Ernesto Assante, la Repubblica 15/3/2012, 15 marzo 2012
L’addio virtuale della popstar che non esiste- ROMA Si chiama Hatsune Miku ed è una delle star della musica giapponese
L’addio virtuale della popstar che non esiste- ROMA Si chiama Hatsune Miku ed è una delle star della musica giapponese. Dopo alcuni anni di successi Hatsune ha deciso di ritirarsi dalle scene e per salutare il suo pubblico ha organizzato quattro grandi concerti a Tokyo, i primi due ieri, gli ultimi due venerdì, al Tokyo Dome City Hall. I biglietti sono andati esauriti in poche ore e per accontentare le migliaia di fan i concerti vengono trasmessi in diretta anche in moltissime sale cinematografiche anche ad Hong Kong, Taiwan, Shanghai. Hatsune Miko non sbaglia mai una nota, non dimentica una parola, non perde mai il ritmo. Perché Hatsune, semplicemente, non esiste. Hatsune è una voce generata dal computer e un’immagine digitale, è un software sviluppato dalla Crypton Future Media, è un Idoru, una diva digitale. Le canzoni del suo repertorio non hanno autori precisi, sono frutto della creatività del pubblico che la segue, e che utilizzano il software della Crypton per creare brani che poi la voce sintetizzata esegue. Le più gradite alla comunità dei fan entrano nel repertorio della cantante virtuale, che così non sbaglia mai un colpo, non pubblica mai un singolo che non sia "perfetto" per i suoi ascoltatori. Difficile, per un divo musicale giapponese in carne e ossa, superare una simile macchina infernale, riuscire a battere il meccanismo che mette insieme Internet, computer, musica e, come accadrà per l’ultima volta domani, addirittura dei "concerti". Già, ma chi sale in scena al Tokio Dome? Nessuno, ovviamente. Sul palco viene proiettata un’immagine tridimensionale della cantante, disegnata al computer e in grado non solo di cantare, ovviamente, ma anche di ballare, tra l’entusiasmo generale del pubblico. Hatsune non è, però, una diva dai contorni umani, la sua immagine è quella di un manga, le sue fattezze sono quelle dei fumetti, degli "anime", alla Crypton Future Media non hanno neanche immaginato di portare in scena un personaggio che fosse troppo "umano": «Per noi l’obiettivo era quello di coinvolgere il pubblico, sono loro ad essere le star in realtà, le canzoni che Hatsune canta sono scritte, scelte, amate dal pubblico, che sa che lei è soltanto uno strumento, una sorta di rappresentazione di una collettività...». Hatsune Miku è solo l’ultima di una lunga sequela di star virtuali, aperta quindici anni fa dall’arrivo, sempre in Giappone di Kyoko Date, che all’epoca fece sensazione, prima diva di un’era digitale allora soltanto all’inizio. Gli sviluppi degli anni seguenti sono stati moltissimi, gli idoru hanno conquistato spazio nelle televisioni e in rete, al cinema, sono diventati conduttrici televisive (Ananova, che ha condotto telegiornali web dal 2000 al 2004), modelle (una delle più famose è Webbie Tookai, che in Giappone è stata utilizzata per molte campagne pubblicitarie), fino ad arrivare ai musicisti virtuali dei Gorillaz di Damon Albarn e agli attori computerizzati di "Avatar" di James Cameron, molti dei quali non realizzati con attori umani ma completamente gestiti dal computer. Hatsune, con i suoi spettacoli dal vivo, ha fatto fare alla sua "categoria professionale" un passo in più, mescolando la novità delle "community" via Internet con la "fisicità" olografica dei concerti nei teatri. Adesso va in pensione, o così sembra. Perché non è detto, ovviamente, che tra qualche anno non ci si trovi a celebrare il suo "ritorno" in scena, come dopo ogni "addio" hanno fatto tutte le dive in carne e ossa.