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 2012  marzo 14 Mercoledì calendario

UNA PARTNERSHIP DA 3MILA AZIENDE

Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, è favorevole, anzi addirittura "entusiasta" della possibilità di qualsiasi collaborazione fra industrie italiane e tedesche. Anche se lì per lì, in conferenza stampa, non ha saputo citare alcun caso concreto.
Le sarebbe bastato scorrere i giornali della mattina per scoprire che l’Audi ha avviato una trattativa in esclusiva con la proprietà della Ducati, il fondo Investindustrial, per l’acquisto della storica casa motociclistica bolognese, tenendo conto che fra gli altri candidati all’acquisizione erano stati citati altri due gruppi tedeschi, Daimler (che peraltro ha un accordo con la "rossa" di Borgo Panigale attraverso Amd) e Bmw.
Le era stato chiesto della possibilità che si rinnovassero i colloqui fra Fiat e Opel, la controllata tedesca della General Motors, che oggi è in trattativa con Peugeot, e il cancelliere, pur non entrando nel merito della situazione attuale, ha dovuto ricordare che da Torino «fu fatta un’offerta, ma la si dovette rifiutare perché non era adeguata». Ha però subito voluto sottolineare il suo entusiasmo per le collaborazioni italo-tedesche nell’industria. «Le imprese italiane - ha detto - sono benvenute in Germania, e viceversa, e questo rafforza il nostro rapporto. Ma non sta alla politica decidere» su eventuali accordi industriali.
Le parole della signora Merkel, per quanto apparentemente vaghe, sono di fatto basate su una realtà ben precisa e fatta di migliaia di rapporti. Germania e Italia condividono una forte vocazione manifatturiera, con grande propensione all’export, anche se la Germania, oggi il più grande esportatore mondiale, è in un’altra dimensione. In molti settori, soprattutto nella meccanica e nei beni capitali, imprese italiane e tedesche si contendono i mercati mondiali. Ma, soprattutto, le collaborazioni cui faceva riferimento ieri il capo del Governo tedesco, abbondano.
Le imprese tedesche sono il secondo investitore diretto in Italia dopo quelle degli Stati Uniti. Secondo una recente ricerca condotta da un economista dell’Università di Brescia e del Mip di Milano, Marco Mutinelli, commissionata dall’ambasciata italiana a Berlino, i tedeschi controllano in Italia 1.300 imprese, che fatturano complessivamente 67 miliardi di euro.
Anche le imprese italiane sono molto attive negli investimenti diretti in Germania. Hanno il controllo di 1.600 imprese tedesche, per un fatturato totale di 37 miliardi di euro. Nel caso dei tedeschi in Italia, la presenza è addirittura storica: per esempio la Siemens, il grande conglomerato industriale, è sbarcata nel nostro Paese addirittura prima della fine dell’Ottocento.
Fra le imprese italiane tuttora operanti in Germania, uno degli esempi con maggiore storia è quello di Ferrero, che produce oltr’Alpe dagli anni 50 del secolo passato, ma di recente sono state numerose le operazioni anche di imprese italiane di dimensioni medie. Nella finanza, dove pure la storia ha un peso (erano tedeschi i fondatori della Banca commerciale), il caso più eclatante è quello dell’acquisizione della tedesca Hvb da parte di Unicredit.