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 2012  marzo 13 Martedì calendario

Province come sanguisughe: costano 14 miliardi l’anno - Mario Giordano, Spudorati (152 pagine, 18 euro, Mondadori) Ecco alcuni stralci del nuovo libro da oggi nelle librerie *** Avanti c’è posto: è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice che le Pro­vince non hanno più senso

Province come sanguisughe: costano 14 miliardi l’anno - Mario Giordano, Spudorati (152 pagine, 18 euro, Mondadori) Ecco alcuni stralci del nuovo libro da oggi nelle librerie *** Avanti c’è posto: è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice che le Pro­vince non hanno più senso. Eppu­re non c’è paesello, rione, quartie­re che non sogni di diventare capo­luogo... Vi chiederete come mai. E la risposta è semplice: non è vero che le Province non servono a niente. Macché: le Province servo­no un sacco. A che cosa? Sempli­ce: a finanziare la sagra del salmo­ne del Medio Campidano, per esempio. O il censimento per lo studio delle abitudini del cormo­rano dell’Iglesias. Vorrete mica perdere di vista il cormorano del­­l’Iglesias, perdinci. E allora per­ché vi stupite? La Provincia di Ori­stano ( meno di 300.000 abitanti) è riuscita a finanziare in un solo an­no: la sagra della fragola (8942,42 euro), la sagra dei pesci (2257,67 euro), la sagra dei muggini (1474,20 euro), la sagra de sos can­nisones (983,55 euro), la sagra de sos culurzones de patata (903,05 euro), la sagra del riso (1493,87 eu­ro), la sagra degli agrumi (1867,34 euro), la sagra del pomodoro (5465,73 euro), la sagra dei ravioli (1806,09 euro), la sagra del pane e dei prodotti tipici (2709,14 euro), la sagra su pai fattu in domu (1354,57 euro), la sagra del carcio­fo ( 1331,58 euro), la sagra de su bi­no nou ( 903,05 euro) e la sagra pa­ne e olio in frantoio (1422,30 eu­ro). Ho l’impressione che allafine abbiano mangiato un po’ tutti... Il fatto è che di dimagrire nessu­no ha voglia. La Provincia di Napo­li, per dire, negli ultimi dodici me­si ha sostenuto con oltre 3 milioni di euro una miriade di fondamen­tali iniziative come «La cucina di mammà», «Cogli l’attimo», «C’è di più per te» e «Sognando di di­ventare campioni tirando la fu­ne ». Il tiro alla fune, ecco, ci man­cava. La Provincia di Roma pensa alle lepri e ai fagiani: spende 298.392 euro per distribuirne una certa quantità nei boschi. La Provincia di Trento finanzia ogni tipo di con­vegno: 110.000 eu­ro per quello sul clima, 790.000 per quello sul­l’economia, 100.000 per quello sulle «rotte del mon­do », addirittura 180.000 per«edu­care nell’incertez­za » (fra l’altro, di questi, 82.000 se ne vanno in comu­nicazione, cartel­lonistica, vitto e so­prattutto buffet, che in mezzo a tanta incertez­za restano l’unica cosa sicura). Inoltre, sempre la Provincia di Trento ha affidato anche una con­sulenza da 20.000 euro a due pro­fessori universitari per «capire gli orsi»,mentre quella di Belluno pa­ga dieci volte tanto un consulente per sapere se le Dolomiti possono entrare nel patrimonio dell’Une­sco. E la Provincia di Bolzano bat­te tutti: è riuscita ad assoldare un consulente per fare lezione ai trop­pi consulenti che aveva assoldato. «Come migliorare le pro­prie prestazioni», era il titolo esatto del seminario. Ec­co: come migliora­re le proprie pre­stazioni. E maga­ri farsi pagare qualche euro in più sognan­do la cucina di mammà o il tiro alla fu­ne. E di­mentican­do, però, che a for­za di tirare la fune, si rischia di spezzarla. Ma chi ci pensa ai peri­coli? Ma chi ci pensa ai costi? Ma chi ci pensa agli sprechi? Ecco per­ché, nonostante le promesse elet­torali, le Province sopravvivono sempre. Ecco perché, quando si arriva al dunque, nessuno vota per l’abolizione.Perché le Provin­ce sono utili. Prendete quella di Monza e della Brianza. La neona­ta organizzazione territoriale brianzola ha appena visto la luce in una terra che, come tutti sanno, è celebre per la febbrile attività e l’indomito dinamismo. Ebbene, che cosa ha prodotto in sei mesi, dal gennaio al giugno 2011, il consiglio provinciale della produttiva Brianza? Una delibe­ra. Proprio così: una di numero. Accidenti, non sarà mica calata l’ernia a qualcuno dentro quel pa­lazzo? Una delibera tutta intera? Tutta insieme? L’avranno appro­vata in un colpo solo oppure a rate per non affaticarsi troppo?Fra l’al­tro t­rattasi di una decisione opera­tiva di importanza fondamentale, dati i tempi di crisi e le necessità del Paese: il premio Talamoni, cioè una medaglietta d’oro (4 cen­timetri) da assegnare a non si sa bene chi. Valeva la pena costituire una nuova Provincia per avere un riconoscimento così prestigioso, no? Pare che in Brianza si fatichi a trovare uno stemma, un simbolo, un segno distintivo per rappresen­tare il nuovo ente locale. Che, in compenso, ha ben quattro sedi (proprio quattro) e quattro azien­de dell’acqua (proprio quattro) che costano,secondo quanto rife­­risce l’Espresso , 1,5 milioni di euro l’anno. Le spese per la comunica­zione istituzionale ammontano a 880.000 euro, quelle per le consu­lenze a 1 milione di euro. E non mancano nemmeno le solite rega­li­e a pioggia per foraggiare ogni ti­po di manifestazione, da «Pagine come rose» a «Le immagini della fantasia», da «Libritudine» a «Teo­dolinda messaggera di pace»... Finanziamenti in libertà anche a Palermo: qualsiasi sagra, dal fi­codindia all’asino di Castelbuo­no, e qualsiasi associazione, dal Badminton di Cinisi alla Confede­razione siciliani del Nordameri­ca, sembra in grado di ricevere ge­ner­ose donazioni di soldi dei con­tribuenti. All’altro capo dell’Ita­lia, in compenso, c’è la Provincia di Treviso che spende 22.800 euro per organizzare un sondaggio sul­la­soddisfazione dei pescatori e al­tri 21.600 per studiare le anguille. In effetti, però, lo studio delle an­guille può presentare anche alcu­ni lati assai interessanti: conside­rato il modo in cui vengono gestiti i soldi dei contribuenti, almeno si impara a essere sfuggenti... Ecco a che cosa servono le Pro­vince. Costano 14 miliardi di euro l’anno, ci prosciugano, non fun­zionano, ma svolgono due compi­ti fondamentali: mantengono un esercito di 4520 amministratori e distribuiscono denari a pioggia, dall’associazione della salsiccia agli amici del peperone. Che poi, oltre che essere amici del pepero­ne, evidentemente, sono pure amici dell’assessore. O almeno di sua moglie. Altrimenti come spie­gare certe spese?