LUIGI GRASSIA, La Stampa 15/3/2012, 15 marzo 2012
L’Antitrust accende un faro sulle Poste - Le Poste Italiane ci hanno fatto un po’ il callo: come tutte le aziende ex monopoliste finiscono con una certa frequenza sotto la lente dell’Antitrust
L’Antitrust accende un faro sulle Poste - Le Poste Italiane ci hanno fatto un po’ il callo: come tutte le aziende ex monopoliste finiscono con una certa frequenza sotto la lente dell’Antitrust. Ieri il Garante della concorrenza ha avviato una nuova istruttoria per verificare se la società abbia abusato della sua posizione dominante nei servizi postali liberalizzati, in particolare per vedere se «fornisce in esenzione Iva anche i servizi oggetto di negoziazione individuale». Detto così suona parecchio esoterico, ma diciamo subito che oggetto dell’indagine è una gamma molto ampia di servizi, cioè (nell’elencazione dell’Autorità) «la posta massiva, la posta prioritaria nazionale e internazionale, le raccomandate, la posta assicurata, le stampe e i pacchi». Per essere precisi, non è che le Poste siano accusate di fare cose scorrette, ma l’Antitrust vuol verificare se ci sono delle norme (non create dalle Poste ma dai pubblici poteri) di cui le Poste beneficiano a detrimento delle imprese concorrenti, creando un danno oggettivo alla libertà del mercato. Il Garante prova a spiegare più nel dettaglio quale sia la materia del contendere: «Mentre tutti gli operatori postali devono applicare sui prezzi offerti l’imposta sul valore aggiunto, la società Poste Italiane beneficerebbe di un notevole vantaggio competitivo potendo formulare offerte esenti da Iva». È quello che si deve verificare. Nel merito, «la società Poste sarebbe in condizione, non per ragioni di efficienza economica ma per il favorevole trattamento fiscale, di formulare offerte che potrebbero non essere replicabili» (cioè che i concorrenti non potrebbero imitare) «perché le offerte di Poste costerebbero il 20% e oltre in meno rispetto a quelle formulabili dai concorrenti stessi»; questi ultimi «si troverebbero così ostacolati nell’acquisire domanda nei settori liberalizzati non riservati». E i settori non riservati sono tutti quelli sui quali la società Poste non ha conservato un’esclusiva di legge, settori nei quali dovrebbe vigere la libera concorrenza, e fare la guardia su come funziona il mercato è proprio il compito dell’Antitrust. Ma adesso che cosa succede? Succede che l’Antitrust dovrà esaminare la condotta di Poste Italiane alla luce della normativa nazionale e anche di quella comunitaria (europea), tenendo presenti le linee interpretative fornite dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo; almeno in prima lettura, il Garante ravvisa che in base a quelle linee interpretative i «servizi negoziati individualmente» (cioè tutto l’elenco che si faceva all’inizio) dovrebbero ritenersi esclusi dall’esenzione Iva. Per questo, l’istruttoria avviata dovrà anche valutare, laddove ne ricorressero i presupposti, in che misura i comportamenti della società siano stati imposti o facilitati da disposizioni normative di settore e decidere, sulla base della giurisprudenza comunitaria, la disapplicazione della norma in questione. L’istruttoria dovrà chiudersi entro il 4 febbraio 2013. Citiamo per esteso il commento dell’azienda: «Poste italiane attende con fiducia l’esito dell’istruttoria». La società si dice «certa di aver sempre operato nel pieno rispetto delle regole di mercato e della concorrenza e in applicazione delle disposizioni normative di settore nazionali e comunitarie». Nelle proprie strategie commerciali, «Poste Italiane ha sempre rispettato le norme nazionali ed europee in materia di Iva ed è pronta a collaborare con l’Antitrust per fornire ogni informazione dalla quale è certa che emergerà la correttezza dei suoi comportamenti».