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 2012  marzo 14 Mercoledì calendario

“ZEROVIRGOLA” DA DIFENDERE

Uno “zerovirgola” ha salutato l’arrivo a Roma della Cancelliera Angela Merkel. È lo 0,49% che segnala il rendimento dei Bot a tre mesi messi ieri all’asta. Cose dell’altro mondo, anzi cose da tedeschi. La conferma che la fiducia, attraverso una domanda più che buona per i titoli di Stato, si è riaffacciata sui mercati, scavallando anche il dato dell’inflazione che cammina al 3,3% su base annua. Nel Paese dei troppi “zerovirgola” dal lato della crescita (oggi siamo anzi sottozero, in recessione) l’ultimo è quello buono. Un numero che il Governo Monti di “impegno nazionale” ha potuto mettere sul tavolo dei colloqui con la Germania, il paese-chiave dell’Europa. Un numero che viaggiando assieme al rendimento dell’1,40% dei Bot a un anno (tre mesi fa eravamo sulla soglia del 6%) mostra il forte recupero dell’Italia e consente a sua volta a Monti di avere più potere negoziale in Europa e con la stessa Germania. Per accendere il fuoco della crescita dopo il gelo del Patto fiscale e per spingere verso un’integrazione politica europea degna di questo nome. Naturalmente Monti è il primo a sapere che questo recupero italiano è tanto solido da una parte quanto scivoloso dall’altra. Ieri, accanto alla Merkel, ha detto chiaro e tondo che l’emergenza non è finita e che il lavoro da fare è ancora moltissimo. Ogni giorno la sfida si ripete. Sui mercati di tutto il mondo, a Bruxelles, in Parlamento a Roma, nei contatti formali ed informali con la “strana” maggioranza politica che lo sostiene. È un percorso di guerra, non una passeggiata al sole di primavera. In Europa e in Italia nulla può dirsi archiviato e risolto una volta per tutte. Vale per la Grecia, dietro la quale già s’affaccia il Portogallo ed un caso Ungheria. Vale per Roma: l’ultimo miglio per la riforma del mercato del lavoro, a dieci anni esatti dall’assassinio di Marco Biagi e dalla prova di forza al Circo Massimo della Cgil di Sergio Cofferati a difesa dell’articolo 18, è accidentato, in salita. Lo scontro tra il ministro Elsa Fornero ed i sindacati a suon di macigni verbali ne è la prova. Anche su questo terreno il premier sa bene che non può permettersi né di fallire né di partorire una soluzione-topolino. Ha tutti gli occhi puntati su di lui, e tutti lo aspettano al varco. Pochi per applaudirlo, molti per sottolineare l’eventuale primo, vero inciampo, e per rinegoziare in qualche modo il “patto” con un Governo fin qui dimostratosi molto “decisionista” e poco concertativo. Dalla riforma delle pensioni a temi politicamente incandescenti come la giustizia (Monti ha confermato che un provvedimento anti-corruzione resta nell’agenda del Governo), la Rai e l’asta per le frequenze tv. I margini di manovra restano dunque stretti, ed il problema consiste nel non disperdere quel capitale di credibilità che l’Italia è tornata ad accumulare, tanto da riscuotere l’”ammirazione” convinta, ancorché ghiacciata, della Cancelliera Merkel. Oggi, questo è il nostro “tesoretto” che sta dietro quel numero “zerovirgola”. Nulla che possa da solo sciogliere in un batter d’occhio nodi come quelli della penuria del credito, della debordante (per chi le tasse le paga) pressione fiscale denunciata dalla Corte dei Conti o dell’invasività dei controlli fiscali richiamata dal Garante della privacy. Ma certamente molto, molto di più di quello che sta dietro chiacchere altisonanti, furbizie politiche e veti incrociati da campagna elettorale permanente. PS Ieri 42 parlamentari di tutti i gruppi politici (tranne la Lega) hanno chiesto a Monti un «ministro per la Sicilia». Ogni commento è superfluo.