldi e fama in una sorta di caccia all’oro nelle urne elettorali. Da tempo Assange è a caccia di denaro. Ha iniziato la sua autobiografia, per poi disconoscerla, tenendosi però l’anticipo della casa editrice da quasi mezzo milione di sterline. Poi è stata la volta della tv, con l’annuncio di un talk-show condotto da Assange su Russia Today (Rt), canale filo Cremlino che trasmette in inglese, arabo e spagnolo. Il fondatore di Wikileaks è addirittura comparso come personaggio “in giallo” nella 500esima puntata dei Simpson.
Alessandro Carlini