FRANCESCO GRIGNETTI, La Stampa 14/3/2012, 14 marzo 2012
La dura vita del tesoriere considerato integerrimo - Raccontano che Luigi Lusi fosse un gaudente e che gli piacessero i ristoranti di lusso
La dura vita del tesoriere considerato integerrimo - Raccontano che Luigi Lusi fosse un gaudente e che gli piacessero i ristoranti di lusso. Raccontano anche che questo avvocato, ex scout, ex giudice onorario, una vita nelle retrovie della politica, quando c’erano i congressi della Margherita si presentasse con l’autista scatenando l’arrabbiatura di tutti gli altri. Si sentiva un potente e ci teneva a farlo vedere. Nessuno poteva immaginare, però, che il tesoriere, l’uomo a cui era affidata la cassa, braccio destro di Francesco Rutelli per 13 anni, apparentemente integerrimo, e anzi un tantino arcigno, affondasse proprio lui le mani nella cassa. La prima segnalazione venne dal circuito bancario: con novanta bonifici tra il 2007 e il 2011, la Margherita aveva trasferito 13 milioni di euro a una sconosciuta srl, la Ttt, che poi non era altro che la cassaforte privata del senatore. Partì l’inchiesta. E fu subito scandalo. La Margherita ha deliberato il suo scioglimento nell’aprile del 2007, all’atto di fondazione del Partito democratico. In parallelo si sono sciolti anche i Ds, l’altro soggetto fondatore del Pd. Entrambi i partiti, però, morti al mattino, sono rinati la sera sotto forma di associazione culturale. Sono partiti-zombie che vivono esclusivamente per incassare il finanziamento pubblico. Nel giugno scorso risultavano 25 milioni nella cassa della Margherita, ma già s’annunciava un’altra tranche di rimborsi. E il custode del tesoro era appunto il senatore Lusi. «Abbiamo appreso con sconcerto, alcuni giorni fa, che il senatore Lusi ha confessato innanzi all’autorità giudiziaria di essersi appropriato di ingenti somme di denaro». Era il 30 gennaio scorso. I famosi 13 milio- Lo sbalordimento ni di euro transitati nelle casse della Ttt, che peraltro è una società nata solo a questo scopo due mesi dopo lo scioglimento del partito. Da allora, però, si sono fatte molte altre scoperte. Il senatore ha girato a sua favore anche 4-5 milioni di euro, su 11 spesi attraverso una serie di assegni senza beneficiario. Gli investigatori si interrogano però anche sui suoi prelievi allo sportello (1,3 milioni di euro in quattro anni) e sulle spese di viaggio. Nel solo 2011 risulta che Lusi e signora hanno messo in conto alla Margherita ben 218 mila euro tra alberghi, aerei, treni, autisti, vacanze, resort. Sono rimasti di stucco, poi, quando la revisione della contabilità ha portato alla luce alcune spese particolarmente pazze. Il 14 dicembre 2006, Lusi ha pagato 180 euro (a spese della Margherita) un piatto di spaghettini al caviale nel prestigioso ristorante «La Rosetta» di Roma. Il 9 novembre, con la carta di credito del partito ha saldato un conto da 2100 euro. Il 17 dicembre, altro pranzetto da favola: due antipasti di mare, 240 euro. Gli artifici contabili Non solo gli italiani, ma tutta l’Italia s’interroga su come sia stato possibile che un uomo solo, sia pure godendo della fiducia dei vertici, abbia potuto dirottare 20 milioni di euro dalla cassa del partito. Possibile che nessuno controllasse? Francesco Rutelli, che si fidava di lui, dice: «Siamo incazzati e addolorati». Rutelli, in quanto presidente del partito, era il co-firmatario del conto corrente, però non ha mai visionato gli estratti conto. Lo stesso dicasi per Enzo Bianco, presidente dell’assemblea federale, e Giampiero Bocci, teoricamente il responsabile della tesoreria. I revisori dei conti, a loro volta, non hanno mai ravvisato nulla di strano. «Lusi ha utilizzato diversi artifici contabili», si sono giustificati. In pratica, mescolando le fatture della Ttt assieme ad altre, Lusi ordinava bonifici multipli per nascondere la sua srl e metteva a bilancio diciture di comodo. Se la Ttt emetteva una fattura come «consulenza», nel bilancio del partito Lusi scriveva: «Contributo a spese elettorali». E faceva fessi tutti quanti. Gli investimenti Con i soldi della Margherita, il senatore s’è comprato una villa da 17 vani a Genzano e poi un appartamento in via Monserrato, nel centro di Roma, investendo 3,5 milioni di euro. Ha speso 2,7 milioni di euro in lavori di ristrutturazione. La sua srl ha pagato 5 milioni di tasse. Ha comprato anche diversi appartamenti a Capistrello, il paese di famiglia, ed è stato sul punto di comprare una seconda villa, ad Ariccia, tramite asta giudiziaria. Ha partecipato all’asta, però all’ultimo, per colpa dello scandalo, una banca gli ha negato un mutuo da 500 mila euro e così ci ha rimesso una cauzione da 57 mila euro. A proposito di questa seconda villa, dove abita il nipote Emanuele con la moglie Micol D’Andrea, la Finanza ha scoperto che il senatore ha acquistato il diritto di nuda proprietà per 1 milione di euro. Pagato anch’esso con gli assegni che avrebbero dovuto coprire le «spese elettorali» della Margherita. Gli immobili sono ora tutti sotto se- Gli immobili questro. Bloccato mezzo milione di euro in contanti. Sono stati congelati anche fondi obbligazionari per 2 milioni di euro. Per questa vicenda risulta indagata, per riciclaggio, anche la moglie Luigia Petricone. E’ indagato anche il commercialista Mario Montecchia. E’ accusato di avere concorso nel depredare le casse del partito. Montecchia, peraltro, è uno dei tre amministratori della società editrice del quotidiano «Europa». Il senatore mostra intanto un’incredibile freddezza. Ha ammesso di essersi intascato milioni di euro senza dare spiegazioni. E’ stato espulso dal Pd, ma mantiene il seggio, frequenta il Senato, vota, chiacchiera, saluta. Frequenta il ristorante interno. Legge con grande attenzione gli articoli che lo riguardano, ma con gelida distanza e un vago senso di autocommiserazione: «Su di me uscirà altro».