PIERO BIANUCCI, La Stampa 13/3/2012, 13 marzo 2012
Addio all’«inventore» del buco nell’ozono - E’ morto a 84 anni il chimico statunitense Sherwood Rowland
Addio all’«inventore» del buco nell’ozono - E’ morto a 84 anni il chimico statunitense Sherwood Rowland. A pochi questo nome susciterà emozioni. Ma le cose cambiano se ricordiamo che Rowland per primo comprese il meccanismo chimico del «buco nell’ozono» e che per questo lavoro nel 1995 ricevette il primo Nobel assegnato a studiosi di questioni ambientali. Cosa ancora più importante, grazie a un’insolita mobilitazione politica internazionale, quello del buco nell’ozono rimane per ora l’unico problema ecologico globale che sia stato risolto felicemente. Era il 1975 quando Rowland pubblicò un articolo scientifico sorprendente: a causare la perdita dell’ozono nella stratosfera – scriveva il chimico americano – sono i gas contenuti nelle bombolette spray e negli scambiatori di calore dei frigoriferi, i clorofluorocarburi. Scoperta grazie ai satelliti artificiali, la perdita di ozono era più evidente sull’Antartide, ma in misura minore riguardava tutta l’atmosfera terrestre. L’ozono è una speciale forma di ossigeno: la sua molecola anziché da due atomi, è formata da tre atomi legati a triangolo. Una molecola semplice ma preziosa: l’ozono ferma nella stratosfera i raggi ultravioletti del Sole, in particolare gli Uv Sopra Sherwood Rowland, il premio Nobel americano che per b e gli Uv c, cioè i più energetici. primo ha coniato l’espressione «buco dell’ozono» e ne ha studiato Questi ultravioletti producono muta- gli effetti sull’ambiente. Sotto zioni nelle nostre cellule che posso- un’immagine con i livelli di ozono (gialle le maggiori no dare origine a melanomi, tumori concentrazioni) sull’Antartide ripresi con un satellite dalla maligni della pelle. Missione Aura nel 2004 Rowland aveva messo in luce un meccanismo sconvolgente anche per il grande pubblico ignaro di chimica: oggetti in apparenza innocenti come le bombolette spray e il frigorifero, liberando gas non esistenti in natura ma creati in laboratorio, si rivelavano pericolosi per l’intero pianeta, con conseguenze dirette e gravi per l’umanità intera. Questi presupposti per una comunicazione molto efficace furono rafforzati dall’espressione «buco nell’ozono». In realtà non proprio di un buco si trattava, ma di una rarefazione di questo gas, peraltro presente in quantità molto piccole: tutto l’ozono esistente, se portato alla pressione atmosferica del livello del mare, avrebbe uno spessore di appena 3 millimetri. Anche questo era emblematico: un fragilissimo equilibrio naturale veniva messo in crisi dallo sprovveduto intervento dell’uomo. Fu così che negli Anni 80 il «buco terra causando melanomi non è di im- striali e avviare la produzione di gas sonell’ozono» divenne un vessillo per mediata comprensione. stitutivi non dannosi per l’ambiente. le battaglie degli ambientalisti e se- Tuttavia poco per volta la scoperta Gli effetti benefici del bando si videgnò la crescita di una «coscienza di Rowland, suffragata dagli studi di ro già alla fine degli Anni 90, quando il ecologica» su scala mondiale. Non fu Crutzen e Molina, riuscì ad affermarsi «buco» incominciò a dare segni di reperò un percorso in discesa. La tesi a livello popolare, e i politici furono co- stringimento. Si capì intanto che nella di Rowland era con- stretti a occuparse- sua formazione ha un ruolo importante testata da molti ne. Il risultato fu un anche l’attività solare, e quindi possono suoi colleghi e a lun- La rarefazione del gas Protocollo per la esserci temporanee rarefazioni che ingo rimase contro- messa al bando dei terferiscono con il processo di «ricuci- è dovuta alle bombolette versa. La stessa sor- clorofluorocarburi tura». Nella sostanza però possiamo dite toccò a Paul Crut- spray e ai frigoriferi firmato a Montreal, re che ormai il buco nell’ozono è una zen e a Mario Moli- in Canada, il 15 set- storia chiusa, sigillata dal lieto fine. Un na, che svilupparo- tembre 1987, poi più caso eccezionale. Solo con le piogge acino gli studi di Row- Il protocollo di Montreal volteaggiornato fino de si è avuto un (parziale) lieto fine. Tutland e divisero con al 1999. Intelligente te le altre grandi questioni ambientali ha permesso di risolvere lui il premio Nobel fu la scelta di gradua- sono più aperte che mai. Nato a Delawanel 1995. Le multi- gradualmente il problema re la messa al bando. re nell’Ohio, professore di chimica prinazionali produttri- Tra i maggiori pro- ma a Chicago, poi a Princeton, infine alci di clorofluorocarburi davano, co- duttori di clorofluorocarburi c’erano l’Università della California a Irvine, m’è ovvio, manforte agli scettici, e il l’Unione Sovietica e alcuni Paesi in via Rowland ha avuto nella sua lunga vita loro gioco era facile perché, nono- di sviluppo. Per questi furono concessi la fortuna di scoprire un problema imstante il fortunato slogan «buco nel- rinvii nell’applicazione del Protocollo, portante per la salute dell’umanità e di l’ozono», il percorso logico che va in modo dar loro il tempo necessario vederlo risolto. Ecco perché il suo nodallo spray alla stratosfera e torna a per ammortizzare gli impianti indu- me deve dirci qualcosa.