Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 14/03/2012, 14 marzo 2012
LA PRIMAVERA ITALIANA CHE SEMBRA QUASI ESTATE —
Sereno invariabile. Il barometro di questa primavera — cominciata ben prima del suo equinozio — punta decisamente al bello persistente. Con temperature di 2 o 3 gradi sopra la media. Questa era la bella notizia. Quella cattiva è che, dopo un inverno secco, pioverà poco anche da marzo a maggio, specie al Centro-Nord e sul versante tirrenico. Con il pericolo incombente della siccità. E il rischio di un razionamento dell’acqua del rubinetto.
Secondo le rilevazioni del colonnello Mario Giuliacci, che ha schedato tutte le primavere dal 1979 a oggi, la media stagionale per il 2012 oscillerà tra i 15,5 e i 16 gradi. Come e forse più del 2007, anno record da 15,6, tuttora imbattuto dal 1800, confermano le statistiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
Tiepida e siccitosa, avara di piogge. Così il colonnello Giuliacci etichetta la primavera che ci aspetta. E spiega perché: «Nell’atmosfera sono presenti due anomalie. La Niña, ossia un notevole raffreddamento delle acque superficiali nel Pacifico equatoriale, i cui effetti sull’Europa però sono minimi. La seconda è legata alla direzione dei venti stratosferici (tra i 20 e i 50 chilometri di quota) al di sopra della fascia tropicale, che soffiano per dodici-quattordici mesi da est a ovest e in direzione opposta nei successivi dodici-quattordici. Attualmente questa rotta, detta Qbo, Quasi Biennial Oscillation, si trova nella fase di venti orientali, che durerà per altri cinque-sei mesi». Risultato: si rafforza l’anticiclone delle Azzorre che assicura sole e cieli azzurri.
Conferma il trend Massimiliano Pasqui, esperto meteo del Cnr-Ibimet, che anzi prevede marzo e aprile ancora più caldi: «Temperature sopra la media di 2 o 3 gradi. Con picchi fino a 20 al Centro-Nord, sopra i 20 al Centro-Sud». Quanto al pericolo terra arida, ricorda che «il deficit pluviometrico del Centro-Nord, cominciato già questo inverno, cui sono mancate il 50% delle precipitazioni (a febbraio non è sceso nemmeno un quarto della pioggia che si attendeva), potrebbe peggiorare con questo clima mite e secco. E non si potrà certo recuperare con l’estate, che si prevede nella norma».
Di conseguenza scenderà il livello dei fiumi: «L’Arno, in Toscana, ha già un deficit importante». E salirà la concentrazione di inquinanti nell’acqua «con conseguenze pesanti per l’ecosistema». Ma anche i rubinetti potrebbero zampillare con parsimonia, secondo Pasqui. «In Emilia Romagna, Toscana e Umbria già si era a un passo dal razionamento durante le forti nevicate».
Dalla Campania in giù invece pioverà più del normale e, fino a metà aprile, specie sul versante adriatico, è persino prevista qualche breve irruzione di aria fredda dal Nord-Est.
Grazie alla neve che ha idratato i campi, per adesso le coltivazioni non soffrono. «Tutto bene per gli ortaggi in fiore», assicurano dalla Cia (Confederazione agricoltori). «Dovesse però protrarsi la siccità, i primi a risentirne saranno broccoletti, cicoria e insalata».
Giovanna Cavalli