http://www.raffaelesollecito.org/Who’s%20Raffaele%20Sollecito.pdf, 15 marzo 2012
DAL BLOG DI RAFFAELE SOLLECITO
Nota: niente di quello che è scritto qui di seguito è frutto della fantasia. Persone e fatti citati sono reali e corrispondono a verità.
E’ difficile parlare di sé, quando devi guardarti allo specchio e chiederti cosa pensi tu di te stesso e cosa pensano gli altri di te per poi unire tutto e cercare di inquadrarti obiettivamente senza lasciarti trasportare dal voler essere come desideri e non come sei. Inoltre devi fare anche un check di quello che vorrebbero sapere gli altri di te, perché spesso quello che interessa a te non è detto che interessa agli altri.
La storia che Raffaele sta vivendo è qualcosa di tanto enorme quanto unica nel suo genere e nella sua evoluzione; per questo è arrivato il momento di tentare di farlo conoscere per quello che è e non per quello che descrivono avidi giornali in cerca del sensazionalismo per scuotere le menti pigre e ricavarne profitto.
Per adesso saltiamo la sua infanzia e prima gioventù, perché non è necessario trattarla dettagliatamente in questo momento, e quindi passiamo subito in un balzo alla sua vita universitaria, prima che fosse scaraventato nell’inferno che è costretto a vivere.
Prima di tutto presentiamolo per dovere:
Il suo nome è Raffaele Sollecito, il suo secondo nome è Marco ed il cognome di sua madre è Palmiotto.
Ha vissuto sempre a Giovinazzo, un paesino vicino Bari sul mare, dove ha frequentato un gruppo coeso e ristretto di amici da quando era bambino, che con gli anni sono diventati a tutti gli effetti suoi fratelli. A casa viveva con sua madre Vincenza e sopra casa sua c’era la casa di sua nonna Nuccia ed il nonno Marco, genitori di sua madre. I suoi genitori si separarono quando aveva 8 anni e poi hanno divorziato definitivamente qualche anno dopo.
Suo padre è un chirurgo urologo e medico legale, mentre sua madre era una casalinga che si è dedicata in tutto e per tutto alla famiglia; da manuale della tradizione.
Sua sorella maggiore, di 7 anni più grande di lui, viveva con lui, ma appena raggiunta la maggiore età, ha scelto di continuare i suoi studi universitari fuori Bari e poi ha scelto la vita militare.
Appena finiti gli anni del liceo, ha chiesto ai suoi genitori di poter studiare fuori per trovare la sua strada e non rimanere ancorato troppo al “nido” chiuso in cui era nato.
Non gli importava molto dove sarebbe andato, perché sapeva già che qualsiasi cosa avesse scelto, avrebbe incontrato mille difficoltà per il semplice fatto che non era mai stato solo e aveva sempre avuto l’aiuto di sua madre o suo padre quando ne aveva bisogno.
Per questi motivi, suo padre lo consigliò di andare a Perugia, perché lì esiste un collegio, nato per l’assistenza ai ragazzi orfani di genitori medici, i quali sono assistiti in tutto e per tutto gratuitamente. Nella sua evoluzione, il collegio ha offerto assistenza a tutti i figli di medici a condizione di una retribuzione annua prestabilita per gli studenti che hanno i genitori, ovviamente. Il collegio si chiama ONAOSI.
Vista la sua titubanza, assolutamente giustificabile, per compiere un passo tanto grande ed importante, fece il test di ammissione all’università per il corso di laurea in informatica sia a Perugia che a Bari, per sicurezza e, con sua felice sorpresa, superò entrambi i test, ed ebbe così più coraggio e spinta per avventurarsi nella nuova vita perugina.
Raffaele è sempre stato un ragazzo introverso, chiuso nel suo mondo fatto di computers, videogames e realtà virtuale, perché quella reale la trovava piena di sciacalli e cattiverie di ogni tipo. Nei videogames, se un gioco non gli piaceva più, spegneva e cambiava gioco; se perdeva, spingeva start e poteva iniziare un’altra partita. Nessuno mentiva e nessuno poteva essere scorretto, tutto scorre linearmente. Nel mondo reale, spesso niente di tutto questo è possibile. Sognare è sempre stato molto importante per lui.
Lo hanno sempre appassionato i Manga e gli Anime giapponesi. Ne ha letti di tutti i tipi ed i colori. Iniziò quando ero adolescente con Sailor Moon e qualche altro, tipo Devilman o Ranma ? e poi cominciò a collezionarne di tutti i tipi. Suo cugino Giuseppe, che ha 5 anni più di lui e che vive a Roma, gli fece conoscere questo mondo ed lui ne rimase incantato. La fantasia sfrenata di queste storie mista alla simpatia dei personaggi che molto spesso si intreccia con temi profondi di psicologia e filosofia legati alla tradizione giapponese, e quindi al Bushido, ne fanno per lui un passatempo irrinunciabile.
Quando ero adolescente, era letteralmente pazzo per Sailor Moon, come anche suo cugino, tant’è che ne collezionavo fumetti, figurine, ed oggettini vari prendendosi le canzonate ed angherie dei suoi coetanei bulli, avvezzi ad altro tipo tradizionale di giochi. E’ sempre stata una persona sensibile, e quindi si è sempre distinta dalla massa. Però questo non è un fatto nuovo, perché già quando era bambino giocava con i pupazzi di sua sorella che a lei non piacevano, mentre lui spesso mixava storie apocalittiche tra eroi, robot e mostri con storie d’amore tra pupazzi e qualche eroe; Ken o Big Gym rimanevano sempre uccisi in battaglia...
Torniamo a Perugia.
A Perugia volle continuare a fare il suo sport preferito: la kickboxing. Sport a cui lo introdusse la sorella Vanessa quando era adolescente per perdere qualche chilo, visto che era un po’ sovrappeso in quanto amante di meredine, e che lo appassionò come sport per sperimentare e capire i propri limiti e quelli del proprio avversario. Un pò è stato il riflesso delle arti marziali che fanno da sfondo costante di tantissimi manga, dall’altra parte gli è sempre servito per vincere quella timidezza, e confrontarsi con gli altri e trovare i punti deboli in lui ed in chi gli è difronte. Ha praticato questo sport per circa 8 anni fino a quando era libero.
I primi tempi a Perugia sono stati difficili per adattarsi ad una condizione in cui era lontano da casa e dagli affetti.
Su madre era apprensiva come anche suo padre, ma questo non bastava, perché da quel momento in poi, i problemi se li doveva risolvere da solo.
Dopo che superò i primi esami all’università, cominciò ad acquistare fiducia nelle sue capacità e viveva praticamente per fare esami; appena aveva un po’ di tempo libero, tornava al proprio “nido” (Giovinazzo) per stare con i suoi amici ed i suoi cari.
La sua vita all’università è stata un’esperienza molto particolare. In collegio aveva degli obblighi ben precisi: studiare e fare gli esami entro le giuste scadenze, rispettare le regole e gli orari della mensa (es. non scendere a mensa con in pantaloncini corti), rientrare in collegio sempre prima di mezzanotte e non parcheggiare la macchina vicino all’ingresso.
Il collegio è formato da soli ragazzi e la sezione femminile è dislocata in un’altra struttura nel centro di Perugia.
In quel collegio era l’unico che frequentava il corso di laurea in informatica. La scelta di informatica non è stata casuale visti i suoi trascorsi durante l’adolescenza e l’infanzia. In realtà sua madre avrebbe gradito che scegliesse matematica a Bari, mentre suo padre avrebbe optato per ingegneria meccanica. Lui, ha sempre sognato di diventare un programmatore di videogames, quindi non poteva scegliere diversamente, anche se talvolta lo affascinava l’idea di prendere una strada parallela a quella di suo padre e poi diventare strizzacervelli. Cioè fare medicina e poi intraprendere la specialistica in psichiatria, vista la sua profondità d’animo.
Nel corso di laurea avevano superato il test in 150, ma dopo pochi mesi molti avevano gettato la spugna e si ritrovarono quasi dimezzati. Gli indirizzi in facoltà erano 3: “reti”, “basi di dati” e “linguaggi di realtà virtuale e modellistica molecolare”... Indovinate cosa ha scelto...
La vita in facoltà era ai limiti del "paranormale". Ha seguito tutte le lezioni e tra professori decisamente lunatici ed intrattabili era difficile capire cosa si stava facendo e soprattutto perché... Forse si sta qui ingigantendo la situazione per portarla all’umorismo, ma se si potessero portare i suoi “colleghi” studenti a testimoniare per far capire meglio cosa si vuole intendere benevolmente, ci sarebbe qualche sorriso. Senza generalizzare con tutto e tutti nella facoltà, determinate situazioni lo hanno lasciato stupefatto e ancora oggi ricordarle lo fa sorridere. Es. la professoressa che si stende sulla cattedra in mezzo all’aula, perché stanca, dopo che ha parlato per due ore di fila senza interruzione. Oppure: nessuno riesce a trovare il professore che sembra scomparso, in realtà è dentro il suo studio a camminare ininterrottamente su e giù facendosi un discorso insensato ad alta voce completamente solo e non si accorge nemmeno che una fila di studenti lo fissavano sconvolti...
Il rapporto con gli altri studenti spesso era superficiale, serioso e assolutamente contrario a qualsiasi ipotesi di cameratismo. Per far capire meglio di cosa si parla facciamo un paragone che esiste anche oggi.
Vicino alla sua facoltà di matematica ed informatica, c’è quella di giurisprudenza. Se un turista entra nella facoltà di giurisprudenza di Perugia trova volte e archi in stile rinascimentale, statue marmoree, spiazzi con giardino pullulanti di studenti e studentesse tutti/e agghindati/e, truccati/e, pieni di vestiti con firme di alta classe, colori sfavillanti che risaltano accessori scintillanti come se fosse una gara a chi è più fico/a. E spesso vanno a fare gli esami tirati a lucido più che mai.
Se invece quel turista entra nella facoltà di matematica ed informatica, trova una percentuale di ragazzi di gran lunga schiacciante rispetto alle ragazze, un silenzio predominante e sinistro; l’edificio è o sembra un prefabbricato con l’intonaco che cade a pezzi sia attraverso i corridoi che attraverso i piani, ragazzi e ragazze vestono praticamente in modo identico con capelli lunghi, barba lunga e non rasata da mesi, magliette scolorite e piene di buchi con le scritte “kiss” (gruppo rock), “metallica” (gruppo rock), “neo genesis evangelion” (manga) e se non si sta studiando, si passa il tempo a discutere del perché Bill Gates è diventato così ricco, se il sistema operativo Windows è il peggiore della storia (quindi si elencano tutti i difetti delle .dll). Molti di loro il fine settimana rimanevano a casa a giocare online a Quake III o altri giochi di strategia di guerra. Mentre gli iscritti a giurisprudenza, che qualcuno in facoltà chiamava “Beverly Hills”, se ne vanno in discoteca a rimorchiare.
Fare degli esempi, può far intendere molto più di mille parole.
A lui, personalmente, non piaceva né una cosa, né l’altra, perché passava già troppo tempo durante la settimana davanti al computer ed in discoteca non si divertiva mai, anzi quelle volte che ci era capitato, gli è venuta tristezza per il suo modo di essere impacciato e lo amareggia ancor di più vedere talvolta delle situazioni in cui ragazze o ragazzi bevono fino a star male o assumono qualche droga che li rende mostruosi.
A parte qualche serata al cinema, i ragazzi della sua età non avevano molti altri svaghi il fine settimana e così non aspettava altro che tornare a casa appena finiti gli esami.
Talvolta gli è capitato di fumare dell’hashish o della marijuana in gruppo con altri amici durante momenti di svago. L’ha fatto più per curiosità e perché pensava che in fondo non era nulla di dannoso, invece poi si è ricreduto in quanto porta alla noncuranza e alla inebetudine in genere, portandoti ad essere poco sveglio e proficuo in qualunque campo.
Dopo due anni di collegio ed una vita universitaria dedicata solo allo studio e a pochi e rari svaghi come il teatro, i concerti e la musica classica, cominciò ad incuriosirlo l’esperienza di vita all’estero attraverso la borsa di studio Erasmus. L’Erasmus è uno scambio di studenti in giro per l’Europa che dura circa un anno. In pratica, se si vince la borsa di studio, si parte per il paese europeo a te assegnato e lo stesso fa un altro ragazzo/a da quel paese che per te è destinazione. Uno scambio di vite studentesche.
A lui venne assegnata Monaco di Baviera, e anche se non sapeva nulla di tedesco, l’idea di sperimentare questa nuova avventura, gli faceva dimenticare che avrebbe trovato mille ostacoli e difficoltà.
Poco prima che finì di formalizzare tutta la burocrazia per partire, sua madre morì di insifficienza cardiaca lasciando tutti tragicamente sbalorditi, perché nessuno se lo aspettava. Sua madre non godeva di ottima salute vista l’operazione alla tiroide ed i problemi al cuore, ma nessuno si poteva aspettare che si arrivasse a questo punto; anche perché lei stessa si prendeva cura di sua nonna Nuccia, rimasta vedova da pochi anni, che aveva un tumore al seno. Lui lo seppe mentre stava preparando degli esami da completare prima di partire per Monaco di Baviera.
Ovviamente, lasciò tutto per catapultarsi a casa e rendersi poi conto realmente di quello che avrebbe sconvolto la sua esistenza.
A quel punto decise che doveva partire a tutti i costi, perché rimanere lì era troppo pesante da sopportare per lui e, cambiare vita, sarebbe stato per lui un modo per metabolizzare con più calma una situazione indigeribile.
E’ stato in Erasmus per un anno intero e si è immerso completamente in quel mondo per quel periodo. Ha frequentato vari corsi di tedesco e, nonostante le tante difficoltà, è riuscito a portare a casa 4 esami in lingua straniera: due in tedesco e due in inglese.
In particolare, i primi tempi ha dovuto frequentare dei corsi di tedesco “full immersion” tutti i giorni tutta la mattinata anche di domenica. E contemporaneamente cercava di seguire le lezioni e inserirsi nell’ambiente Erasmus dove non conosceva nessuno e nemmeno la loro lingua... Inizialmente la situazione gli sembrava drammaticamente disastrosa, ma col tempo è riuscito ad inserirsi aiutandomi un pò con l’inglese, un pò con il tedesco che iniziava ad imparare.
In Erasmus ha conosciuto ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo sul serio. Per esempio lo scioccò apprendere che uno studente bassino che frequentava il corso di topologie di rete con lui, era iscritto alla facoltà di fisica presso un’università in Groenlandia, perché lui, appunto, era originario della Groenlandia. Roba da film.
In Erasmus, nelle relazioni ha avuto un’esperienza molto particolare, come spesso è accaduto nella mia vita. D’altronde nel suo blog scriveva sempre “certe cose possono capitare solo a me...”.
Viveva in stanza con un ragazzo bulgaro di nome Vesco che lo tormentava con la sua musica bulgara a tutto volume, tutto il giorno ininterrottamente. Ma a parte questo era un tipo simpatico per la sua singolarità. Alcuni amici che videro che sopportava di ascoltare quella musica assordante, che è per i nostri gusti brutta, gli dicevano che dovevano farlo Santo subito.
Dopo il primo mese, passato ad organizzarsi con i documenti, iscrizioni, cercando un po’ di inserirsi nel gruppo di Erasmus di Garching (praticamente il gruppo degli ingegneri e matematici), un giorno un amico gli fece conoscere due ragazze spagnole che frequentavano il corso di lingue all’università in centro (la LUM). La loro simpatia travolgente diventò il suo passatempo preferito e dopo un pò di tempo, si ci affezionai parecchio. Con loro si è cementata un’amicizia che non ha precedenti nella sua vita. Andavano persino a fare la spesa o a fare shopping insieme. Si trovava meglio con loro che con qualsiasi altro gruppo.
A Monaco, si sa, si beve tantissima birra in formati giganti, ma lui, non gradendo l’alcool, al massimo riusciva a bersi una birra da 33 cl la sera e solo qualche volta. Ana e Maite (le ragazze spagnole) durante le feste Erasmus alzavano il gomito in modo esagerato e talvolta Raffaele si trovava ad accompagnarle a casa e, addirittura a dormire con loro. Non lo faceva come un dovere e non gli pesava, anzi si offriva volentieri, perché quando erano così alticce, diventavano ancora più sincere, spontanee e quindi divertenti. Durante i tragitti in metro o treno per tornare a casa, a sentire i loro pensieri sugli altri e le loro fantasie sui ragazzi era, per lui, una scoperta nuova e divertentissima giorno per giorno. Quando si addormentavano erano tenerissime. Dopo qualche mese si ritrovava spesso ad uscire con loro ed altre amiche che diventavano più numerose e quando si cominciava a fare discorsi riguardo “cose molto intime da ragazze”, cominciava a sentirsi un po’ a disagio, sia perché si sentivo “di troppo” o “diverso” nel gruppo, sia perché si era preso una cotta per una di queste amiche, ed il culmine fu quando lo andò a trovare un amico di Taranto in occasione dei mondiali di calcio Germania 2006. Raffaele ricorda perfettamente la sua faccia e quella del suo amico quando uscirono lui, l’amico suo di Taranto, l’amico suo ed un gruppo di ragazze decisamente troppo numeroso. E’ lì che si resi conto di quanto fosse imbarazzante per lui quella situazione. Eppure, anche frequentando tantissime altre persone provenienti da Francia, Cile, Brasile, Giappone, Tunisia, Australia, Svizzera, Svezia, ecc. non si sono mai persi di vista. Un giorno, durante i primi tempi, Maite andò vicino a lui e senza preavviso e dal nulla gli disse: “Tu sei come il sole!”, sorridendo. Lui non capì come mai tanti complimenti e glielo chiese, quindi lei rispose di nuovo: “Tu sei come il sole, perché hai un cuore enorme che illumina tutto” e lo abbracciò. Questo lo riempì di gioia. E piccole cose come questa gli hanno fatto sempre amare la mia vita e ciò che Raffaele è. Un altro momento colmo di gioia fu quando un giorno era a casa di Fabri, un amico italiano che frequentava l’università alla LUM, con cui si era frequentato abbastanza spesso. Eravano soli, di sera, dopo una giornata piuttosto lunga di appuntamenti all’università e stavano sul balcone. Gli raccontò della sua vita, dei suoi sogni, delle sue speranze, e della sua malinconia perché aveva subito una catastrofe in famiglia poco prima di partire. Glielo raccontava guardando le stelle e lui, stranamente lo capì, a differenza delle sue aspettative. Molti sarebbero rimasti in silenzio chiedendosi, perché raccontava cose simili proprio a loro, invece lui ha percepito e capito come se quelle esperienze appartenessero alla sua vita.
Quando si dovettero salutare tutti quanti, la tristezza nei loro volti era un baratro senza fine. Ana e Maite piansero tanto e quando promise loro che sarebbe andato a trovarle, non tanto ci credevano, invece poi, dopo poco tempo, andò a trovarle in Spagna insieme a due amici, suo padre, Mara (moglie di mio padre) e Simona (figlia di Mara) e Vanessa (la mia sorellona). Ana e Maite furono sbalordite ed impazzirono di gioia. Anche lui fu contento.
Raffaele non potrà mai dimenticare quell’anno in Erasmus, perché è stato per lui l’anno dei sogni e dei nuovi obiettivi per il futuro. E’ stato come rinascere una seconda volta.
Tornato a casa, si occupai di sua nonna Nuccia insieme agli altri parenti perché stava tanto male e si organizzò per finire gli ultimi esami all’Università di Perugia trovandosi un monolocale per appoggiarsi durante quel periodo. Faceva la spola da Perugia a Giovinazzo per stare un pò con sua nonna che era sola e malata, un pò dietro gli esami.
Nel frattempo morì anche sua nonna, ma i medici già dissero diversi mesi prima che la situazione era troppo grave.
Tra Dicembre 2006 e Gennaio 2007 conobbe la sua prima ragazza con cui ebbe una relazione vera e propria, durata poco. Lei la conobbe a Perugia ad una festa di compleanno di amici. La relazione durò poco, perché non c’era molto trasporto e coinvolgimento da parte di entrambi.
Con l’altro sesso Raffaele è decisamente timido, come nella maggior parte dei rapporti, ma con le ragazze è sempre stato indeciso e poi nei rapporti in genere è molto selettivo. Nelle vicissitudini con le ragazze, talvolta è stato sfortunato, talvolta troppo impacciato e titubante, come se avesse sempre avuto paura di farsi male a livello affettivo. Per lui, “la toccata e fuga” non ha motivo di esistere, perché risvegliarsi da solo, dopo che il giorno prima ho conosciuto una ragazza con cui mi sono trovato davvero bene, gli lasciava un vuoto dentro incolmabile e pieno di tristezza. Trovarsi bene con una ragazza, per lui, significa starci bene a 360°, altrimenti si fa passare qualsiasi fantasia.
Questo suo modo di essere lo ha portato ad avere il suo primo vero rapporto all’età di quasi 23 anni, dopo il periodo di Erasmus.
Gli ultimi mesi a Perugia li dedicò sfrenatamente allo sport e all’università; per finire gli esami e per progredire nella kickboxing, tant’è che era vicino a cominciare il circuito delle gare a livello nazionale.
Appena finì gli esami e cominciò a scrivere la tesi di laurea sulla “Programmazione Genetica”, ha conosciuto Amanda ad un concerto di Musica Classica presso l’Università per Stranieri, il 25 ottobre 2007.
Gli è sempre piaciuto il teatro e la Musica Classica e perciò, se aveva occasione, ci andava spesso e volentieri.
Nei suoi gusti musicali, c’è anche il rock e l’hard rock degli ultimi anni (quello degli anni 80 non gli piace molto) e per questa ragione in Erasmus è andato a concerti come il “Rock im Park” a Norimberga.
Amanda era lì da sola e con lei c’è stato quello che si definisce “colpo di fulmine” puro e semplice e stranamente, in quell’occasione, riuscì a forzare tutte le sue timidezze ed indecisioni facendo il primo passo, ovviamente, impacciato.
La relazione con lei fu bella ed intensa già dal primo giorno. Lei è riuscita a fargli rispolverare quel bambino che era rimasto pieno di polvere nascosto dentro il suo cuore. Peccato che poi non ha avuto il tempo materiale per approfondire la sua conoscenza, ma questo lo sapete già ed in queste pagine non si tratterà della carcerazione o della storia investigativa e giudiziaria.
Tra i suoi interessi, c’era anche l’interesse di collezionare coltelli più o meno pregiati per il semplice fatto che da bambino, nella villa dei suoi nonni, intagliava gli alberi, costruiva oggetti vari di legno ed andava talvolta a caccia con papà: lui usava il fucile ed lui faceva un po’ il cane da riporto.
Per questo ha sempre avuto il vizio di tenere un coltellino in tasca che si sceglieva con tanta attenzione per i particolari e per le forme non comuni. Spesso si dimenticavo persino di averlo e non
lo faceva vedere a nessuno, nemmeno ai suoi amici più cari. Se loro se ne accorgevano che aveva qualcosa di diverso sui jeans, glielo faceva vedere evitando di aprirlo e comunque non voleva che nessuno lo toccasse. Infatti nessuno si è mai fatto male con qualche suo coltellino.
Tornando ad ottobre 2007, si stavo per laureare e la data di laurea era fissata per il 15 novembre 2007. Dopo diché, stava progettando di fare un master che durava poco meno di un anno alla Bocconi di Milano prima di iscriversi alla laurea specialistica.
Il suo progetto era quello di iscriversi in una Università all’estero per cercare di realizzare il sogno della sua vita:
lavorare in una software house di videogames all’estero in qualità di programmatore.
Adesso è iscritto al primo anno della laurea magistrale in “visual computing” presso l’Università di Verona e cerca di preparare gli esami dal carcere.
I suoi obiettivi adesso sono di finire al più presto il suo percorso di studio aspettando di riuscire a prendere nuovamente in mano la sua vita e trovare la sua strada nuovamente, fuori dall’Italia.
Spero che questa veloce carrellata su Raffaele sia chiara e spero sia riuscita a far intendere chi è lui nel suo essere ed agire. Non si è entrati in particolari lunghi che possono diventare tediosi e soprattutto si è evitato di parlare di molte tragedie e difficoltà che hanno attraversato la sua vita e che ancora la attraversano. Per adesso si preferisce lasciare queste righe come sono per completarle in futuro nel caso si ritenesse necessario.