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 2012  marzo 14 Mercoledì calendario

ELIO GERMANO RECITA IL MALE PERFETTO - L’

epopea sciagurata della «Mala del Brenta», le imprese criminali di Felice Maniero, la faccia oscura del ricco Nordest… Ancora una volta, come ci ha mirabilmente spiegato Jorge L. Borges, la letteratura (il teatro, il cinema, la serialità) è attratta più dall’Inferno che dal Paradiso, dal tramonto più che dall’alba e solo la scrittura si pone come unico discrimine tra l’efferatezza e l’esemplarità.
«Faccia d’angelo» racconta in maniera romanzata le imprese criminali del Toso, un bandito di provincia, un criminale ambizioso e spietato, che tenne banco sulle pagine di cronaca nera per anni, con colpi efferati, rapine, clamorose evasioni, sequestri di persona. L’ambizione è quella di ripetere un modello «alto» come quello di «Romanzo criminale» e la miniserie in due puntate diretta da Andrea Porporati (autore della sceneggiatura insieme con Elena Bucaccio e Alessandro Sermoneta) e interpretata da Elio Germano in parte ci riesce. L’impianto drammaturgico, per eccesso di prudenza, cede persino al didascalismo quando si attarda sulla ricostruzione delle indagini di polizia, quasi a voler spiegare allo spettatore dove sta il bene e dove sta il male (Sky Cinema, lunedì, ore 21.10).
Per questo, la prima parte è dedicata al racconto dell’ascesa del Toso (siamo alla fine degli anni 70), da piccolo delinquente a organizzatore di crimini, e alla descrizione di un diffuso tessuto malavitoso che non riguardava solo «Faccia d’angelo».
Mentre la seconda è dedicata alla determinata, costante opera di cattura da parte delle forze dell’ordine. Vengono fuori risvolti sociali di non poco interesse: il passaggio del Veneto da zona contadina a zona industriale, dalla povertà alla ricchezza, dall’ignoranza alla consapevolezza.
Molto bravo Elio Germano a restituirci una figura dalla complessa personalità e dall’indubbia intelligenza prestata al Male. «Faccia d’angelo» è la storia di una caduta agli inferi.
Aldo Grasso