Marco Gasperetti, Corriere della Sera 14/03/2012, 14 marzo 2012
TERREMOTO AL PREMIO VIAREGGIO
La lettera ai «giurati scaduti» è stata spedita nel primo pomeriggio di ieri via email. E non è stata una qualunque missiva di rinnovo delle cariche, operazione a volte burocraticamente un po’ noiosa e ripetitiva se pur prevista da ogni sodalizio, anche il più blasonato. No, stavolta il rinnovo della giuria del premio Viareggio-Rèpaci è stata una bomba destinata a scuotere la kermesse letteraria del grande Leonida, certo abituata da sempre a polemiche e a colpi di scena, ma mai a trovarsi a un rinnovo così repentino e soprattutto alle dimissioni «per il rischio di troppa concordia» del presidente, per statuto nominato a vita.
Dopo cinque anni Rosanna Bettarini, filologa di fama internazionale e battagliera conduttrice del premio tanto da essere stata ribattezzata «Leonessa», ha dunque deciso di lasciare l’incarico. Soltanto una volta, negli 83 anni di storia del premio, il leader del Viareggio-Rèpaci aveva deciso di abbandonare. Accadde nel 1996 quando lo storico Rosario Villari si dimise per contrasti fortissimi con il Comune di Viareggio e per difendere l’indipendenza della kermesse letteraria.
Anche stavolta, sedici anni dopo, Rosanna Bettarini e la giuria, hanno avuto contrasti fortissimi con il Comune versiliese tanto da sacrificare finanziamenti e sponsor per garantire l’indipendenza. La scorsa estate, dopo una delibera municipale con la quale si annunciavano cambiamenti radicali nella struttura del premio senza informare presidente e giuria, Bettarini aveva deciso di rompere ogni rapporto con il Comune. Pare però che non sia stata questa battaglia a determinare le clamorose dimissioni decise, ironia della sorte, nel giorno in cui la giunta di centrodestra di Viareggio perde la maggioranza e il sindaco si dimette per una questione legata anche ai finanziamenti del Carnevale.
E allora perché la filologa Bettarini lascia? Per non correre il rischio di avere una giuria troppo amica e «poco vitale». «Che avrebbe finito — sono parole della stessa ex presidente — per stagionare i criteri di selezione dei libri». Insomma, un atto per garantire quella sana litigiosità tanto amata da Leonida Rèpaci, vero spirito del premio Viareggio. La Bettarini resterà però una giurata per «il desiderio di rientrare nell’agone delle scelte letterarie come semplice giurato, partecipare al dibattito e votare, cosa mai fatta per cinque anni».
Una spiegazione di facciata che nasconderebbe una sorta di epurazione di giurati scomodi come fanno intendere a microfono spento i detrattori? Le indiscrezioni smentiscono ogni illazione. La sostituzione di parte dei giurati, prevista dal regolamento ogni due anni, sarebbe stata concordata con i diretti interessati, anzi sarebbero stati proprio loro per motivi familiari e di lavoro a chiedere di lasciare. Con una sola eccezione: quella dello storico Alberto Melloni che questa estate, in una lettera, aveva criticato il premio. «Alla scadenza della giuria, in queste condizioni, io non vedo che contributo potrei dare e perché o da chi potrei essere rinnovato senza mettere a repentaglio serenità e reputazione», aveva scritto tra l’altro il professore. Frasi che sarebbero state valutate dalla presidentessa come una chiara volontà di uscire di scena. Gli altri nomi degli ormai ex sono il presidente del museo «Marino Marini» Carlo Sisi, l’orientalista Giorgio Amitrano, lo psichiatra e saggista Eugenio Borgna, le scrittrici Marisa Bulgheroni e Grazia Livi. La segretaria letteraria del premio e direttrice del Gabinetto Vieusseux, Gloria Manghetti, come da statuto, dovrà invece essere riconfermata dal nuovo presidente che sarà eletto probabilmente entro domani.
Il testo della email inviata ieri è un mix di cortesia e amore per il premio. «Come previsto dallo Statuto — scrive Rosanna Bettarini — la giuria ha esaurito il mandato biennale a gennaio di quest’anno. Il presidente Rosanna Bettarini si è congratulata con tutti i componenti per la passione, la competenza e la cordialità che hanno sempre caratterizzato il lavoro svolto. Cinque anni di sentimenti comuni che fanno di questa giuria la più omogenea e longeva di tutta la storia del premio. In particolare ha ringraziato con vera riconoscenza quei giurati che, per motivi legati a diverse occorrenze personali della loro vita, hanno deciso, con rammarico, di assicurare il sostegno al premio senza la diretta partecipazione, appagante ma onerosa, ai lavori della giuria».
La lettera prosegue sottolineando che «pur uscendo dalla giuria, non faranno mancare il loro prezioso contributo intellettuale Giorgio Amitrano, Eugenio Borgna, Carlo Sisi. Così come Marisa Bulgheroni e Grazia Livi, lettrici di raffinata sensibilità e acutezza letteraria».
Infine Rosanna Bettarini dopo aver spiegato i motivi delle sue dimissioni, conclude: «Il Premio resta "liber et immunis", come sempre, fin dalla fondazione nel 1929».
Marco Gasperetti