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 2012  marzo 16 Venerdì calendario

ROMA - La Cgil è a un passo dalla svolta sull´articolo 18. Una lunghissima riunione ieri tra la segreteria nazionale e i leader di tutte le strutture territoriali e di categoria ha preparato il terreno all´affondo della prossima settimana, quando la trattativa per la riforma del mercato del lavoro ritornerà a Palazzo Chigi sotto la regia del premier Mario Monti

ROMA - La Cgil è a un passo dalla svolta sull´articolo 18. Una lunghissima riunione ieri tra la segreteria nazionale e i leader di tutte le strutture territoriali e di categoria ha preparato il terreno all´affondo della prossima settimana, quando la trattativa per la riforma del mercato del lavoro ritornerà a Palazzo Chigi sotto la regia del premier Mario Monti. Con la sola eccezione della Fiom di Maurizio Landini, che è poi il perno della minoranza «La Cgil che vogliamo», la confederazione di Corso d´Italia è pronta a dire sì al «modello tedesco» sulle procedure per i licenziamenti che non siano discriminatori, affidando al giudice la decisione se reintegrare il lavoratore oppure indennizzarlo. Una svolta, che non compromette l´essenza dell´articolo 18, ma che per la prima volta sottrae dal reintegro obbligatorio i licenziamenti individuali per motivi economici o organizzativi. Formalmente la Cgil non ha preso alcuna decisione. Di più: formalmente resta intatta la linea secondo cui «l´articolo 18 non si tocca» approvata dall´ultimo Comitato Direttivo di Corso d´Italia. La riunione di ieri tra i segretari generali, infatti, non è prevista dallo Statuto, ha esclusivamente una funzione consultiva e non vincolante. Ma dal punto di vista politico ha un significato importante perché coinvolge l´apice di tutte le strutture. La svolta, se come sembra ci sarà, arriverà mercoledì prossimo, 21 marzo, giorno per il quale proprio ieri è stato convocato il «parlamentino» confederale. Anche questo è un segnale. E la riunione si terrà esattamente il giorno successivo all´incontro di Palazzo Chigi quando, dopo la raffica di riunioni bilaterali coordinate dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il governo metterà sul tavolo la sua proposta per intervenire sulla flessibilità in uscita, venendo incontro alle richieste della Banca centrale europea e della Commissione di Bruxelles. Il Direttivo della Cgil dovrà dare il mandato alla segreteria a chiudere il negoziato dentro le regole confederali. Una risposta diretta al coordinatore della minoranza, Gianni Rinaldini, predecessore di Landini alla guida della Fiom, che ieri ha attaccato duramente: «Assistiamo ad una degenerazione della vita democratica delle organizzazioni sindacali. La Cgil non ha alcun mandato per modificare l´articolo 18». L´articolo 18 doveva essere l´ultimo capitolo da aprire e così è stato. Il governo voleva un accordo con tutti i sindacati, e ormai è del tutta esclusa la possibilità di intese separate. Quello spartito appartiene ad un´altra stagione politica. E anche sindacale. In aggiunta la Cgil questa volta - diversamente da altre - sta scegliendo di privilegiare il rapporto unitario con Cisl e Uil anziché la propria unità interna. Non era scontato. L´alternativa, implicitamente, l´ha indicata la stessa segretaria generale, Susanna Camusso, nella riunione a porte chiuse: «Subire atti unilaterali, come sulle pensioni». Insomma la reiterata minaccia del governo di decidere da solo era fondata. Una prospettiva perdente per tutto il sindacato. Una «trattativa sulle montagne russe», l´ha definita la Camusso quella con la Fornero, ma che ha portato a diversi risultati: a ridisegnare l´architettura dei contratti più deboli e a riorganizzare il sistema delle tutele secondo un principio universalistico tendenzialmente uguale per tutti i lavoratori. In cambio la Cgil, in particolare, si prepara a digerire per la prima volta un intervento sull´articolo 18. Scelta che potrebbe avere anche passaggi laceranti. Ieri, intervistato dall´Ansa, ha parlato anche Sergio Cofferati, l´ex leader della Cgil, che esattamente dieci anni fa riempì il Circo Massimo a Roma contro il progetto dell´allora governo Berlusconi sull´articolo 18. Ha detto Cofferati: «Ma quale manutenzione? Se sono vere le cose che i giornali attribuiscono al ministero del Lavoro, quella è l´oggettiva cancellazione dell´articolo 18. La distinzione ipotizzata tra licenziamenti per motivi disciplinari ed economici non sta in piedi, perché nessun imprenditore dirà mai di allontanare un lavoratore per motivi disciplinari, dirà sempre che è un problema di costi o di organizzazione. Introdurre queste distinzioni significa soltanto vanificare il contenuto dell´articolo 18». Questi dubbi serpeggiavano eccome nella lunga discussione di ieri a Corso d´Italia. Ma la linea di realpolitik intrapresa dalla Camusso appare ormai senza ritorno.