Claudio Antonelli, Libero 15/3/2012, 15 marzo 2012
POSTI PER MOGLI, FIGLI E NIPOTI L’AGCOM È UNA GRANDE FAMIGLIA
A maggio saranno nominati i nuovi commissari dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Di loro non si sa praticamente nulla se non che saranno quattro invece di otto dopo la scure azionata da Mario Monti. E se andrà come negli anni scorsi nemmeno i deputati chiamati alla nomina avranno tante informazioni. Né indiscrezioni, né curricula o critieri precisi di valutazione. C’è quindi da scommettere che nei prossimi mesi resterà viva la bufera sull’Autorità guidata da Corrado Calabrò. Dopo che un esposto dei sindacati è giunto fino alla Corte dei Conti raggiungendo l’apice di una battaglia tutta interna segnata da numerosi ricorsi inviati pure al Tribunale del Lavoro. In tutti si chiede di indagare sui metodi di assunzione che si celano nei quasi 27 mila metri quadri delle due sedi di Roma e Napoli. Dentro le quali si aggirano più o meno 350 persone: 9 piani a via Isonzo, nella capitale, e ben 25, da 600 metri quadri ciascuno al Centro direzionale partenopeo, nella Torre Francesco. I rimbrotti dei sindacati vanno alla direzione di Corrado Calabrò che, secondo l’accusa, avrebbe «assoggettato la struttura organizzativa al centrosinistra e assunto per chiamata diretta numerosi dirigenti e direttori dando l’impressione di volerli assumere prima della scadenza del suo mandato». Nell’esposto ci sono tanto di nomi e cognomi: Maria Antonia Garzi, già capo di gabinetto in vari ministeri, Giulietta Gamba, moglie dell’ex commissario Antitrust – vicino al presidente Giorgio Napolitano – Marco D’Alberti. Sempre secondo i sindacati delle ultime 18 nomine a dirigente di secondo grado, ben 17 erano di iscritti alla Cgil. In un articolo su Panorama appena uscito Calabrò fa sapere che la guerra scatenata dalle sigle (esclusa la Cgil) sarebbe partita dopo lo stop agli adeguamenti di stipendio, che già mediamente si aggirano tra il 50 e il 100% in più rispetto alla media delle paghe pubbliche. Insomma veleni e vendette dentro la corte di Calabrò, titola e sintetizza il settimanale. Certo è che i cognomi che ruotano attorno alla corte hanno tra loro numerose somiglianze e assonanze. Roberto Napoli, già medico di Clemente Mastella e consigliere dell’Agcom, ha una figlia che lavora a SkyTg24. Così come la moglie di Pellegrino Mastella, figlio di Clemente, da tempo lavora anche all’Agcom. Nel 2005, mentre il padre Corrado lasciava il Tar per guidare l’Autorità, il figlio Giovanni veniva nominato da Antonio Catricalà al vertice della Direzione credito dell’Antitrust. Direzione creata per esercitare controlli e vigilanza sulle banche.
Dalla medesima Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – come si legge in una recente interrogazione parlamentare dell’Idv – proviene Guido Stazi capo di gabinetto all’Agcom sede romana, considerato tra i fedelissimi di Calabrò (padre). La figlia di Calabrò, Maria Teresa, invece non ha seguito le orme di famiglia e da anni lavora per la Camera di Gianfranco Fini come responsabile degli affari internazionali. A differenza della figlia di Catricalà, che vorrebbe partecipare al prossimo concorso per entrare nell’Autorità di Calabrò. Ovviamente non è su queste nomine, tutte legittime e giuste, che intervengono i sindacati. Ma su quella di Giulietta Gamba e di alcuni magistrati del Tar in aspettativa con incarichi presso l’Agcom. Grandi esperti di telecomunicazioni ma in futuro destinati a tornare al tribunale che di fatto vigila e valuta le azioni dell’Autorità in cui oggi lavorano. Correndo il rischio di trovarsi in imbarazzo da conflitto d’interessi. Un fuoco incrociato, insomma, su Calabrò, che sembra intasare le giornate e rendere complicato il lavoro quotidiano. Alcuni maligni sostengono che tutte queste difficoltà valgano bene una messa: ovvero la possibilità in un futuro, nemmeno tanto lontano, di arrivare alla Corte Costituzionale. Ma sono sicuramente voci sprigionate da quei veleni di cui scrive Panorama. Chi bene conosce Calabrò sa che i suoi desideri sarebbero molto diversi. E partirebbero da lontano. Il numero uno dell’Agcom da decenni compone poesie, scrive libri pubblicati anche da grosse editrici come Mondadori (la notizia è dei due giornalisti del Corriere Stella e Rizzo), sceneggiature («Mercanti di Pietre» per Medusa) e c’è chi sostiene che la sua carriera da artista potrebbe culminare addirittura col Nobel per la letteratura. Dal 2010 infatti l’associazione «Calabresi nel mondo» raccoglie firme per candidarlo all’Accademia di Svezia. Nell’ottobre 2011, il senatore Elio Lannutti, particolarmente sensibile all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, aveva rivolto un’interrogazione al ministro degli Esteri per conoscere a quanti e quali altri poeti italiani fosse stato riservato lo stesso trattamento da parte di numerosi Istituti di Cultura Italiani all’Estero, che hanno organizzato una serata in onore della produzione poetica del presidente. Nel novembre successivo il sottosegretario Alfredo Mantica risponde all’interrogazione. E in sostanza sintetizza: «Sono probabilmente il frutto di un’azione diretta di promozione particolarmente efficace e capillare da parte dell’autore». Lannutti temeva favoritismi. Ma così non è. Infatti le poesie di Calabrò hanno eco. Soprattutto alla Rai. A Economix e Radio 2. Più volte a Rai Notte. Nel 2011 a Radio 1 «Tornando a casa». A Rai Uno con Gigi Marzullo. Mentre delle 16 puntate di Radio 1 Zapping nell’autunno del 2010 ben tre sono state concluse con la messa in onda di una poesia del presidente. Solo una con i versi di Alda Merini.
Claudio Antonelli