Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 14/3/2012, 14 marzo 2012
LO SPETTRO DEL TRAMONTO GLOBALE PER L’EDITORE DEI DUE MONDI
La crisi da acuta si fa cronica e lo scenario per il gruppo Murdoch in Gran Bretagna cambia d’improvviso dando l’impressione che qualcosa di molto più profondo e inquietante sia avvenuto in questi anni nelle relazioni fra un Paese, nelle sue espressioni politiche e di dinamica sociale, e il maggior gruppo editoriale.
I lampi dello scandalo per le intercettazioni telefoniche del News of the World avevano svelato, lo scorso anno, un network di relazioni pericolose fra giornalisti a caccia di scoop e investigatori privati senza scrupoli con il compiacente, indefinito coinvolgimento del management del gruppo. Ora s’afferma una patologia complessa, frutto di un metodo professionale che va oltre ogni deontologia, accoppiato con comportamenti da codice penale. L’arresto di Rebekah Brooks arriva in un crescendo che non ha raggiunto lo zenith se è legittimo immaginare che quanto è accusata di aver fatto in complicità con suo marito si potrebbe estendere - solo sul filo della logica - a James Murdoch, figlio di Rupert, fino a qualche giorno fa presidente di News International di cui Rebekah era ceo. Le colpe di lei non necessariamente ricadranno su di lui, ma il sospetto che si sia davanti a un sistema e non a un’eccezione, a una trama e non all’impazzimento di un singolo, è legittimo e inquietante.
Basta mettere in fila gli eventi accaduti in queste prime settimane del 2012 per leggere un grafico che s’impenna. Eccoli. Sue Akers, vice commissario della Metropolitan Police, conferma alla Leveson Inquiry impegnata a scandagliare l’etica dei media in Gran Bretagna, che i «giornalisti del Sun (testata leader fra i tabloid del Regno e soprattutto del gruppo Murdoch, ndr) hanno pagato regolarmente anche cifre consistenti di denaro a esponenti dell’esercito, della polizia, del sistema sanitario nazionale…in una diffusa cultura di corruzione e bustarelle». Parole seguite poco dopo dalle dimissioni di James Murdoch dal vertice di News International che pubblica Sun, Times, Sunday Times e pubblicava News of The World. Un addio per volontà paterna che spinge verso New York il giovane James chiamato a coordinare il business tv. Quello Usa, indiano e magari italiano e tedesco, molto meno quello britannico. Di BskyB, la potentissima pay tv inglese, è ancora presidente, ma non è detto che lo resti per molto.
Terzo evento di questo inverno da dimenticare per i Murdoch è, infatti, la decisione di Ofcom, l’authority sulle telecomunicazioni di indagare se NewsCorp e James Murdoch siano "adeguati" a gestire una televisione. La licenza dipende anche dagli standard morali, il fango di questi mesi non aiuta a mantenere il volto pulito. Infine gli arresti di ieri con Rebekah, il marito e tutti gli altri accusati di aver interferito sull’andamento dell’inchiesta.
Basterebbe tutto ciò per leggere l’aggravarsi improvviso della crisi, ma non è tutto. Due eventi spezzano la sequenza: il lancio del Sun on Sunday e l’eccentrico cinguettare di Rupert Murdoch con il leader nazionalista scozzese Alex Salmond, propugnatore di un referendum per il distacco da Londra delle terre oltre il Vallo. Se il primo è un esplicito contrattacco editoriale con l’arrivo di un titolo che rimpiazza News of The World, il secondo è un avvertimento al premier David Cameron che senza Murdoch non avrebbe mai vinto le elezioni; che a Murdoch è tanto vicino da aver assunto un ex direttore del News, Andy Coulson, come portavoce a Downing street (anche Andy Coulson, lo ricordiamo, nei mesi scorsi era stato brevemente arrestato); e che a Murdoch s’è tanto avvicinato grazie alla personale amicizia con Rebekah Brooks.
Tutto questo ci fa credere che la campagna d’Inghilterra lanciata dall’ottantenne squalo dei mass media sia entrata nella fase finale, quella, per intenderci, dove non si fanno prigionieri. Se il premio fino a ieri credevamo fosse "solo" l’acquisizione della totalità di BskyB, la pay tv di cui NewsCorp controlla il 39%, pietra angolare del business televisivo che l’editore ha confessato essere «straordinariamente importante», oggi potrebbe essere molto di più. La disfatta significherebbe la fine del progetto Sky Europe, futuribile colosso consolidato delle pay tv continentali da declinare con tutte le sinergie immaginabili in India e Stati Uniti, ma anche l’addio alla vagheggiata tenzone con Google, Apple e i social network che Rupert Murdoch immagina. Sarebbe quindi la deflagrazione del "sogno napoleonico" costretto a passare per la straordinaria leva di BskyB, macchina capace di ricavi che nel 2015 saranno superiori a Bbc, Itv, Channel 4 e Channel 5 messe insieme.
Londra è, infatti, essenziale per l’editore dei Due mondi, ma se alle gravissime accuse mosse ieri seguisse una formale incriminazione estesa magari a membri della famiglia, sull’avventura di Murdoch in Gran Bretagna calerebbe la notte, preludio al tramonto globale. Da ieri, uno scenario da realtà romanzesca ha lasciato il mondo della narrativa per entrare in quello del possibile.