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 2012  marzo 16 Venerdì calendario

L’outing che sconvolge lo star system Usa: «Sono conservatore» - «I wrote Spartacus and #IA­mAndrewBreitbart »

L’outing che sconvolge lo star system Usa: «Sono conservatore» - «I wrote Spartacus and #IA­mAndrewBreitbart ». «Ho scritto Spartacus e Sono Andrew Breit­bart ». Con questo tweet un pluri­premiato sceneggiatore di Hol­lyw­ood ha deciso di uscire allo sco­perto e far sapere al mondo la veri­tà: vive nel cuore dello star system ma è conservatore. Ma andiamo con ordine. È il pri­mo marzo. L’Italia è in lutto per la morte di Lucio Dalla, ma anche ne­gli Stati Uniti c’è chi piange la scomparsa di un mito. Anche se di tutt’altro genere. Un infarto ha por­tato via alla sua famiglia e ai suoi fan Andrew Breitbart, 43 anni, gior­nalista d’inchiesta, webstar e opi­nionista conservatore americano. Ogni volta che appariva in un di­battito tv, Breitbart mandava in sol­lucchero il mondo dei Tea Party. La notizia della sua morte scate­na sul web un nugolo di reazioni a catena. I suoi fan su twitter lancia­no una sorta di parola d’ordine in­torno alla quale radunare i pensie­ri dedicati alla memoria del loro giornalista preferito. #IAmAn­drewBreitbart scrivono a migliaia, #SonoAndrewBreitbart. Come di­re: «Andrew non è morto, la sua eredità vive in noi». Nel calderone arriva però anche il messaggio di un insospettabile. Si chiama Da­niel Knauf, scrive e produce per la televisione, è autore di serie di cul­to come Spartacus . Ma anche di Carnivàle , che gli ha fruttato l’Em­my Award come miglior serie. Ha collaborato a moltissimi show di grande successo come Supernatu­ral , Fear Itself , My Own Worst Enemy . Ora sta lavorando ad un progetto per Will Smith. Daniel Knauf, come molti colle­ghi, ha un account twitter. Lo usa spesso ma scrive di solito di cine­ma, musica, cultura pop. Mai una parola sulla politica. Fino al primo marzo. Nessuno ha mai nemme­no sospettato che Daniel non fos­se­ totalmente integrato nel pensie­ro unico della Hollywood sinistror­sa. «I wrote Spartacus and #IA­mAndrewBreitbart » è perciò un outing in piena regola. E ora che la pentola è scoperchiata, proprio co­me il personaggio tipico di una del­le sue serie tv, Knauf straborda. Si piazza di notte di fronte al pc e sfi­da sul web l’odio intollerante della sinistra americana, provoca e ri­sponde a chiunque sia così pazzo da gettarsi nella discussione con la stessa veemenza politicamente scorretta di Andrew Braitbart. Ma siccome 140 caratteri alla volta, per quanto geniali ed efficaci, non possono far giustizia dell’intera storia di una vita, Knauf decide di raccontare il perché di questa rea­zione in un lungo articolo sul suo blog. Un racconto che è una con­fessione e anche il ritratto di un mondo, quello di Hollywood, omologato tanto da uccidere la li­bertà di espressione del pensiero. Knauf ricorda le sue idee politiche da giovane: «Se fossi nato un de­c­ennio prima sarei stato un demo­cratico kennediano »,dice.Ma l’11 settembre del 2001 cambia tutto. Quel giorno Knauf arriva in ufficio sotto shock. Anche i suoi colleghi sono sconvolti e arrabbiati. Ma non con i terroristi, bensì con Bu­sh, con l’America imperialista, con l’arroganza occidentale. È sul presidente e sulla madre patria che riversano tutto il loro odio. Knauf rimane di sasso, ha la sen­sazione di tro­varsi in mezzo ad una mani­ca di pazzi. Ma non ha il coraggio di di­re come la pen­sa. Non una paro­la. Per dodici anni continua a rimanere in si­lenzio. Ha visto cosa accade a chi osa parlare: pian piano viene estro­messo dal giro e per quanto bravo finisce per non lavorare più. Da­niel Knauf spiega: «Non esistono li­ste nere per chi la pensa in manie­ra diversa, a Hollywood. Non ce n’è bisogno». Perciò Knauf continua a tacere. Finché, proprio a Los Angeles, non incontra Andrew Breitbart. «Andrew-racconta Knauf-mi pre­sentò tanti altri, nell’industria del­lo spettac­olo che la pensavano co­me me sulla squisita bellezza della Costituzione Americana, sul­l’amore per il mio paese e sulla mia ferma convinzione di vivere in una nazione eccezionale». Grazie a Breitbart, Knauf scopre che i con­servatori a Hollywood non sono decine, non sono centinaia: sono migliaia. Ma gli altri, i seguaci del pensiero unico liberal e politica­mente corretto, sono di più. Sono decine di migliaia. Knauf conti­nua a tenere un basso profilo. Nes­sun outing, nessuna polemica poli­tica. Nemmeno tra le chiacchiere di salotto. Fino a che la triste noti­zia della morte di Breitbart fa l’ef­fetto della mentina nel film Il senso della vita dei Monty Python. E Knauf con un gran senso di libera­zione e con lo spirito di Spartacus decide di affrontare l’arena e com­battere la sua battaglia.