Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 15/03/2012, 15 marzo 2012
BEAUTIFUL —
BEAUTIFUL — Sembra un gioco di scatole cinesi. Solo che dentro ci sono Ridge e Brooke. I set della soap opera più popolare al mondo si susseguono uno in fila all’altro nello sterminato studio della Cbs che da 25 anni ospita «Beautiful». La Forrester Creations, gli uffici, i salotti (e le camere da letto) delle ville, case al mare, case in montagna dei protagonisti si rincorrono, illuminati dal tappeto di fari che riveste l’intero soffitto di questo hangar dei sogni. Quando si finisce di girare, gli operai smontano l’ambientazione e ne costruiscono svelti una nuova. Tutto così, dal lunedì al venerdì. Da 25 anni. Tanto che per una volta sentire dire da chi lavora al progetto di sentirsi in una «grande famiglia» non ha quel sapore stucchevole e scontato che avrebbe altrimenti. «È come se vivessimo due vite: quella reale e quella sul set», spiega Ronn Moss. È arrivato agli studi di prima mattina, come tutti gli altri, e tornerà a casa (quella vera) solo in serata. Era il 23 marzo del 1987 quando il suo viso è entrato nelle case e nei cuori di milioni di persone. Con lui, c’erano Susan Flannery (sua mamma Stephanie), John McCook (suo papà Eric) e Katherine Kelly Lang (la sua eterna amata e più volte moglie Brooke). Proprio lei, splendida 51enne, conferma l’intreccio che aggroviglia vita reale e fiction: «Basta guardare il mio camerino: sulle pareti sono appese le foto della mia famiglia vera e della mia famiglia finta. Il mio personaggio è parte di me: non riuscirei più a stare senza Brooke». Tanto che ormai si diverte quando per strada «la gente grida: "Brooke, ehi Brooke"».
Sul set, chi è in scena legge il copione fino all’ultimissimo minuto. Poi i fogli vengono nascosti nel primo posto non visibile: nel cassetto di una scrivania, sotto una pila di libri, dietro un cuscino o direttamente per terra. Tecnici, operatori, truccatori, sarti e altre tra le 80 persone che lavorano a «Beautiful» assistono alla scena, pronti a intervenire. La soap è una macchina talmente rodata che ormai le puntate vengono registrate quasi in diretta, riducendo al minimo il montaggio. Tra riprese e messa in onda passano 15 giorni. Ma la prima fase della catena è nella mente di un solo uomo: Bradley Bell.
Nascono dalla sua fantasia gli intrecci, gli amori, i tradimenti, gli intrighi, le morti e le resurrezioni che incollano alla tv milioni di spettatori nei secoli fedeli. Lui, che ha 47 anni, lavora alla soap da più di metà della sua vita. Ne è lo sceneggiatore dall’inizio e produttore esecutivo dal 1995 (prima con il padre, William J. Bell, morto nel 2008). Le folli trame che muovono i destini dei Forrester dipendono da lui. «È impressionante sapere che ogni giorno 35 milioni di persone vedono quello che ho scritto», spiega, svelando che mai avrebbe pensato che i suoi personaggi sarebbero diventati icone. «È stato inatteso il successo all’estero». Oggi «Beautiful» è in oltre 100 nazioni. Ciò che ama del suo lavoro è trasmettere emozioni. Quello che lo annoia «sono gli episodi meno riusciti. Scrivendone oltre 6.300 può capitare. Ma guardo lo show tutti i giorni e capisco quando una puntata è ripetitiva: so che è una tortura». La sua mente non stacca mai: «Mi sveglio pensando all’ultimo episodio e ragiono su come potrebbe continuare sotto la doccia, in macchina: sempre». Poi svela un’imminente novità: la produzione a maggio si trasferirà a girare in Italia per una settimana: «Siamo felicissimi: abbiamo scelto la Puglia. Eravamo sempre stati al Nord, volevamo vedere il Sud». «Amiamo l’Italia — conferma Susan Flannery —. Ci vengo spesso in vacanza, con mia figlia. La prima volta aveva nove anni e ripeteva: come mai vogliono tutti fare una foto con te?». Poi, confida che «tra noi attori non c’è mai stato un litigio».
Battute, perfino tenerezze non mancano dietro le quinte. Nell’attesa dello scatto per un servizio fotografico, Ronn Moss, dopo aver prima immortalato il cast con la sua digitale, torna in posa e accarezza la schiena di Katherine Kelly Lang. «Ho sempre vissuto due esistenze parallele: la mia e quella di Ridge. Ci sono degli alti e dei bassi dettati dal tempo che un lavoro così richiede». Cosa sarebbe «Beautiful» senza Ridge? «Cerco di non pensarci. Non sai mai cosa ti riserva la vita, tutto potrebbe finire domani o durare per sempre. Ma porto avanti le mie passioni: a breve lancerò sul mio sito un mio show, "Ronn’s Garage". Per farmi conoscere davvero». Nel suo camerino, John McCook spiega i segreti del mestiere: «Non è Shakespeare, ma una soap: la bravura sta nel rendere al meglio la sceneggiatura. E come attori dipendiamo tutti gli uni dagli altri». Come in una famiglia. Poi dagli altoparlanti una voce chiama il cast per il taglio della torta dei 25 anni. Arriva anche chi non deve girare. Tutti attorno a Bradley Bell. Ma non ha mai pensato a una fine per «Beautiful»? «No, mai. Quando arriverà il momento lo capirò. Ma è ancora lontano».
Chiara Maffioletti