Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 13/03/2012, 13 marzo 2012
I PETROLIERI PAGANO IL PIENO AI LUCANI —
Altro che il pieno al self service notturno, dove se va bene risparmi un paio d’euro. Altro che i distributori low cost dove la differenza si sente di più, ma c’è sempre la fila e sono pure fuori mano. Chi vuole salvarsi dal caro benzina dovrebbe trasferirsi a Potenza, a Matera, al limite a Maratea. Insomma in «Lucania Saudita».
Proprio in questi giorni gli abitanti della Basilicata hanno cominciato a utilizzare il bonus carburante, una specie di bancomat ricaricabile che regala 100 euro e 70 centesimi di benzina o gasolio l’anno. Basta essere residenti nella regione e avere la patente. Non ci sono differenze fra ricchi e poveri e nemmeno tra chi macina 40 mila chilometri l’anno e chi la macchina la lascia chiusa in garage. Il bonus è uguale per tutti. Ed è una specie di compensazione per la seccatura di avere tra i boschi della Val d’Agri, pozzi e trivelle che ogni giorno tirano fuori 80 mila barili di petrolio, quasi un decimo di quello che serve a far girare l’Italia intera.
Anzi non solo una seccatura visto che tre giorni fa c’è stata una fuoriuscita — con inevitabili polemiche sulla sicurezza degli impianti e i rischi ambientali — nell’oleodotto che porta quel petrolio da Viggiano a Taranto.
I primi pieni a costo zero sono di questi giorni anche se la storia comincia tre anni fa. Nel 2009 il decreto sviluppo del governo Berlusconi alza dal 7 al 10% le cosiddette royalties, i soldi che le compagnie pagano alla Regione come tassa sullo sfruttamento di un bene naturale. E stabilisce che quegli euro in più, circa 32 milioni l’anno, devono tornare ai cittadini sotto forma di sconti. A pagare sono le compagnie petrolifere, anche se le royalties italiane restano molto più basse rispetto a quelle chieste in altri Paesi, con il record della Norvegia (80%). A Natale sono state distribuite 220 mila carte benzina, su 270 mila persone che ne avevano diritto. Alla fine di febbraio le carte sono state attivate. E ora si è riaccesa la discussione. Il governatore Vito De Filippo (Pd), la card non l’ha chiesta e parla di scelta sbagliata: «Non si tiene conto delle differenze di reddito e si taglia fuori chi non ha la patente». Non solo: «Così disperdiamo dei soldi che potremmo usare per fare investimenti, creare infrastrutture e lavoro». A Potenza è nato anche un comitato che chiede di usare quei soldi per progetti di solidarietà. E probabilmente c’è questa protesta dietro quelle carte non richieste da chi aveva diritto. L’ideatore del bonus è Guido Viceconte, coordinatore del Pdl Basilicata, ex sottosegretario alle Infrastrutture: «Abbiamo riportato nelle tasche dei cittadini soldi che appartengono ai lucani e che prima si perdevano nei meandri delle amministrazioni. È un principio rivoluzionario».
E il fatto che non ci sia differenza tra ricchi e poveri? «Una polemica stupida. Il petrolio si estrae in Basilicata e i vantaggi vanno a chi vive qui: povero, ricco, di sinistra o di destra non fa differenza». Entro il 2015 dovrebbero entrare in funzione altri pozzi nella zona di Tempa Rossa, la produzione totale della regione dovrebbe raddoppiare. E visto che le royalties sono proporzionali al petrolio estratto anche la card dovrebbe aumentare il suo valore. Il passo successivo è già scritto: come titolava un giornale qualche anno fa, quando cominciarono le trivellazioni in Val d’Agri, «La Lucania nell’Opec».
Lorenzo Salvia