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 2012  marzo 14 Mercoledì calendario

«MISTER VALTUR? I SOLDI SONO DEL PADRINO» —

Il pericolo sembrava ormai sventato. I tentativi di far digerire ai contribuenti la Valtur erano miseramente falliti. Ma nessuno si aspettava il colpo di scena che potrebbe creare una situazione paradossale, costringendo lo Stato a farsi carico suo malgrado di quel marchio storico e prestigioso dell’industria turistica italiana che gestisce una ventina di villaggi.
La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha chiesto il sequestro di tutti i beni di Carmelo Patti, imprenditore originario di Castelvetrano, in Provincia di Trapani. E fra questi c’è appunto la Valtur. Ha raccontato Salvo Palazzolo sull’edizione palermitana di «Repubblica» che l’accusa mossa nei suoi confronti è pesantissima: quella di essere nientemeno che il referente e prestanome di Matteo Messina Denaro, ritenuto dagli inquirenti uno dei capi di Cosa Nostra. Anche lui di Castelvetrano.
Gli investigatori aggiungono di aver riscontrato «una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti», tanto da formulare al tribunale la richiesta di un sequestro spettacolare: 5 miliardi di euro. Somma sconcertante, che certamente mal si concilia con le difficoltà delle imprese della famiglia Patti. Per esempio la Cablelettra, uno dei principali fornitori della Fiat. Messa nel 2009 in amministrazione straordinaria, è stata rilevata la scorsa estate dalla giapponese Yazaki.
Ma soprattutto la Valtur, acquistata da Patti nel 1998 per la cifra astronomica di 300 miliardi di lire. Dodici anni dopo quella spesa folle lo stato delle cose è drammatico. La situazione patrimoniale al 31 ottobre del 2010, che farà fede per il commissariamento, presenta 358 milioni di debiti a fronte di 187 di fatturato. Come ci si è arrivati, è presto detto. Acquisizioni a prezzi fuori mercato fatte in Sicilia, errori strategici (a un certo punto viene comprata una nave da crociera) ma anche, evidentemente, lacune nella gestione.
Per venirne fuori Carmelo Patti le tenta tutte. L’obiettivo è far tornare la Valtur nell’orbita pubblica. Nel Palazzo ha ottime amicizie. Intanto il Cavaliere e il sottosegretario Gianni Letta. Ma anche il ministro dell’Industria Claudio Scajola e il fido consigliere Ignazio Abrignani, tanto fido da essere nominato deputato nel 2008. E poi i numerosi esponenti politici siciliani, il Guardasigilli Angelino Alfano, l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì...
I rapporti fra la famiglia Patti e il governo Berlusconi sono così solidi che quando c’è da nominare il presidente di Buonitalia, società del settore turistico che distribuisce sussidi alle imprese e fa capo al ministero dello Sviluppo, ecco pronta la poltrona per Maria Concetta Patti, amministratore delegato della Valtur e figlia di Carmelo.
In questo contesto dovrebbe essere un gioco da ragazzi far rilevare a Invitalia l’azienda che ormai annaspa.
Le pressioni sull’amministratore delegato Domenico Arcuri sono tremende. E non scherzano nemmeno quelle su Fintecna. Ma sia Arcuri che l’amministratore delegato della holding del Tesoro, Massimo Varazzani, resistono. Non resta allora che la strada del commissariamento.
Di commissari, il 18 ottobre 2011 ne vengono nominati addirittura tre. I loro nomi: Daniele Discepolo (stimatissimo dal successore di Scajola, Paolo Romani, che lo nomina addirittura per decreto suo consigliere per le amministrazioni straordinarie), Stefano Coen (professionista tenuto in ottima considerazione da Gianni Letta) e Andrea Gemma. Parente, quest’ultimo, di quel Sergio Gemma che fino al 2002 era stato presidente del collegio sindacale della Valtur.
E c’è chi continua a sospettare che il commissariamento non sia altro che una mossa tattica, non sgradita agli stessi azionisti. Antonino Le Presti, deputato siciliano eletto con il Pdl e poi passato al Fli presenta il primo febbraio scorso una interrogazione ustionante. Chiede chiarimenti sulla nomina dei commissari, vuole chiarimenti sulle loro competenza, pretende l’elenco dei consulenti con relativi onorari.
Un clima dunque pesantissimo, come sta a dimostrare un altro episodio. Nelle settimane scorse circolavano nelle redazioni dei giornali delle carte tese a dimostrare come Arcuri, l’uomo che si è rifiutato di salvare l’azienda di Patti con soldi pubblici, durante il Natale di un paio d’anni fa avrebbe soggiornato gratis con la famiglia nel villaggio Valtur di Mauritius. Una circostanza smentita però dai documenti bancari, secondo i quali l’amministratore delegato di Invitalia avrebbe pagato la vacanza due volte: la prima alla partenza, con un bonifico; la seconda, con un successivo bonifico, dopo aver scoperto che la Valtur gli aveva fatto riaccreditare il costo del soggiorno sul suo conto corrente.
Sergio Rizzo