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 2012  marzo 18 Domenica calendario

DI PIETRO A CUORE APERTO


«Punto a capo. Ricominciamo. Più di prima, meglio di prima». E chi l’ammazza Tonino Di Pietro. Lunedì scorso il leader dell’Idv, già pm di punta di Mani Pulite, ha subito due interventi in quarantott’ore agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Inizialmente per una vertebra fratturata cadendo e poi per l’occlusione dell’aorta, che aveva provocato quella caduta, curata con l’impianto di due stent al cuore. «Ho sentito per un attimo l’impotenza di chi rimane a terra immobile, ho visto la mia arteria che si stava chiudendo e ho sfiorato la fine. Ma grazie alla bravura dei medici che mi hanno curato ho riaperto gli occhi o sono tornato con ancora più voglia e determinazione». La prossima settimana sarà di nuovo in sella a dare battaglia al governo Monti. E già lancia il guanto della sfida a Pier Luigi Bersani e a Nichi Vendola per la leadership del centrosinistra.
Ma ha avuto fifa, dica la verità.
«Quando mi sono ritrovato per terra senza potermi muovere, con l’angoscia di non poter arrivare al telefono, sì».
Ha pensato che era giunta la sua ora?
«Il pensiero mi ha sfiorato mentre facevo la coronarografia e il cardiologo, mostrandomi l’aorta discendente quasi completamente occlusa, mi ha detto: “Se si chiude quest’altro pezzettino non passa più il sangue, lei è spacciato”».
Qual è stato il suo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi sotto l’effetto dell’anestesia?
«Riuscirò a rialzarmi?».
E il primo pensiero quando si è risvegliato?
«Mi ha colpito molto che, appena mi sono svegliato, mi abbiano subito fatto mettere in piedi. La prima cosa che ho fatto quando sono tornato completamente lucido è stata stringere la mano ai due medici che mi avevano operato, il radiochirurgo Giuseppe Bonaldi e il cardiologo Orazio Valsecchi, per ringraziarli di avermi salvato».
Adesso, però, dovrà stare riguardato, non potrà più fare bisboccia.
«Dovrò limitarmi nelle quantità, ma non è che, poiché mi hanno messo due stent al cuore, non posso ubriacarmi».
Che dice il medico, può guidare ancora il trattore?
«Certo. Non è mica il trattore che mi ha rotto le ossa, ma il sovrappeso e il calo di vitamina D. E appena finiamo l’intervista, vado a fare la spesa con mia figlia, mica mi metto in carrozzina».
Chi l’ha chiamata per sapere come sta?
«Ho ricevuto le telefonate più inaspettate. Mi hanno chiamato addirittura persone che da magistrato avevo indagato e mandato in galera. Ma anche avversari politici».
Compreso Berlusconi?
«Per una questione di correttezza preferisco non fare nomi senza averne l’autorizzazione».
Da cattolico, si è raccomandato a qualche santo?
«Nella vita ho sempre ascoltato una voce che parlava al mio cuore, e ogni volta che non l’ho fatto mi sono trovato male».
La voce di chi?
«Della mia gemellina Angela, che è morta a 4 anni. Dormivamo sempre insieme e una mattina mi sono svegliato abbracciato a lei che non respirava più. È il primo ricordo che ho della mia vita. E ogni tanto la sogno. L’ultima volta è successo la notte di Capodanno».
E che le ha detto?
«“Hai più di sessant’anni, vatti a far controllare”. Tra gennaio e febbraio ho fatto un sacco di visite mediche e accertamenti. Ma da nessun controllo veniva fuori che avevo l’arteria occlusa. Ciononostante, insistevo nell’approfondire le analisi. Tanto che in famiglia iniziavano a darmi del malato immaginario. Ma è grazie a questa caparbietà che sono ancora vivo».
Lei si è sentito male un mesetto fa alla Camera. Era un’avvisaglia?
«Col senno di poi devo dire di sì. Ma anche in quel caso i medici non riscontrarono nulla, nonostante mi avessero fatto l’elettrocardiogramma da sforzo».
Da cattolico, quindi, crede nell’aldilà.
«È una questione troppo grande per me. La prima cosa che ho appreso da seminarista è che i princìpi del cattolicesimo servono a vivere bene nell’aldiquà, ancor prima che a guadagnarsi il cielo».
E lei pensa di esserselo guadagnato il Paradiso?
«Nessun uomo può pensare di andare direttamente in Paradiso».
Chi le piacerebbe rincontrare tra i suoi colleghi nell’aldilà?
«Ci sono persone che certamente non incontrerò, perché stanno in Paradiso. Io al massimo posso aspirare al Purgatorio».
A chi si riferisce?
«A Falcone e Borsellino».
E se incontrasse Berlusconi?
«Cambio girone».
Ma perché lo odia tanto?
«Nella vita ho cercato di fare i muri dritti quando facevo il muratore, di acchiappare i ladri quando facevo il poliziotto, di assicurare alla giustizia i malfattori quando ero magistrato e di fare una politica nell’interesse dei cittadini. Non ho mai odiato nessuno».
Simpatico il Cavaliere non le sta.
«Questa è la vulgata comune».
È la convalescenza a farle questo effetto?
«Che c’azzecca?».
Ha ragione allora chi ritiene che il vostro sia un gioco delle parti.
«Che me ne fotte del gossip…».
C’è qualcosa che non rifarebbe?
«Forse. Ma siccome non vivrò una seconda volta non posso cambiare niente, quindi rifarei tutto».
Anche la foto del ’92 con Bruno Contrada in quella caserma dei carabinieri?
«Certo. Quella era la foto di una cena di Natale che ho fatto con i carabinieri con cui lavoravo, su invito dell’allora colonnello Gallitelli, il quale aveva ritenuto di invitare anche l’allora questore Contrada, suo dirimpettaio d’ufficio, che non era ancora indagato per mafia».
Insomma, non ha rimorsi.
«No. Sono soddisfatto di quello che ho fatto».
Anche di essersi fatto pagare gli affitti da Diego Anemone e prestare 120 mila euro e una Mercedes da Giancarlo Gorrini?
«Io non sono mai scappato dai tribunali e la magistratura ha accertato che non ho mai commesso quei reati».
Però sulle tangenti rosse ha chiuso un occhio…
«Anche su questa vicenda l’autorità giudiziaria ha più volte riscontrato che ho svolto un’attività investigativa a 360 gradi. Anzi, ho perseguito più esponenti di sinistra che di destra».
Non le pesano sulla coscienza nemmeno i suicidi di Tangentopoli?
«Se si partisse dal principio che la colpa del suicidio è del magistrato che ha indagato, bisognerebbe eliminare l’attività giudiziaria».
A vent’anni da Mani Pulite la mazzetta prospera più di prima. Non lo vive come una sconfitta personale?
«No, è una sconfitta della politica. Io da magistrato ho agito come il chirurgo con la mia arteria, ho cercato di debellare la patologia del sistema. Non è certo colpa dei magistrati se la politica ha continuato a coltivare la corruzione impedendo di approvare leggi che la combattessero, anzi eliminando reati come il falso in bilancio. E ancora in queste ore si sta attivando per eliminare il reato di concussione».
Insomma, non le piace l’accordo raggiunto a Palazzo Chigi giovedì sera tra ABC (Alfano, Bersani, Casini) e Monti.
«Di quell’accordo io non condivido né il metodo né il merito. Temi importanti come il lavoro, la giustizia e la Rai vanno affrontati in modo trasparente nelle commissioni parlamentari coinvolgendo le parti sociali, non in una bicchierata notturna tra intimi. Noi dell’Idv, che non abbiamo mai voluto partecipare a spartizioni di poltrone, presenteremo una proposta di riforma al convegno che terremo il 27 marzo sulla Rai».
Nel merito cosa non condivide di quell’accordo?
«Nessuno di noi sa in cosa consista quell’accordo, perché non c’è un documento scritto».
Veramente, c’è un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi.
«È solo propaganda da Istituto Luce fatta da venditori di fumo, che sono stati sconfessati da tutte le parti sociali e dagli stessi partecipanti a quella cena. Non vedo ancora nessun disegno di legge. È un’illusione ottica per addormentare le coscienze. Lo faceva Berlusconi tutti i giorni e lo rifà Monti».
Eppure, lei a novembre aveva elogiato Monti. Che è successo?
«Io ritengo che l’Italia ci abbia guadagnato molto in termini di credibilità internazionale con Monti, che ha sicuramente rimesso in sicurezza il bilancio».
Ma?
«Ma il conto lo sta facendo pagare ai poveri cristi già tartassati dalle tasse».
Lei ha dato l’impressione di andare a rimorchio della Lega perché si è reso conto che elettoralmente paga di più fare il bastian contrario.
«È la Lega che va a rimorchio dell’Idv».
Su chi scommetterebbe tra Bersani e Vendola nelle primarie del centrosinistra?
«Non ho capito perché ha tolto Di Pietro».
Quindi è ufficiale, si candida anche lei alle primarie?
«Aspetto di vedere quale sarà la nuova legge elettorale».
Ok, ma il popolo della sinistra oggi in chi si riconosce di più, in Vendola o in Bersani?
«In Tonino Di Pietro».

Barbara Romano