STEFANO RIZZATO, La Stampa 14/3/2012, 14 marzo 2012
La tuta del Mit fa vivere in diretta gli acciacchi dell’età - Quando si dice il peso degli anni
La tuta del Mit fa vivere in diretta gli acciacchi dell’età - Quando si dice il peso degli anni. Ora si può sentirlo anche senza avere i capelli bianchi. Degli abiti supertecnologici realizzati all’«Age Lab», il laboratorio del Mit di Boston dedicato alla ricerca sull’invecchiamento, permettono di provare le sensazioni di chi ha superato da un po’ gli «anta». Il sistema si chiama «Agnes» (Age Gain Now Empathy System) e consente a chi lo indossa di sperimentare gli acciacchi di un 75enne con l’artrite. Una tuta con bande elastiche simula la ridotta flessibilità delle articolazioni, mentre scarpe speciali tolgono equilibrio all’andatura. Non è finita: ci sono occhiali che rendono un’impresa leggere le scritte troppo piccole, guanti che fanno sentire meno forza nelle mani e anche un collarino che riproduce la tipica schiena un po’ dolorante. Con quest’armatura addosso un gruppo di studenti americani ha provato alcune delle tipiche attività da vecchietti: fare la spesa, prendere l’autobus, leggere le indicazioni stradali. E il risultato è stato «tanta fatica e frustrazione», per usare le parole di Joseph Coughlin, direttore dell’«Age Lab». Il centro studia strategie e tecnologie per soddisfare le specifiche esigenze degli anziani. Il motto è «Aging requires new thinking»: l’invecchiamento richiede un nuovo modo di pensare. Un principio quanto mai valido, considerando l’aumento dell’aspettativa di vita. Oggi una persona su 10 ha più di 60 anni, ma per il 2050 sarà un individuo su cinque ad aver passato la soglia. In quell’anno, secondo l’Oms, gli over 60 saranno due miliardi sul pianeta. Un segno di progresso, ma anche una sfida: si dovrà sempre di più aumentare l’autonomia degli anziani e facilitarne la partecipazione e l’integrazione. Secondo l’«Age Lab», i problemi legati all’invecchiamento vanno quindi affrontati come un sistema complesso, in cui tutto è collegato. Il campo d’indagine spazia così dall’ambito medico a quello sociale, da quello commerciale a quello della comunicazione. La tecnologia - com’è nella tradizione del Mit - ha un ruolo fondamentale. L’«Age Lab» dispone, per esempio, di due apparati per misurare le ripercussioni dell’età che avanza sulle capacità di guida. Li hanno chiamati «Miss Daisy» e «Miss Rosie»: il primo è un simulatore, il secondo un’auto. Equipaggiati con telecamere e sensori, i sistemi monitorano lo stato dell’ attenzione, dei riflessi e della forza fisica durante la guida. Lo scopo della ricerca, condotta con numerosi test, è individuare tecnologie e soluzioni per assistere gli anziani al volante. Non mancano comunque ricerche in campo più strettamente clinico, alcune in collaborazione con la Nasa. A Boston si cerca infatti di imitare i dispositivi utilizzati per monitorare le funzioni vitali e lo stato di salute degli astronauti e adattarli al controllo delle malattie croniche. Ma al Mit sono interessati anche a come gli «over 60» scelgono prodotti e servizi. Per esempio attraverso la piattaforma «NavStudio», un cervellone informatico che analizza le reazioni e le valutazioni dei meno giovani di fronte all’etichetta di un prodotto, a un sito web o a qualunque altra forma di comunicazione. Per provare a comprendere il loro modo di orientarsi nelle scelte quotidiane.