Vera Schiavazzi, la Repubblica 13/3/2012, 13 marzo 2012
Quei duemila bambini in provetta nati grazie alla Corte costituzionale – Almeno duemila bambini in più nascono ogni anno nell´Italia del calo demografico, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale, quella che nel 2009 ha scardinato i paletti della legge 40
Quei duemila bambini in provetta nati grazie alla Corte costituzionale – Almeno duemila bambini in più nascono ogni anno nell´Italia del calo demografico, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale, quella che nel 2009 ha scardinato i paletti della legge 40. Sono questi i dati che il ministro della Salute Renato Balduzzi ha sul suo tavolo da fine febbraio, quando l´Istituto Superiore di Sanità glieli ha consegnati. Il governo voleva sapere che cosa era accaduto nel 2010 e nel 2011, gli anni nei quali i centri di procreazione assistita hanno potuto lavorare di più e meglio, aumentando del 20% i propri successi. E le risposte dei centri specializzati non si sono fatte attendere. «Otteniamo una gravidanza in più ogni 5-6 trattamenti - spiega Filippo Maria Ubaldi, direttore del Centro di medicina della riproduzione Genera, a Roma - È una percentuale enorme, che aumenta se si considerano le pazienti al di sotto dei 39 anni: non si può generalizzare, per questo è impossibile calcolare se le nascite in più siano duemila, o se il numero sia assai più grande. Nel caso delle giovani la percentuale di gravidanze a termine rispetto al numero di ovociti che otteniamo con le normali stimolazioni sale fino al 17 per cento in più rispetto agli anni nei quali la legge 40 era applicata nella sua versione originale». Dopo che la questione era stata sollevata da diversi tribunali italiani, la Corte Costituzionale, il 1° aprile del 2009, ha deciso che non erano legittime quelle parti della legge sulla fecondazione che stabilivano l´obbligo di trasferire nell´utero della paziente tutti gli embrioni fecondati fino a un massimo di tre. Dopo la sentenza, la scelta è tornata nelle mani del medico che, d´accordo con la donna, deve stabilire caso per caso le terapie migliori, può conservare gli embrioni in eccesso e può valutarne lo stato di salute, che gli aspiranti genitori hanno diritto a conoscere. «Sotto i 40 anni - conclude Ubaldi - non è sensato trasferire oltre due embrioni. Grazie a questa sentenza, e alle correzioni apportate a una legge con forti elementi anti-scientifici, le rischiose gravidanze trigemellari si sono ridotte fin quasi a scomparire». Oggi il medico (e i tecnici di laboratorio, decisivi in questo campo) hanno il diritto di scegliere. E di non reimpiantare un embrione poco vitale e che quasi certamente non diventerà un bambino. Aggiunge Andrea Borini, alla guida di un altro centro di eccellenza, il Tecnobios di Bologna: «Oggi trasferiamo meno embrioni e otteniamo un numero eguale di gravidanze senza parti gemellari, e dunque senza problemi di salute per la donna e per i nascituri. Bisogna guardare ai numeri del registro dell´Istituto superiore di sanità. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, noi medici siamo più tranquilli: sappiamo che non creeremo danni da gravidanze multiple, e che potremo conservare gli eventuali embrioni che si decide di non trasferire subito». Quanto conta per i medici italiani la discussione, ormai vicina, sulla fecondazione eterologa davanti alla Corte Costituzionale? «Molto, perché vietarla significa discriminare dei cittadini. A meno che non si voglia sostenere che una donna che ha sposato un uomo sterile debba avere un rapporto sessuale con un estraneo se vuole avere un figlio…», conclude Borini. Ora nasce un figlio in provetta in più ogni sei: è il dato diffuso anche al nord. «Sono cifre - dice Alberto Revelli, docente del Dipartimento di Ginecologia dell´Università di Torino - che mostrano ciò che abbiamo sempre sostenuto, e cioè che la legge 40 così come era all´origine non consentiva di operare nel modo migliore. E altrettanto confortante è il fatto che nessuna donna debba sottoporsi all´embrioriduzione». E cioè alla pratica (4 casi a Torino solo nel 2009) di sopprimere un feto su tre, nelle prime dodici settimane di gravidanza, dopo essersi sottoposte alla fecondazione assistita. Ora lo sguardo dei medici, delle donne e delle coppie che cercano un figlio, è rivolto di nuovo alla Corte Costituzionale che il 22 maggio dovrà decidere sulla fecondazione eterologa. E cioè dirà se chi è nato sterile, o lo è diventato dopo una malattia, può ugualmente diventate madre, o padre, oppure no. Vera Schiavazzi