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 2012  marzo 14 Mercoledì calendario

COME CAMBIANO LE ELEZIONI NELL’EUROPA SENZA FRONTIERE

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato che alle prossime elezioni presidenziali francesi sosterrà il presidente uscente Nicolas Sarkozy. Secondo
lei è corretto che il premier della Germania si schieri formalmente in favore di uno dei candidati alla carica di presidente della Francia?
Giovanni Papandrea
giovannipapandrea@iol.it
Caro Papandrea, quelle che in altri tempi avremmo definito «indebite interferenze» sono ormai numerose. Nel 1999, quando il partito liberal-nazionale e xenofobo di Jörg Haider conquistò il 30% dei voti e divenne il partner governativo della Democrazia cristiana austriaca, l’Unione Europea mise l’Austria, per qualche settimana, sul banco degli imputati. Nel 2002, quando Viktor Orban, allora presidente del Consiglio, dovette affrontare una difficile elezione, Silvio Berlusconi corse a Budapest per dargli una mano. Nel 2004, quando José Luis Rodriguez Zapatero scese in campo contro i popolari di José Maria Aznar e Mariano Rajoy, i socialisti europei lo sostennero e alcuni di essi vollero portargli personalmente un segno della loro amicizia.
Purtroppo non abbiamo ancora un vero governo europeo, ma al Parlamento di Strasburgo esistono gruppi parlamentari che raggruppano, tra l’altro, i deputati appartenenti ai partiti socialisti e quelli appartenenti ai partiti popolari (conservatori, moderati, cristiano democratici). La somiglianza degli obiettivi, dei programmi e dei metodi ha creato famiglie politiche transnazionali e ogni partito ritiene che il successo dei suoi fratelli o cugini in un altro Paese dell’Ue possa giovare alla propria fortuna. Angela Merkel sostiene Sarkozy perché Germania e Francia, nel corso degli ultimi mesi, hanno lavorato insieme per creare regole e istituzioni che dovrebbero permettere all’Ue di uscire dalla crisi. Ma il candidato del partito socialista alla presidenza della Repubblica francese, François Hollande, ha promesso ai suoi connazionali che chiederà di rinegoziare, non appena sarà stato eletto, il Patto fiscale firmato a Bruxelles negli scorsi giorni. È piuttosto comprensibile che i firmatari del patto, in queste circostanze, preferiscano Sarkozy a Hollande. Non tutti, probabilmente, hanno stima e simpatia per l’attuale presidente francese. Ma il diavolo che conosciamo, come dice un proverbio inglese, è sempre meglio di quello che non conosciamo.
Esiste un altro fattore, caro Papandrea, che rende le elezioni politiche sempre più transfrontaliere. Il mercato unico, la libera circolazione delle persone all’interno dell’Ue, il programma Erasmus per gli studi universitari, la multinazionalità delle aziende e della ricerca scientifica stanno rimescolando la popolazione europea. François Hollande è andato a Londra, negli scorsi giorni, perché i francesi residenti nella capitale britannica sarebbero 500.000, vale a dire una città grande come Lione. Il leader socialista, naturalmente, spera che voteranno per lui.
Sergio Romano