Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 10/3/2012, 10 marzo 2012
L’INGEGNERE BASTONÒ PASSERA
Depresso. Democristiano. Ambiguo. Liberalizzazioni all’acqua di rose. E chi l’ha visto al Giglio? È solo un assaggio dei termini più ruvidi dedicati da Carlo De Benedetti al suo ex braccio destro Corrado Passera. L’intervista televisiva che l’editore di Repubblica ha dato giovedì sera a Giulia Innocenzi per il programma di Michele Santoro “Servizio pubblico” rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra non tanto alla persona quanto alle sue ambizioni politiche.
Dicono gli amici del ministro di Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti che il settantasettenne imprenditore torinese non digerisca l’idea che il suo assistente, più giovane di 20 anni esatti, riesca dove il maestro ha fallito: conquistare un ruolo centrale sulla scacchiera del potere politico.
GLI AMICI dell’Ingegnere lo dipingono invece sinceramente preoccupato dalla spregiudicatezza dell’allievo, che sarebbe pronto ad assecondare le sue ambizioni offrendo una sponda agli ambienti affaristico-burocratici storicamente legati al network di potere dell’ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta.
Una prova sarebbe il tentativo di nominare direttore generale dell’Agenzia per le Infrestrutture stradali e autostradali Pasquale De Lise, che è stato fino a pochi giorni fa presidente del Consiglio di Stato per volere di Letta, come ha scritto il giornale di De Benedetti che così lo ha descritto: “De Lise – come documentano gli atti di inchiesta di Firenze, Perugia e Roma e le intercettazioni del Ros dei carabinieri – è amico personale di Angelo Balducci (perno della Cricca, n.d.r.) con cui condivide la passione per il potere, il mattone e il credito Oltretevere”.
Alla luce di questi commenti del dopopartita può essere utile rivedere alla moviola i fendenti di De Benedetti. Come assaggio, l’Ingegnere rende l’onore delle armi al leader Pd Pier Luigi Bersani, mentre auspica che si levi dai piedi al più presto, rilevando che le sue furono “liberalizzazioni vere”, al contrario di quelle dell’attuale governo, definite (“nonostante la mia amicizia con Mario Monti”, e ci mancherebbe) “molto, molto, molto all’acqua di rose”. Il Bersani liberalizzatore era ministro dello Sviluppo economico nel governo Prodi (2006-2008), la stessa poltrona oggi di Passera .
Impietoso il racconto del loro incontro: “Era un ragazzo di 26 anni, aveva mancato la promozione a partner della McKinsey, era un po’ depresso, mi è stato presentato dal suo capo e l’ho trovato intelligente, perbenissimo, lavoratore. Compensava il mio carattere, io impulsivo, abituato a dire la verità, lui un po’ più democristiano”. In un dettagliato ritratto semi-autorizzato scritto da Marco Ferrante per Il Foglio nel 2005, gli amici di Passera dicono che il ragazzo (in realtà trentunenne) aveva rifiutato la promozione nel colosso della consulenza per andare con De Benedetti.
LA VERITÀ sta (quasi) nel mezzo: nel 1985 il capo della McKinsey, Roger Abravanel, aveva spiegato allo scalpitante Corrado che il ruolo di partner sarebbe arrivato, ma doveva crescere ancora un po’. Ma quello che conta è che De Benedetti ha preso la mira per colpire l’ex giovane amico nel suo punto debole, l’unica sconfitta in una carriera costellata di successi.
Ed ecco il siluro sulle ambizioni politiche. “Monti potrà avere una sua agenda personale, ma non è ambigua. Io non sono tanto d’accordo con chi vuole avere uno stampo di qualità dal governo Monti per poi fare un suo percorso politico, che di per sè è legittimo, però deve avere una legittimazione, che non è lo stampo di un altro, è quello che hai fatto tu”. Notata la ricercatezza di “stampo” per “timbro” (anglismi da cosmopolita), resta da vedere dove va a parare De Benedetti.
Chi l’ha visto? “Esempio banale”, annuncia per i non capenti: dopo la strage ferroviaria di Viareggio l’allora ministro dei Trasporti Altero Matteoli è accorso sul luogo del disastro, “sapendo di prendersi le uova, e le ha prese”. E quindi: “Passera è ministro dei Trasporti. L’ha visto per caso al Giglio, o anche semplicemente toccare il problema del più grave incidente millenario nel Mediterraneo?”. Un po’ esagerato (il rogo della Moby Prince nel 1991 a poche miglia dal Giglio costò 140 vittime) ma chiaro: Passera è un furbetto, uno che non ci mette la faccia.
L’intervistatrice fa l’ultimo tentativo di suscitare una parola buona: “Però Fedele Confalonieri lo ha attaccato per le frequenze televisive”. De Benedetti ringrazia per l’assist con un sorriso impagabile: “Gli va benissimo a Confalonieri, vada tranquilla, gli va benissimo”.