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 2012  marzo 13 Martedì calendario

Ma allora la vera ricchezza era il futuro - Adesso ti dicono che siamo tornati trent’anni indietro, così, con un col­po di crisi, uno spread sulla faccia e i consumi che sono gli stessi del 1982

Ma allora la vera ricchezza era il futuro - Adesso ti dicono che siamo tornati trent’anni indietro, così, con un col­po di crisi, uno spread sulla faccia e i consumi che sono gli stessi del 1982. La veri­t­à è che fai quasi fatica a ricordare come era­no i tuoi 14 anni, il primo anno di liceo, quel­l­e tute da ginnastica blu e con le strisce bian­che ai lati, i pomeriggi in sala giochi a litigare con una pallina gialla vorace che si nutriva di pillole colorate, l’urlo di Tardelli quella notte a Madrid e il volto di Sophie Marceau con le cuffiette come ferma capelli che ti rac­conta il tempo delle mele. Solo che così si muore di nostalgia ed è l’unico sentimento che il 2012 non si può permettere. Il 1982 era un anno di crisi. Il mondo stava ancora cercando di uscire fuori dagli anni Settanta.L’Italia ancora di più.Le Br seque­strano Dozier e si fanno male di brutto. È l’inizio della loro fine. È la mafia invece che sta cambiando passo. I corleonesi di Riina e Provenzano hanno fatto fuori i vecchi capi e ora si sentono invincibili. Sanno però che Tommaso Buscetta ha trovato in Falcone un uomo con cui vale la pena parlare e poco alla volta sta cominciando a raccontare i se­greti di Cosa Nostra. A Palermo è tornato il generale Dalla Chiesa. I corleonesi lo cono­scono bene. È l’uomo a cui Sciascia si è ispi­rato per il capitano Bellodi del Giorno della civetta . Lo ammazzeranno in via Carini, in­sieme alla moglie, con un Kalashnikov AK-47. Saranno loro adesso, i mafiosi, a col­pire il cuore dello Stato. Non era un anno tranquillo. Si vive sul filo della guerra fred­da, con questo mondo diviso in due e i film sull’apocalisse nucleare che ti ricordano che devi morire. E poi la dittatura argentina decide che le Malvine non sono inglesi e la signora Thatcher risponde che quelle isole si chiamano Falkland e manda sottomarini, navi aerei e truppe per riprendersi tutto in un paio di settimane. È guerra vera, ma a quattordici anni ti sembra un film e la terra non è ancora un grande reality. Ci penserà Maradona a vendicarsi quattro anni dopo, ma in una partita di calcio e con un gol di ma­no. Quando torni indietro di trent’anni c’è una cosa che però ti sembra subito evidente e non è solo una questione personale. La co­sa bella di quel 1982 è il futuro. Era lì. Sem­brava vero. Potevi stare a fare i conti con la busta paga e con l’inflazione a doppia cifra, ma intravedevi una speranza, un punto di svolta. C’era quella strana sensazione che un po’ tutti avevano, irrazionale: il peggio stava passando. Non ci si voltava indietro in cerca di una rotta, ma c’era questa voglia di andare a scoprire cosa ci fosse davanti. Era una corsa per arrivare più in fretta possibile al Duemila. Trent’anni dopo uno può anche dire che era solo un’illusione. Ci hanno fregato. L’ot­timismo era una droga. Solo che allora mica lo sapevi. Provate a immaginare, per esem­pio, cosa è stato per molti ragazzini l’appari­zione del Commodore 64 o del primo Pc Ibm con il processore Intel 8088. È la tecno­logia che arriva a portata di mano e ti sem­b­ra di vivere l’alba di una rivoluzione da fan­tascienza. Quella del 1982 è una realtà mec­c­anica e elettrica. Ci sono i telefoni a gettoni. L’America sta ancora lì dall’altra parte della luna. Il mondo è grande, le distanze sono grandi, la gente compra i francobolli e imbu­ca le lettere. Il presente è quello che è. La vita costa. Il Commodore 64 costa. Ci vogliono 800mila lire per portarselo a casa e lo stipen­dio di un operaio specializzato è di 500mila lire. Non ci sono vacche grasse in giro. Ma c’è una grossa differenza con il 2012. Alme­no allora i sogni costavano poco. Non c’era questo senso di rassegnazione, questo aver perfino paura di pensare al domani tanto non c’è un orizzonte,non c’è una via d’usci­ta, non c’è più neppure la forza di sognare. Nel 1982 l’economia è stagnante, ma c’è la sensazione che qualcuno in giro abbia qualche buona ricetta per superare la crisi. È l’anno di Spadolini capo del governo, del ritorno del vecchio Fanfani accolto con il so­lito «rieccolo»,c’è Craxi che scalpita e per la prima volta si comincia a parlare di riforme. Peccato che poi non le abbiano fatte. È il de­­litto capitale di quella classe dirigente. Aver svenduto la loro intelligenza per quattro tan­genti.