Paolo Griseri, la Repubblica 14/3/2012, 14 marzo 2012
BASTA SIGNORA MAESTRA TROPPI COMPITI A CASA
DARE i voti a Elsa Fornero è una di quelle soddisfazioni che molti vorrebbero togliersi. Perché «la maestrina», come l´ha chiamata un giorno un sindacalista facendola arrabbiare parecchio, è abituata a sistemare gli interlocutori in ordine decrescente a seconda del merito. Così la trattativa di Palazzo Chigi è anche un incontro-scontro di mondi, culture, storie personali. L´Italia in un solo tavolo, dal banchiere all´imprenditrice dell´acciaio, all´operaio. E di fronte lei, «una signora che sembra sempre darci i compiti a casa», racconta divertito un esponente della delegazione sindacale.
Al gioco della professoressa Elsa Fornero non si sottrae. Anzi, un po´ lo sfrutta. Al primo incontro ha risposto tagliente al presidente dell´Abi, Giuseppe Mussari, che aveva osato chiederle quanti soldi il governo intendeva investire nella riforma: «Dottor Mussari, lei è uno di quegli studenti che vogliono conoscere il voto prima di aver dato l´esame». Molti tra i componenti delle delegazioni che trattano, vedono in questo suo fare da professoressa, un grosso limite: «I professori - dice uno dei cinque principali interlocutori che le siedono di fronte - hanno la certezza di aver trovato la ricetta giusta e non si pongono il problema di farla accettare ai pazienti. Quella, semmai, è una questione che dobbiamo sbrogliarci noi. Questo rischia di portare a un atteggiamento troppo rigido». In poche parole, Fornero non ha l´elasticità giusta per trattare. Qualcuno tra i protagonisti spera nell´effetto Monti: l´intervento del premier alla trattativa lunedì prossimo potrebbe sbloccare la situazione. Anche Monti è un professore ma in ultima istanza è lui a decidere e per questo potrebbe mostrare meno rigidità del suo ministro del lavoro.
A sperare nel soccorso Monti sono stati parecchi ieri pomeriggio quando le parole di Elsa Fornero hanno nuovamente infiammato le agenzie aumentando di molto la fibrillazione in una fase piuttosto delicata. C´è da chiedersi per quale motivo la titolare del welfare abbia deciso di rispolverare proprio in queste ore la vecchia polemica dei giuslavoristi di area craxiana sugli operai protetti e privilegiati. Polemica nata nel clima rovente dello scontro tra Pci e Psi negli anni Ottanta quando parlare di operai privilegiati era come bestemmiare in sacrestia. «Smantellare le protezioni costituite fino alla difesa dei privilegi», ha detto Fornero rieccheggiando quelle polemiche lontane. Nel frattempo però il livello di precarietà e di reddito di chi lavora sono scesi a un punto tale che parlare di privilegi diventa una provocazione. O comunque viene letta come tale proprio dagli interlocutori con cui nelle prossime ore sarà necessario trovare un´intesa. A loro è stata destinata ieri una seconda doccia fredda con l´ormai famosa frase sulla «paccata di miliardi» che il governo intende mettere sul piatto ma che ritirerebbe in caso di mancata adesione dei sindacati alla riforma. Nella reazione a quelle dichiarazioni si è misurata in pochi minuti tutta la distanza tra il mondo di riferimento del ministro e quello dei suoi interlocutori. Esemplare la nota della Cgil: «Il ministro utilizza vecchi, vecchissimi strumenti di pressione». Come dire: siamo al grado zero della scienza della trattativa, signora Fornero si aggiorni, con questa non ci caschiamo.
Eppure tra tante critiche e giudizi negativi sull´ars trattandi della titolare del welfare c´è anche una nota positiva, controcorrente, tanto più apprezzabile perché data in totale anonimato senza grandi possibilità di contropartita: «Elsa Fornero - dice un signore che le siede di fronte - è una di quelle persone su cui è facile sbagliarsi. Ai primi incontri pensavo che non fosse capace a trattare. Al terzo e al quarto mi sono dovuto ricredere. Dietro quell´aria da professoressa sa quel che vuole e lo ottiene. Purtroppo per noi».