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 2012  marzo 15 Giovedì calendario

PORNOPOLITICHE CICCIOLINA TORNA E FA PROSELITI

Tra due declini, meglio un onorevole compromesso. Lontani da un set bulgaro, magari alla buvette. Nella scelta tra il cadente porno di frontiera e la politica da trincea, la seconda si fa ancora preferire. Cicciolina è tornata sul luogo del delitto pochi giorni fa. A 25 anni dal suo ingresso. C’era la folla, allora. I commessi la dovettero sollevare di peso. Dalla strada la gente l’ha intravista tra i carabinieri. Qualcuno ha commentato: “E adesso sono cazzi”. Non c’era ombra di ironia. Dall’alveare radicale, all’epoca, Ilona Staller interveniva su donne e carcerati. Nilde Jotti annuiva: “Considerazione ammirevole”. I colleghi moralisteggiavano: “Povera Italia”. Rimase cinque anni. Dall’87 al ’92. Uscì dalla porta principale, altri entrarono a San Vittore. Oggi con la pensione da parlamentare in tasca e l’idea di candidarsi a sindaco di Monza con il suo partito , Nuova democrazia amore (in tandem col fidanzato, l’avvocato Di Carlo) sembra quasi una restauratrice. Era a Roma per “cercare appoggi” e “fare incontri”. Vanta il quattro per cento, Ilona, ma si ostina a parlare di prigioni e malati di Aids. Antica e meno disinvolta della collega che l’avrebbe dovuta sfidare, Milly D’Abbraccio.
PER TENTARE la stessa impresa si era spostata cavallerescamente settecentonovantotto chilometri a sud, a Torre Del Greco. Esagerando: “Nel napoletano vengo dopo Maradona e sono vista come la madonna” e riscrivendo la massima di Emile Cioran: “È chiaro come il sole che Dio era una soluzione e che non ne troveremo mai una altrettanto soddisfacente”. Si proponeva come tale, Milly, ma ieri tradendo le attese e spegnendo l’esultanza dei videonoleggiatori, ha rinunciato alla lotta perché “sola e piena di impegni personali”. Peccatrice da sempre, ma non di modestia, dimenticati semantica e calembour che la mettevano alternativamente al centro di “una famiglia per pene” o nel ruolo della “professoressa di lingue”, in campagna elettorale aveva dato spettacolo. Alzando l’asta. Esordendo con un semplice: “Milly for Monza” e poi uscendo di scena, una volta monetizzata la pubblicità. Titoli. Subito. Ci riproverà. Le crediamo. Se Milly sosteneva che tra politica e sesso esistesse un filo rosso: “Il Bunga bunga, Berlusconi, è chiaro no?” e che il più bell’articolo della Costituzione fosse “il 69”, in faccia all’Ilva, qualcuno terrà dritta le bandiere (a luci) rosse.
Ci sono state le pornoprimarie in città (una settimana di urne aperte, circa 600 votanti) e davanti alle legittime aspirazioni della marchesa dell’Hard, Luana Borgia: “Votate per me perché sono una persona seria che lavorerà per gli umili” hanno prevalso le velleità della venere polacca, Amandha Fox, amante delle allusioni nominali, già di tricolore vestita in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e intenzionata a trasformare la città nella succursale di Miami. Entrambe le candidate sbagliavano le proporzioni (sic) del sito: “Un milione di abitanti?” ma intanto promettevano scoprendo programmi e nudità: “Alberghi e casinò”. A trionfare, infine, è stata la chiarezza.
DI FRONTE allo stupito anacronismo della Borgia sotto-posta da Nobile delle Iene a giochi dialettici sui pilastri tecnici di Mario Monti che avrebbero richiesto ben altra prontezza, la marchesa ha deluso: “Passera? Come?”. Così ad Amandha sono bastati un paio di giri nelle discoteche della riviera, flautare un “amo il sesso di gruppo” e paventare un festival internazionale sibillinamente denominato “Taranto Sex” per rincuorare (e convincere ) i votanti delle uniche primarie previste nel tarantino a darle voto e preferenza. Così se Amandha (sostenuta da “Taranto svegliati”) ha scelto la via terzista tra destra e sinistra e come Cicciolina (che vorrebbe trasformare la Villa Reale di Monza in un angolo di Croazia) sogna “night club da realizzare grazie alle conoscenze che posso vantare nel mondo dell’imprenditoria italiana” altri, nell’attesa, si industriano parallelamente. A sinistra ad esempio, dove trascorsi 60 anni dal comunista di Morselli e dalla scoperta della doppia morale, pulsa un desiderio deideologizzato (l’anno scorso una segretaria del Pd di San Miniato girò un porno amatoriale “È venuta a saperlo mia madre” dove il gioco di parole si trasformò in realtà, gogna, scandaletto e dimissioni) e in tutto l’arco costituzionale. Gli esclusi, i feriti, pensano di chiedere il copyright. Riccardo Schicchi ebbe l’intuizione originaria. Antipolitico prima di Tangentopoli. Prima Cicciolina, poi, nel ’92, il partito dell’amore. Stavolta non l’hanno coinvolto. Lo avrebbe meritato. Moana Pozzi, candidata nella circoscrizione laziale da Schicchi prese più preferenze di Rutelli e nel ’93 provò a vedere l’alba dal Campidoglio. Novemila voti. Alla caccia del fascino discreto della borghesia, anni dopo, nell’ammucchiata generale, qualcuno se ne è ricordato.