Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 15 Giovedì calendario

«CON ALFANO FAREMO PACE DI BOSSI C’È SOLO UMBERTO»


«Bossi forever, ma Umberto, sia chiaro»; «Tosi sindaco, e con la sua lista, è un punto di forza per la Lega e l’accordo si troverà»; su Davide Boni a Milano «la magistratura ha preso un abbaglio clamoroso »; il governo Monti è «un governo di tassassini, come ha scritto Libero», e in politica estera «commette un errore al giorno ed è pericoloso», come è pericoloso «lo strapotere di un esecutivo sovranazionale che a colpi di fiducia distrugge il Parlamento e il rapporto con gli elettori».
Roberto Maroni è preoccupato perché c’è poco tempo, dalle prossime amministrative alle elezioni politiche del 2013, per raddrizzare una situazione che definisce di grave rischio per la democrazia, ma si dice ottimista che il Pdl di Alfano, con il quale è in stretto contatto, si liberi del fardello dell’appoggio a Monti. Rivendica la solitudine della Lega ma non la esalta, ricorda che «Silvio Berlusconi mi ha lasciato la più ampia libertà di lavoro e di scelte come ministro, non rinnego un solo giorno di quell’alleanza», ma è un ciclo politico terminato. E lui è un leader per un futuro liberato dell’ombra pesante dei tecnocrati.
Allora, come stanno le cose, davvero ha detto nella sua lezione all’università che siete xenofobi e razzisti per convenienza, perché porta voti?
«Non è così, io ho difeso le posizioni della Lega dicendo che non erano ne xenofobe ne razziste perché invece sono un investimento forte sull’identità, è la difesa di certi valori occidentali e di un modo di vivere seguendo delle regole salde. La nostra è stata in buonafede o in malafede spesso scambiata per xenofobia. quindi sono partito dalle difesa di quello che abbiamo fatto, poi qualcuno mi ha citato la frase di un tizio che non so neanche chi fosse e che era offensiva nei confronti dei meridionali, una frase di trent’anni fa, e ho risposto che qualcuno certamente o probabilmente su questo ci ha marciato, non la Lega. Tutto qua. Le posizioni della Lega non sono mai state né xenofobe né razziste anche se l’intelligentia ha sempre provato a marchiarci con questa etichetta, un tempo contro i meridionali oggi contro gli extracomunitari. La Lega invece è un partito fortemente identitario che investe sull’identità e questi valori identitari sono spesso considerati un elemento di chiusura, un elemento regressivo e invece è esattamente il contrario, una forte identità significa una maggiore capacità di integrazione del diverso. Un’identità debole, una società non coesa, è una società che ha paura del diverso, la provincia del Nord che ha il maggior numero di immigrati e il miglior sistema di integrazione è la provincia di Treviso, è il comune di Treviso del sindaco sceriffo Gentilini».
L’esigenza di parlare di identità è sicuramente forte nella situazione in cui viviamo, ma le vittorie contro la mafia gliele hanno sempre sottovalutate, e su immigrazione e sicurezza mi pare che le sue iniziative da ministro degli Interni vengano sia pur lentamente smontate, e devo dire nel silenzio degli italiani. Forse non gliene frega niente a nessuno della difesa dell’identità personale, dell’identità di uno Stato, di una nazione dell’Occidente. Penso alle misure sugli immigrati che il ministro Riccardi tenta disinvoltamente di smontare.
«È proprio così, tutti i provvedimenti che ho preso per far rispettare le regole a tutti a gli italiani ma anche agli extracomunitari sono stati spesso considerate dei provvedimenti addirittura xenofobi e razzisti, da ultimo quello sui respingimenti, che invece è una misura che ha salvato tante vite umane. Non mi sono mai illuso di ricevere, non dico naturalmente il Nobel per la pace come ha avuto Obama a priori e neanche a posteriori, non mi sono neanche illuso di ricevere un minimo apprezzamento da parte di chi a sinistra ha un atteggiamento ideologico nei confronti di questi temi, per cui la lotta alla mafia la fanno solo loro. Tra pochi giorni è il decimo anniversario della morte di Marco Biagi, vorrei ricordare anche questo, che noi abbiamo fatto la riforma vera del mercato del lavoro, la legge Biagi, che è stata considerata dalla Cgil allora un libro limaccioso, perché è un terreno ideologico su cui la sinistra ha piantato le sue bandierine e non accetta che qualcun altro se ne occupi e risolva i problemi, Così è stato anche per mafia e immigrazione, quindi non mi aspettavo il plauso per i risultati straordinari che il governo Berlusconi, non Roberto Maroni, il governo Berlusconi ha ottenuto nella lotta alla mafia, però neppure mi aspettavo quest’onda di riflusso per cui a uno a uno vengono smantellati tutti i provvedimenti sulla sicurezza che abbiamo preso. È un pericolo che deriva dallo scarso senso di identità, gli italiani fanno parte di uno Stato, non si considerano evidentemente una nazione».
Lei è stato un ministro degli Interni molto presente e molto forte, in questi giorni ci sono le rivelazioni sulle trattative con la mafia, il ’92, la morte del giudice Borsellino. Che idea si la è fatto di questa nuova polemica, e anche la sentenza della Cassazione su Marcello Dell’Utri, sul concorso esterno, se l’aspettava?
«Non voglio fare dietrologia come qualcuno che dice su Dell’Utri che c’entri la rinuncia di Berlusconi. Credo ancora nel libero convincimento e nell’etica della professione del magistrato per cui ritengo che si sia trattato di una sentenza che ha riconosciuto errori fatti dalla magistratura in passato, come è successo anche in altri casi, il processo Andreotti per esempio, non credo al complotto della magistratura; credo che si siano commessi degli errori e si siano seguiti dei teoremi, questo sì, e che adesso qualcuno finalmente smonta. Per quanto riguarda Borsellino ho la mia personale opinione, ne ho parlato con persone che hanno seguito direttamente queste vicende, però siccome ci sono delle indagini in corso non voglio dire nulla».
Se l’aspettava che finisse così il governo Berlusconi, com’è andata, visto da un insider con qualche informazione privilegiata, quale il ministro dell’Interno?
«No sinceramente no, è stata una sorpresa francamente perché ne avevamo discusso durante tutta l’estate e la convinzione di tutti e l’impegno di tutti era che se fosse caduto il governo c’erano solo due alternative, o si faceva un altro governo, ma politico sostenuto da questa stessa maggioranza, oppure le elezioni. Mai avrei pensato a un governo tecnico, una scelta sbagliata e dannosa e non solo per le tasche dei cittadini ma per la politica che è stata commissariata vent’anni dopo il ’93. Allora il commissariamento fu della magistratura, oggi il commissariamento viene non dai poteri forti che forse non ci sono più, ma peggio dalla burocrazia europea che sta trasformando o che ha in animo, questa è l’idea che mi sono fatto, di trasformare la nostra società, la società europea, il modello sociale europeo, in una società post democratica. Non è il fascismo, è qualcosa di nuovo però di altrettanto inquietante, ribalta la piramide che vuole il popolo sovrano alla base, le istituzioni in cima e in mezzo i partiti che sono l’intermediario tra il popolo e le istituzioni. Lo dice anche la Costituzione».
Mi pare che la decisione di schierarsi col governo Monti segni secondo lei la fine di un ciclo politico che comincio con la discesa in campo di Berlusconi, lei sostiene che c’è un grosso rischio per la politica; se non reagisce rischia di non farcela a superare questa fase. La Lega che lei ha in mente da sola pensa di poter svolgere un ruolo di difensore guerriero contro il tentativo di sospensione della democrazia? Recentemente ha detto ad Alfano: finché state con Monti non se ne parla, ma Alfano la pensa come lei e soprattutto ha il potere per fare certe scelte?
«Nessuno sottolinea con la dovuta forza che su 12 decreti presentati dal governo per 11 è stata messa la fiducia; ora un governo che ha il 90 per cento di maggioranza in Parlamento perché mette la fiducia impedendo al Parlamento ogni discussione, ogni valutazione sugli emendamenti? È il commissariamento delle istituzioni, del parlamento, dei partiti, di tutto. C’è l’esecutivo che fa le leggi. A questo sistema che io credo non abbia precedenti nella storia della Repubblica italiana, cioè di un parlamento annichilito, io mi sarei aspettato una qualche reazione, invece nessuno dice niente ed è coerente al progetto di cancellare la politica. La Lega è l’unico partito che alza la voce perché noi siamo difensori della democrazia ed è questo che io imputo principalmente al Pdl, non tanto e non solo l’approvazione di norme sbagliate come la reintroduzione dell’Ici, la tesoreria, lo svuota carceri, ma il non rendersi conto, il non voler rendersi conto, che in questa situazione c’è un rischio vero di eliminazione degli spazi della democrazia parlamentare. Finché c’è questa condizione quindi noi non possiamo che starcene da soli, ma io sono ottimista. Il governo sta esagerando, la macelleria sociale sembra non finire mai, sono, come ha scritto Libero, dei tassassini, e quanto al Pdl confido nel cavallo di razza che si sta dimostrando Angelino Alfano e nel potere che progressivamente Silvio Berlusconi gli sta lasciando».

Maria G. Maglie