Marco Gasperetti, Corriere della Sera 19/03/2012, 19 marzo 2012
C’ è
un’altra battaglia, stavolta senza la maiuscola come merita l’opera di Leonardo dedicata ad Anghiari, che fa discutere, dividere e inquietare Firenze e il mondo intero. Si combatte tra gli scenari più vari: nei laboratori dei restauratori, nelle aule universitarie e persino nella Sala dei Duegento di Palazzo Vecchio, sede del consiglio comunale a pochi passi dal sontuoso Salone dei Cinquecento dove, dietro la parete est affrescata da Giorgio Vasari, l’équipe di Maurizio Seracini, ingegnere e professore all’università di San Diego in California, cerca l’affresco perduto del grande da Vinci. Ed è una battaglia dove non mancano frecce avvelenate.
Dopo la clamorosa presa di posizione di cinquecento intellettuali (tra i massimi esperti d’arte nel mondo) che hanno firmato un documento critico, anche un’affermata restauratrice di Leonardo, Cinzia Pasquali, si dichiara molto perplessa sulla scientificità delle ricerche e da Parigi, dove ha appena concluso il restauro (anch’esso contestato) di Sant’Anna, la Vergine e il Bambino, uno degli ultimi capolavori di Leonardo conservato al Louvre, definisce «un’aberrazione effettuare analisi distruttive su un capolavoro come quello del Vasari (che nasconderebbe appunto la Battaglia di Anghiari) solo per togliersi la curiosità di sapere se dietro si nasconde un Leonardo». Secondo la restauratrice le analisi «sono distruttive ed è come supporre di mettere il Vasari in secondo ordine».
Cinzia Pasquali, poi, chiede di pubblicare i risultati di tutti i dati scientifici prodotti. E denuncia: «Un anno e mezzo fa il conservatore del Louvre, Vincent Delieuvin, ha chiesto a Seracini di studiare la diagnostica, ma né lui né gli altri hanno mai ricevuto nulla».
E sono proprio le analisi che adesso rischiano di provocare un caso politico. Tanto che il vice presidente della commissione Cultura del Comune di Firenze, Mario Tenerani (Pdl) in consiglio comunale chiederà maggiori approfondimenti e soprattutto una controprova. «Le analisi non sono state effettuate dall’Opificio delle pietre pure, uno dei più importanti laboratori al mondo — spiega Tenerani — ma da una struttura privata di Pontedera. L’Opificio ci ha informato di aver avuto dati solo parziali dello studio e che le analisi non saranno ripetute. Noi non diamo giudizi a priori. Vogliamo però che le indagini abbiano una valenza scientifica e a oggi mancano alcuni requisiti importanti, come la verifica».
Un altro aspetto che fa discutere è il presunto via libera alla seconda parte del progetto dato dal ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi. «Non spetta al ministro stabilire se la ricerca deve continuare — spiega Tomaso Montanari, professore di Storia dell’Arte all’università di Napoli — ma bensì alle sovrintendenze e al comitato tecnico scientifico all’interno del ministero. La comunità scientifica sta ancora aspettando di leggere le pubblicazioni della ricerca indispensabili per farsi un giudizio di merito. Oggi abbiamo avuto solo comunicazioni attraverso conferenze stampa e trovate mediatiche»