Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 15/3/2012, 15 marzo 2012
I SOLDI DELLA BCE FINITI NEI BTP
Dove è finito quel mare di denaro sparso a pioggia dalla Bce tra fine dicembre e fine febbraio sulle banche d’Europa e sull’Italia in particolare? Se lo chiedono in tanti. Dalla politica di ogni colore che chiede che quei soldi entrino in circolo nell’economia reale. Alle stesse imprese alle prese con una stretta creditizia che richiama da vicino quella terribile del 2009. Risposte chiare e puntuali non ce ne sono, ma è sempre più evidente che i soldi per ora sono finiti poco a imprese e famiglie. E allora dove sono finiti? Sono rimasti lì nei bilanci delle banche.
Corsa verso i BTp
La prova la fornisce tra le pieghe l’ultimo bollettino di Banca d’Italia. Che mostra una cosa molto semplice: tra fine dicembre 2011 e fine gennaio 2012 le banche italiane hanno acquistato BTp e titoli simili per 28 miliardi di euro portando la quota da 209 miliardi a 237 in un solo mese. Non solo. Sempre a gennaio hanno aumentato la quota tra bond bancari e riacquisti delle proprie obbligazioni per 41 miliardi. Il totale fa 69 miliardi. Dice qualcosa questa cifra? Da sola dice solo che le banche hanno usato risorse per comprare un enorme quantitativo di bond pubblici e bancari. Ma quella cifra cade a distanza di un mese dalla prima asta della banca centrale del 21 dicembre del 2011 che vide gli istituti italiani attingere fondi per 116 miliardi di euro lordi. L’incasso netto è stato di circa 60 miliardi dopo che sono stati convertiti precedenti finanziamenti con la Bce. La coincidenza delle cifre non è casuale. Le banche grazie alla risorse messe a disposizione da Francoforte hanno tirato un sospiro di sollievo. O meglio l’ha tirato tutto il Paese, dato che l’operazione della Bce ha di fatto scongiurato una grave crisi di liquidità non solo delle banche italiane ma del sistema del credito europeo. Il problema è che con la prima tranche di iniezione di liquidità le banche hanno solo badato a rimpolpare i propri attivi con le operazioni più sicure. Con i soldi della Bce all’1% compri BTp e bond bancari che rendevano a gennaio un margine del 3-4%. Un modo sicuro e tranquillo di fare utili. Ma anche senza rischi. Non solo. Oltre all’aiuto della Bce, le banche hanno continuato a raccogliere denaro presso la clientela che non si è sottratta. I dati dell’Abi parlano chiaro: tra novembre 2011 e gennaio 2012 la raccolta bancaria complessiva è salita di 13 miliardi. Sommati i 60 miliardi netti messi a disposizione di Francoforte e i 13 miliardi di nuova raccolta si otterrà da dicembre un incasso netto di 73 miliardi. È finito qualcosa alle imprese? Poco.
Ai prestiti 18 miliardi in meno
Basti vedere la dinamica del monte prestiti del sistema italiano. Anche qui i dati della Banca d’Italia sono rivelatori. Lo stock di impieghi alle imprese è passato da 915 miliardi di novembre 2011 a 894 di dicembre per poi risalire a 899 miliardi a fine gennaio. Mentre incassavano i soldi della Bce le banche facevano mancare da novembre a gennaio 16 miliardi di crediti alle imprese. E anche le famiglie hanno visto congelarsi il mercato di mutui e prestiti con una contrazione di 2 miliardi nello stesso periodo. Dunque all’economia reale sono venute meno risorse per 18 miliardi. Si poteva fare di più? Si poteva suddividere meglio la torta del maxi-regalo della Bce? Forse sì. Sta di fatto che la forbice si è invece divaricata con le banche a usare soldi per fare trading finanziario mentre il credito si contraeva,
Gli 80 miliardi di febbraio
Corrisponde a circa 80 miliardi (oltre 130 lordi) l’incasso netto per le banche italiane dalla seconda operazione Bce del 29 febbraio. È ancora presto per capire se con il secondo round gli istituti cambieranno atteggiamento e, anziché e solo comprare titoli del Tesoro e propri bond, ritorneranno a mettere in circolo il denaro sul fronte dei prestiti. Il trend dovrebbe in parte invertirsi. Lo spread tornato a livelli più sopportabili dovrebbe ricostituire un circolo virtuoso. Raccolta meno cara; rischi di liquidità più sotto controllo e minor rischio credito. Ma il circolo è per ora teorico. Le banche sono ancora caute nel riaprire i rubinetti del credito. Basti l’esempio del Banco Popolare dell’Emilia Romagna che ha comunicato ieri che nei primi due mesi del 2012 ha acquistato titoli italiani per 400-450 milioni di euro. E va rilevato che presso la Bce c’erano depositi overnight a fine gennaio delle banche italiane per 12 miliardi di euro. Se solo metà della provvista da 80 miliardi, cioè 40 miliardi, anzichè venire investita in titoli pubblici fosse prestata a imprese e famiglie si invertirebbe il credit crunch con un rialzo del 2,6% del monte-impieghi. È per ora solo una speranza. A metà aprile si saprà se le banche avranno ripristinato l’idraulica oggi interrotta del credito.